Papa Francesco: “La Chiesa, una comunità umana fatta di uomini guidati da Dio”

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23 ottobre 2014

In allegato un'immagine di Papa Francesco che bacia i piedi di un povero durante il rito della "lavanda dei piedi", tratta da www.formiche.net

In allegato un’immagine di Papa Francesco che bacia i piedi di un povero durante il rito della “lavanda dei piedi”, tratta da www.formiche.net

Papa Francesco continua a ribadire, nelle catechesi del mercoledì, le diverse sfaccettature che compongono la dimensione ecclesiale, ribadendo che la Chiesa è una comunità voluta da Dio, ispirata dallo Spirito Santo ma fatta di uomini, ciascuno con i propri limiti ma con la cartina di tornasole del Vangelo, vademecum indispensabile per prendere qualsiasi decisione. Questa serie di catechesi sulla Chiesa seguono il percorso appena concluso sulla preghiera del Credo, e puntano a mettere le basi sulla ricostruzione dell’immagine della Chiesa come istituzione divina e umana. Un modo per consentire ai fedeli di orientarsi nei contesti ecclesiali nei quali vivono, come le parrocchie, ma uno strumento per spiegare a quanti osservano la Chiesa rimanendo sulla soglia, le caratteristiche che stanno guidando l’imponente processo di riforma, di cui il Sinodo sulla famiglia è uno dei principali elementi. Da vatican.va estraiamo la parte centrale del discorso di Francesco, spiegato nell’Udienza del 23 ottobre: “La Chiesa non è solamente un corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il corpo di Cristo! E non si tratta di un modo di dire: ma lo siamo davvero! È il grande dono che riceviamo il giorno del Battesimo! Nel sacramento del Battesimo Cristo ci fa suoi, accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco: così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce corpo di Cristo! Il Battesimo costituisce una vera rinascita, che ci rigenera in Cristo, ci rende parte di lui, e ci unisce tra di noi, come membra dello stesso corpo, di cui lui è il capo (cfr Romani 12,5; 1 Corinzi 12,12-13). Quella che ne scaturisce, allora, è una profonda comunione d’amore. In questo senso, è illuminante come Paolo, esortando i mariti ad «amare le mogli come il proprio corpo», affermi: «Come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo» (Efesini 5,28-30). Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù: siamo il suo corpo, quel corpo che niente e nessuno può più strappare da lui e che egli ricopre di tutta la sua passione e di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa. Questo pensiero, però, deve fare sorgere in noi il desiderio di corrispondere al Signore Gesù e di condividere il suo amore tra di noi, come membra vive del suo stesso corpo. Al tempo di Paolo, la comunità di Corinto trovava molte difficoltà in tal senso, vivendo, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, delle invidie, delle incomprensioni e dell’emarginazione. Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece che edificare e far crescere la Chiesa come corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano. E questo succede anche ai nostri giorni. Pensiamo nelle comunità cristiane, in alcune parrocchie, pensiamo nei nostri quartieri quante divisioni, quante invidie, come si sparla, quanta incomprensione ed emarginazione. E questo cosa comporta? Ci smembra fra di noi. E’ l’inizio della guerra. La guerra non incomincia nel campo di battaglia: la guerra, le guerre incominciano nel cuore, con incomprensioni, divisioni, invidie, con questa lotta con gli altri. La comunità di Corinto era così, erano campioni in questo! Paolo ha dato ai Corinti alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei fratelli”.

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