29 dicembre 2013
Finalmente è trascorso questo 2013 e, per dirla con le parole di Pasqualon, “E’ passed un gran brut ann, / Fin’ a l’ùltim l’à dat dann” (E’ trascorso un gran brutto anno, /Fino all’ultimo ha fatto danno). Allora, un poeta di poca spesa, fa un augurio alla “bsaresa” (pesarese), di cuore sincero e senza inganno, per un buon capo d’anno. Esattamente 120 anni fa, nel dicembre del 1893, il poeta Odoardo Giansanti, il nostro Pasqualon, augurò “Buon capodanno” al canonico(parrocchiano della cattedrale) Gabucci. Lo fece sulla falsariga dell’anno precedente, quando rivolse i suoi auguri a Carlo Cinelli. I pesaresi conoscono Piazzale Cinelli ma non tutti sanno che la piazza dove c’è l’ingresso dell’Ospedale San Salvatore è stata dedicata al Cav. Carlo Cinelli (1847-1906). Fu uno storico contemporaneo di Pasqualon, del quale era cultore. All’epoca, ci si augurava che ogni dispensa, ogni credenza (“cardenza”) potesse essere riempita di grano e granoturco, lardo, formaggio, salame, prosciutto e, per bere, moscatello e vernaccia. Il poeta dialettale ritiene che, per cantare bene l’inno dello Spirito Creatore durante il capodanno e per avere lo spirito d’animo giusto, occorra dello spirito di vino. Ecco perché si rivolse al “Sor Carlen” (Signor Carlo Cinelli) così: “Ch’el sia pront sa un bel fiaschet / De chel spìrit propri schiett” (Che sia pronto con un bel fiaschetto / Di quello spirito proprio schietto). Sempre secondo il poeta, un buon vino smuove l’allegria, fa svegliare chi sbadiglia, fa sospendere i passaporti, allontana i beccamorti. “E fra i cant e l’armonia/ Svilupand tutt l’energia / Entrerà l’ann fra le gioi …” (E fra i canti e l’armonia / Sviluppando tutta l’energia / Entrerà l’anno fra le gioie …).
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