22 dicembre 2013
In questi giorni ha fatto discutere la mancata riconferma del cardinale Angelo Bagnasco – presidente della Cei – nella Congregazione pontificia dei vescovi, per decisione di Papa Francesco che lo ha sostituito con uno dei tre vice-presidenti della Cei, il vescovo di Perugia Gualtiero Bassetti. Il messaggio recapitato da Francesco alla Cei è chiaro: sulle questioni politiche e sui “valori non negoziabili” basta e avanza il magistero papale. I vescovi si occupino di pastorale. Scopriamo infatti l’acqua calda affermando che la Cei negli ultimi venti anni (più con Ruini che con Bagnasco) si è troppo spesso preoccupata di tarare il proprio operato secondo la condizione politica del momento, e questa scelta non rientra nell’interesse dell’annuncio gioioso, puro e disinteressato del Vangelo. Per diffondere la Buona Notizia, come scrive Francesco nell’esortazione “Evangelii Gaudium”, occorre prendere posizione sui temi (quante volte vengono citati argomenti economici nella recente esortazione apostolica!) e non sulle parti politiche. Così si costruisce la civiltà dell’Amore, capace di concorrere alla costruzione di un edificio spirituale santo e gradito a Dio, come scriveva san Paolo nella Lettera ai Romani. E’ il Bene comune che il cristiano deve cercare nella propria vita quotidiana e anche nel proprio impegno ecclesiale, sociale e politico. Gli schieramenti vengono in subordine, e fanno parte della libera scelta che ciascun uomo in coscienza può e deve fare. Questo non è affatto un attacco a Bagnasco (anche perché assieme a lui sono stati rimossi lo statunitense Raymond Burke e l’italiano Mauro Piacenza, ed è stato nominato il vescovo emerito di Ferrara Paolo Rabitti), che si è trovato alla presidenza della Cei nel periodo forse più tormentato della storia socio-ecclesiale del Dopoguerra, ma un messaggio che il Papa, tanti laici e diversi sacerdoti hanno voluto inviare ai vescovi non solo italiani.
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