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5 dicembre 2013
Sandro Candelora
FANO – Non abbiamo avuto il piacere di vederlo giocare, per ovvi motivi anagrafici. Nè c’è mai stata l’occasione di frequentarlo personalmente, Edo Patregnani, troppo distanti essendo i rispettivi ambiti di azione. Non è del resto essenziale venire a contatto diretto con una persona per apprezzarla pienamente, chè la stima, l’onorabilità e i meriti acquisiti sono capaci di annullare le distanze, rendendo chi è lontano nello spazio assai intimo nell’anima. Di lui ci parla in effetti, dicendoci tutto, una vita intera spesa al servizio del calcio e più in generale dello sport, da giocatore prima e quindi da allenatore, consulente, insegnante, studioso.
Da sapiente, insuperato cultore, in definitiva. Sempre dedicandovi il meglio di sé, con passione, o meglio, con autentico amore, e declinandone al massimo grado i valori più alti e puri, quelli che il momento agonistico dovrebbe sempre saper trasmettere. La scomparsa di figure del suo lignaggio umano e professionale ci lascia tutti un pò più poveri, nel mentre ci ammonisce a non tradirne l’elevato insegnamento morale. Prendiamo dunque idealmente in mano il testimone del suo esempio ora che Edo, congedandosi con stile dalla storia, entra legittimamente nella leggenda. Prendendo posto nel pantheon dei più nobili figli di Fano e dell’Alma Juventus.