Il coach dell’Italservice PesaroFano Osimani prepara un libro a tre mani sui tempi e ritmi del gioco. Ecco l’anticipazione

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21 ottobre 2013

“Tempi e ritmi della giocata”, questo è il tema principale del libro (edito da Calzetti & Mariucci) che il professore Patrizio Zepponi, sta scrivendo con Roberto Osimani, futsal coach dell’Italservice PesaroFano e Federico Baldarelli allenatore futsal e laureando in scienze motorie. Patrizio Zepponi attualmente collabora con gli allenatori della polisportiva Gabicce Gradara. Nato a Bruxelles nel 1954, Zepponi dedica la sua vita allo sport, con illustri collaboratori che lo vedono attivo in diversi ambiti sportivi. E’ insegnante di educazione fisica, trainer specializzato in tecniche di massimo rendimento, ideatore del training tridimensionale (corpo, emozioni e mente) del metodo settoriale (cervello settoriale – allenamento settoriale).

 

Zepponi di cosa parla il libro?

 

Un timeout della prima squadra di mister Osimani (foto Danilo Billi)

Un timeout della prima squadra di mister Osimani (foto Danilo Billi)

“Il libro evidenza l’importanza dei tempi e dei ritmi nel gioco del calcio e ancora più del calcio a cinque che si pratica in spazi più ristretti e quindi a ritmi superiori. Se si analizza un gesto tecnico fino a coglierne l’essenza, si noterà che tutto ruota attorno alla capacità di relazionarsi col tempo e con lo spazio, e più l’atleta è evoluto e più questa capacità si evidenzia. In genere si fa riferimento allo spazio che si può valutare visivamente, mentre si si disinteressa del tempo perché è un’entità astratta, anche se in realtà è sempre presente e influisce perlomeno quanto lo spazio. La capacità di gestire gli spazi basandosi sui tempi, non solo è allenabile, ma è molto più precisa, rapida e funzionale della capacità di gestire i tempi attraverso la valutazione visiva degli spazi. Prendiamo ad esempio un pianista esperto: non solo riesce a produrre un brano musicale facendo riferimento agli spazi raffigurati sulla tastiera del pianoforte e dalle note scritte sul pentagramma, ma riesce pure a ritrovare facilmente, velocemente e con estrema precisione i tasti attraverso la musica, senza nemmeno avere la necessità di doverli ricercare visivamente. Allo stesso modo, il giocatore evoluto non solo è in grado di tirare, controllare, passare la palla e gestire l’azione attraverso la capacità di valutare gli spazi di gioco, ma riesce a compiere con successo le stesse operazioni attraverso la capacità di “sentire i cosiddetti tempi della giocata”. Quando si parla di tempo, in genere si fa riferimento al passato o al futuro oppure si fa riferimento alla velocità media impiegata per percorrere una distanza o eseguire un’azione; ma il vero tempo, l’unico sul quale abbiamo realmente potere è racchiuso nell’attimo presente e “fuggente”. Il ritmo invece indica il fluire di un’azione ordinata e ripetuta ciclicamente nel tempo ad intervalli regolari; quindi e potrebbe essere pure definito come la massima settorializzazione spaziotemporale. Se paragoniamo un’azione ad un film potremmo definire il ritmo come lo scorrere dei fotogrammi che la compongono. Il ritmo fonde il tempo e lo spazio in un tutt’uno generando attimo per attimo il flusso dell’azione, come accade con i fotogrammi di un film. All’occorrenza, il ritmo permette di organizzare, velocizzare, sincronizzare, rallentare, ordinare, automatizzare, classificare e misurare un’azione e le parti che la compongono. Il lavoro ritmato favorisce inoltre capacità come: calma, motivazione, intuizione, creatività e favorisce soprattutto la concentrazione che a questo proposito potrebbe essere definita come la massima settorializzazione dell’attenzione. Il rendimento di un giocatore si basa sulla concentrazione, ossia sulla capacità di focalizzare e mantenere l’attenzione “qui ed ora” nel luogo e nell’attimo presente isolando le emozioni e i pensieri superflui che in genere sono legati al passato o al futuro. L’atleta che segue un ritmo inevitabilmente esercita pure la concentrazione. La capacità di apprendere e relazionarsi attraverso i ritmi è allenabile sempre e dovunque, ma raggiunge la sua massima efficacia in età infantile. Lo spazio è statico, ma l’azione è dinamica e fluisce inesorabilmente col trascorrere del tempo. La capacità di compiere bene un gesto in uno spazio è importante, ma è ancora più importante la capacità di saper agire bene e con tempi rapidi. Con gli atleti, specialmente i più giovani, svolgo esercizi di tipo settoriale, che ogni volta vertono su parti specifiche di un gesto o di un’azione per essere perfezionati e nel caso dei ritmi utilizzo il metronomo. Questo strumento favorisce la percezione, la velocizzazione e la misurazione dei tempi affinché l’atleta possa di riflesso migliorare pure la gestione degli spazi”.

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