Parrocchie divise e chiacchierone? Arriva la “ciga” di Papa Francesco

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28 agosto 2014

Nell’udienza generale del 27 agosto Papa Francesco – partendo da una riflessione sul Credo – ha puntato il dito sul “vizio della chiacchiera e del giudizio” che purtroppo anima troppo spesso molte parrocchie e comunità cristiane, in ogni parte del globo, Italia compresa. Con le solite parole chiare ed efficaci, che dimostrano quanto sia intrisa di esperienza diretta l’anima pastorale di questo pontefice, ha bacchettato alcuni modi di fare un po’ troppo frequenti e comuni: “A volte le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie. E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! Questo non è buono. Ad esempio quando uno viene eletto presidente di quella associazione, si chiacchiera contro di lui. E se quell’altra viene eletta presidente della catechesi, le altre chiacchierano contro di lei. Ma questa non è la Chiesa. Questo non si deve fare, non dobbiamo farlo! Bisogna chiedere al Signore la grazia di non farlo. Questo succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna”. Dopo la bacchettata, la conclusione con le parole docili del pastore che educa il suo gregge: “Di fronte a tutto questo, dobbiamo fare seriamente un esame di coscienza. In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del diavolo, il quale è per definizione colui che separa, che rovina i rapporti, che insinua pregiudizi. La divisione in una comunità cristiana, sia essa una scuola, una parrocchia, o un’associazione, è un peccato gravissimo, perché è opera del Diavolo. Dio, invece, vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore. In questo sta la santità della Chiesa: nel riconoscersi ad immagine di Dio, ricolmata della sua misericordia e della sua grazia”. Meditiamo gente, meditiamo.

 

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