16 luglio 2014
URBINO – Lo scorso lunedì, mentre l’ANPI di Urbino commemorava con un nutrito numero di partecipanti la memoria del settantesimo eccidio delle vigne, nella vicina frazione di Schieti, ignoti, imbrattavano la tomba di Erivo Ferri. La fotografia presente sula lapide del partigiano è stata deturpata disegnandoci una svastica.
Appena saputo dell’accaduto è intervenuta la presidente dell’ANPI di Urbino, Cristina Nasoni.
“Chi ha compiuto tale gesto infame, deve essere a conoscenza della gloriosa storia di Schieti e di tutto il territorio di Urbino, una storia di coraggio e solidarietà che nessun vigliacco nostalgico potrà mai scalfire. Solo l’educazione alla Memoria può essere l’unico vaccino contro questi simboli con cui si evocano violenza, sopraffazione e morte.”
Questo pomeriggio, alle 16.30, il circolo PD di Ca’Mazzasette, Miniera, Schieti e Montecalende ha organizzato, assieme alcuni cittadini, un presidio per cancellare il segno nazista dal volto Eviro Ferri, partigiano e tra i fondatori della Resistenza pesarese nella 5^ brigata Garibaldi. La cittadinanza è invitata a partecipare.
Lo sdegno di Marchetti. “Esprimo indignazione e sdegno per lo sfregio comparso sulla tomba del partigiano Erivo Ferri”. Lo afferma Marco Marchetti, deputato Pd. “Un episodio inaccettabile – continua Marchetti – proprio nel giorno in cui la cittadinanza urbinate e l’Anpi stavano commemorando il settantesimo anniversario dell’eccidio del parco delle Vigne, dove vennero torturati e fucilati sei partigiani. Un atto vile che ci ricorda come non bisogna mai abbassare la guardia per contrastare, soprattutto attraverso la memoria e il ricordo, chi ancora oggi cerca di macchiare la storia del nostro territorio e del Paese intero. Una storia che basa le sue radici sulla resistenza e il coraggio di chi ha pagato con la propria vita il prezzo della libertà e della democrazia. Vicinanza e solidarietà anche all’Anpi che continuerà ad essere in prima linea per tramandare, soprattutto alle giovani generazioni, quei valori su cui è fondata la nostra Carta Costituzionale”.
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