di Redazione
12 novembre 2013
PESARO – La vicenda non è nuova, ma nonostante i numerosi interventi - anche istituzionali -, resta ancora priva di riscontri e tempi certi. Dal 2009 cittadini e istituzioni locali chiedono di fare chiarezza sulla presenza di bombe chimiche, risalenti alla seconda guerra mondiale, davanti le baie di Fano, Pesaro e Gabicce.
La vicenda risale al 1944, allorquando l’esercito tedesco, per evitare che l’arsenale di bombe chimiche finisse in mano alle forze alleate in marcia verso Fano, se ne sbarazzò affondandole nel mare della nostra costa.
La vicenda è stata sollevata nel 2009 con il libro inchiesta “Veleni di stato” del giornalista Gianluca Di Feo, e da numerose iniziative civiche e dall’intervento del Comune di Pesaro e della Provincia, nonché da un rapporto di Legambiente del 2012, tutti volti a chiedere al governo conferma delle circostanze documentate e di attivarsi per la bonifica dei nostri mari, interessati da intensa attività turistica e ittica.
Nell’aprile del 2011 era stata proposta anche una interrogazione parlamentare nella quale si chiedeva l’intervento del Ministero dell’ambiente e della difesa. A quella richiesta ha risposto l’allora Ministro della difesa Di Paola, rappresentando una competenza primaria del Ministero dell’ambiente ed una eccessiva onerosità dell’operazione di bonifica.
Sulla vicenda si era espresso anche l’ISPRA (Istituto superiore per la prevenzione e la ricerca ambientale), dichiarando l’intenzione di attivare una commissione ad hoc per valutare le modalità di intervento possibili.
L’onorevole Ricciatti (Sel) ha rivolto al Ministero dell’ambiente una interrogazione parlamentare volta ad individuare tempi certi per la bonifica. “Nella attività di sindacato ispettivo - afferma la giovane deputata di Sinistra Ecologia Libertà - molto spesso assistiamo a risposte evasive del governo, o a rimpalli di responsabilità tra i vari ministeri, con il risultato che le questioni restano irrisolte. Per questo ho ritenuto opportuno sollecitare nuovamente il ministero competente per esigere una risposta chiara”.
“Se il Ministero ritenesse l’ambiente marino interessato non a rischio, ne saremo contenti, ma vorremmo che venisse detto con chiarezza e documentato, al fine di poter attivare ulteriori controlli. Nel caso contrario, è evidente che non ci sia tempo da perdere sull’attività di bonifica. Ne va della nostra salute, ma anche della nostra attività economica legata al turismo ed alla pesca”.
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