di Redazione
20 novembre 2013
Da For-Bici Fano riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato corredato con foto:
FANO – E’ reale il pericolo di perdere una struttura importante come il sedime della ferrovia Fano-Urbino che, dopo essere rimasta “sospesa” per oltre 20 anni, dal gennaio 2012 è stata ufficialmente dismessa. Fino a quando RFI continuerà a sostenerne il peso economico e le responsabilità, in attesa che gli Enti pubblici riescano ad acquisirla? Se decidesse di venderla a pezzi, come potrebbe benissimo fare, sarebbe la fine di tanti progetti; altro che scelta tra pista ciclopedonale o treno! La Fano Urbino farebbe la fine della Amandola – P.S. Giorgio di cui in alcuni tratti si è addirittura persa la memoria.
Per questo è indispensabile, come ha proposto l’assessore provinciale M. Seri, che il bene venga presto acquisito dagli Enti pubblici per diventare finalmente una bellissima pista ciclabile. Comuni, Provincia e Regione, col sostegno delle associazioni locali, devono far fronte comune rispetto a RFI innanzitutto per evitare possibili vendite ai privati; in secondo luogo perché si approfitti dei fondi europei in fase di programmazione per realizzare le piste ciclabili che, per i tratti brevi, rappresentano la vera mobilità sostenibile. E la ciclopedonale tra Fano e Urbino è già tracciata; è lunga decine di chilometri, collega i centri abitati della vallata del Metauro, è già in parte utilizzata come sentiero pedonale, è ufficialmente approvata dalla Regione, dalla Provincia, dai Comuni di Fano, Saltara, Serrungarina e Fossombrone e darebbe una spinta notevole all’economia turistica del territorio.
L’associazione For-Bici FIAB di Fano si sta impegnando da tempo per un obiettivo prioritario e non discutibile sul quale non può mancare il sostegno delle altre associazioni ambientalistiche: quello di conservare l’integrità del sedime. Si tratta di salvare una struttura preziosa che pochi altri territori possono vantare, in grado di collegare senza sostanziali interruzioni costa ed entroterra per circa 50 km; che può diventare almeno fino a Fermignano non solo una pista ciclopedonale ed un vero e proprio parco lineare ma soprattutto una “long life routing” (acquedotto, fibre ottiche, cavi elettrici, ecc.), appetibile per operatori economici pubblici e privati.
Spetta ora agli amministratori locali della nostra Provincia sollecitare la necessaria attenzione da parte della Regione Marche, che in questo campo può seguire l’esempio di altre Regioni, come il vicino Abruzzo, dove si sta lavorando in sinergia con le associazioni per un risultato ambizioso: rendere il territorio “amico delle biciclette”, cioè più rispettoso dell’ambiente, più sicuro e più attraente per un turismo di qualità.
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Un’idea intelligente, sollecitata da anni, ma i politici che si riempiono la bocca di promesse e proclami non sono riusciti a fare propria. Il modo migliore per recuperare una struttura abbandonata.
In tutto il mondo, per implementare il turismo, le strade ferrate vengono recuperate e da noi invece le facciamo smantellare. I ciclisti sono già i padroni delle nostre strade.