Francesco: “Le migrazioni si arginano con una nuova politica economica e un impegno per la pace”

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25 settembre 2014

Papa Francesco ha pubblicato con debito anticipo il messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà come ogni anno nei primi mesi del 2015. Un messaggio intrecciato di contenuti evangelici e pastorali correlati ad ammonimenti di carattere politico e sociale, con l’orizzonte puntato sulla frontiere dell’Europa, quella sperduta isola di Lampedusa diventata icona dell’accoglienza e della speranza. Francesco invita tutta la Chiesa, sia gli organismi preposti, come la Caritas, sia il clero e i fedeli, a farsi parte attiva nei processi di accoglienza, sviluppando la virtù della fratellanza e la regola aurea “ama il prossimo tuo come te stesso”.

Foto tratta da www.linksicilia.it

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Riportiamo alcuni brani del messaggio, che si può leggere integralmente sul sito vatican.va. “La Chiesa senza frontiere, madre di tutti, diffonde nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare. Se vive effettivamente la sua maternità, la comunità cristiana nutre, orienta e indica la strada, accompagna con pazienza, si fa vicina nella preghiera e nelle opere di misericordia. Oggi tutto questo assume un significato particolare. Infatti, in un’epoca di così vaste migrazioni, un gran numero di persone lascia i luoghi d’origine e intraprende il rischioso viaggio della speranza con un bagaglio pieno di desideri e di paure, alla ricerca di condizioni di vita più umane. Non di rado, però, questi movimenti migratori suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte. In tal caso, sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso. Del resto, il carattere multiculturale delle società odierne incoraggia la Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione. I movimenti migratori, infatti, sollecitano ad approfondire e a rafforzare i valori necessari a garantire la convivenza armonica tra persone e culture. A tal fine non può bastare la semplice tolleranza, che apre la strada al rispetto delle diversità e avvia percorsi di condivisione tra persone di origini e culture differenti. Qui si innesta la vocazione della Chiesa a superare le frontiere e a favorire il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione, verso un atteggiamento che abbia alla base la cultura dell’incontro, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno. Alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti. Nel medesimo tempo, occorre intensificare gli sforzi per creare le condizioni atte a garantire una progressiva diminuzione delle ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di guerre e carestie, spesso l’una causa delle altre. Alla solidarietà verso i migranti ed i rifugiati occorre unire il coraggio e la creatività necessarie a sviluppare a livello mondiale un ordine economico-finanziario più giusto ed equo insieme ad un accresciuto impegno in favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso”.

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