Papa Francesco: “Sinodo, un cammino insieme all’insegna del dialogo fraterno”

di 

20 ottobre 2014

Papa FrancescoI mass media hanno cercato in tutte le maniere di esaltare le frizioni tra le diverse vedute teologiche dei vescovi e cardinali riuniti nel Sinodo sulla famiglia. Certamente ci sono correnti di pensiero che hanno differenti approcci con il concetto di misericordia, che faticano a percepire il cambiamento – dovuto ai segni dei tempi – tra il magistero di Benedetto XVI e quello di Francesco, ma a tutte queste elucubrazioni ha risposto – con la freschezza e la lucidità di chi pone il Vangelo innanzi agli atteggiamenti umani – lo stesso pontefice nel discorso al termine dell’assemblea sinodale, durata due settimane e seguita – non a caso – dalla beatificazione di Papa Paolo VI, il traghettatore e attuatore del Concilio Vaticano II, nonché autore dell’enciclica Evangelii Nuntiandi.

“Potrei dire – ha detto Francesco – che abbiamo vissuto davvero un’esperienza di “Sinodo”, un percorso solidale, un “cammino insieme”. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità: 1. la tentazione dell’ irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti “tradizionalisti” e anche degli “intellettualisti”; 2. la tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buonisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”; 3. la tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati, cioè di trasformarlo in “fardelli insopportabili” (Luca 10, 27); 4. la tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio; 5. la tentazione di trascurare il “depositum fidei”, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato – e addirittura chiamato Beelzebul (Matteo 12, 24) – i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore”.

Ecco la Relazione finale del Sinodo sulla famiglia.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>