18 ottobre 2013
PESARO – Insieme, nella vita e sul taraflex e alla scrivania, soffrendo per un muro preso o una battuta sbagliata, gioendo dopo una grande schiacciata dalla seconda linea o un salvataggio in tuffo, lavorando per risolvere i piccoli e, purtroppo, grandi problemi della loro società.
Barbara Rossi e Giancarlo Sorbini, i presidenti, la coppia – in tutti i sensi, visto che sono marito e moglie – nella quale confidano gli appassionati di volley.
Quello pesarese declinato al femminile riparte dalla serie B1, che poi è la serie frequentata dalla Snoopy, inventata da “Sorbo”, gestita da “Babj”. Si riparte dalla B1, dopo avere rinunciato – dolorosamente – alla massima serie, dominata nel primo decennio del nuovo millennio. Per fortuna che c’era la B1, che c’è la Snoopy, per fortuna che ci sono Rossi & Sorbini…
Metti una sera a cena con Babj e Sorbo, davanti a un pasticcio carlofortino cucinato splendidamente da Rita, assaggiando la ventresca di tonno, ma anche, con un triplo salto mortale carpiato nella piscina della gastronomia, un pecorino divino, che secondo Gianni Mura – gran penna de La Repubblica – “segna il radioso punto del non ritorno”. Il tutto in compagnia di un ottimo Villa di Chiesa, bianco di Santadi. E ovviamente di Thor, il gattino che fa innamorare le pallavoliste.
Sabato – a Campanara – ospitate Todi nella prima giornata del Girone C di serie B1: siete convinti di avere fatto tutto quanto era necessario per presentarvi al meglio?
Babj: Per le risorse economiche a disposizione, è la squadra più giusta che potessimo allestire. Mi fa piacere che i nomi messi sulla carta da me e da Matteo Bertini, il nostro allenatore, sono quelli arrivati a Pesaro. Non potevamo chiedere di più.
Sorbo: Mi piace molto… e mi sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quando c’era un contatto diretto con le atlete e si poteva scegliere. In serie A c’era qualche obbligo… dovevi incastrare più cose. Magari allestivi buonissime squadre, però alcuni incastri erano quasi dovuti. Poi magari erano incastri positivi, perché i tre scudetti consecutivi non sono arrivati per caso. Mi piace molto la squadra allestita, in tutti i sensi. Volevamo un gruppo che avesse voglia di stare insieme e di giocare e lo dimostrasse…
Rammarico, amarezza, rassegnazione, o ancora rabbia per dovere ricominciare dalla B1 e non essere in A1?
Babj: In certi momenti la rabbia torna fuori, l’amarezza anche. In altri emerge la convinzione di avere fatto la scelta giusta, perché non importa il livello, ma affrontarlo con dignità. Piuttosto che disputare una serie A in un modo diverso da come ci piacerebbe, preferisco scendere di categoria, ma farlo con la massima serietà.
Sorbo: Rabbia abbastanza, ma solo nel momento in cui abbiamo deciso di rinunciare all’A1. Nessun rammarico. La scelta è piaciuta a chi si è reso conto che non si potevano rinviare i problemi. E non abbiamo concluso ancora la parte difficile, abbiamo un pregresso che comunque va sistemato. Ci vorrà del tempo, ma non volevamo prendere in giro le persone, anche se, rimanendo in serie A, non tutte le problematiche sarebbero emerse subito, ma ci sarebbe stato poco da attendere. Ancora adesso, però, non riesco a capire perché uno sport così sano, vitale, appassionato qual è la pallavolo femminile, abbia ottenuto assai meno di quello che meritava. E non mi riferisco solo a Pesaro. La scelta della B1 ci ha consentito di formare una squadra giovane che ha tanta voglia di fare bene, pure avendo tanti occhi puntati. Non ci dispiace, anche se lavoriamo con un basso profilo, ma con uno staff di persone accanto alle quali è piacevole stare. Purtroppo queste qualità non vengono riconosciute e mi dispiace.
Faccio salire la pressione: quanti sponsor avete?
Sorbo: Rispondo subito: zero! Quando ci siamo resi conto che non potevamo restare in serie A, abbiamo chiesto se era fattibile un sostegno per la B1. Ci hanno risposto affermativamente, spiegando che sarebbe stato necessario un po’ di tempo. Lo sapevamo, in un periodo di crisi. Finora, però, non si è visto nessuno. D’altra parte si è avvicinata gente che prima non conoscevamo, magari per colpa nostra, presi come eravamo dall’inseguire grandi nomi. Quando abbiamo rinunciato alla serie A, parecchia gente è andata via, non si è vista più, e questo – onestamente – non ci dispiace. Oggi abbiamo l’aiuto dell’Aspes, se non altro come spinta. Eppure abbiamo debiti con loro, ma hanno capito che siamo persone serie e che dietro alla B1 c’è un grande movimento. Così giochiamo a Campanara. Appena siamo arrivati lì è nato un contatto con Banca Marche. Non ci eravamo permessi di disturbare conoscendo la situazione dell’istituto di credito. Ci è piaciuto il loro modo di porsi nei nostri confronti, tenendo presente che comunque facciamo la B1 e l’eventuale sponsorizzazione sarebbe adeguata alla categoria.
Babj: La scorsa estate potevamo chiudere tutto e fare la scelta più facile: pensare ai nostri interessi, affittando il PalaSnoopy e tirando su qualche soldino. Però nel mondo Snoopy ci sono tante persone, dietro c’è una storia trentennale fatta di grande amore per la pallavolo. Noi abbiamo coscienza di questo e tanta voglia di vedere pallavolo, di farla giocare. Ci siamo detti: andiamo avanti! Con altrettanta onestà, però, mi sarei aspettata che chi aveva promesso di aiutare la pallavolo, l’avrebbe fatto. Inizia il campionato, siamo ancora in attesa… Sono delusa da chi ha preso in giro la società e le persone come noi che s’impegnano gratuitamente, mi pare sia palese. C’è una persona come Sorbo che in tanti anni ha tirato fuori tanti soldi per il settore giovanile della Snoopy. Soldi che ha messo, non che ha intascato. Ci sono persone che, sapendo questo, avevano la possibilità di aiutare Sorbo, ma non l’hanno fatto. Lui è molto buono, io sono arrabbiata.
Quanti spettatori vi aspettate a Campanara, in un posto privo di illuminazione, poco accogliente, sperando non piova il giorno delle partite, altrimenti le buche diventano pozzanghere e i parcheggi un percorso da Camel Trophy?
Babj: Se arrivano duecento persone, ritorno al PalaSnoopy… L’altro ieri, Matteo Bertini mi diceva che l’energia che si respira al PalaSnoopy è davvero unica, che sarà sempre la nostra casa. Gli ho detto: vuoi farmi pentire della scelta? L’abbiamo fatta per consentire a tante persone di vedere la pallavolo. Ce l’hanno chiesto consapevoli che i posti del PalaSnoopy sono limitati. Siamo andati incontro alla gente che come noi ha voglia di pallavolo: mi auguro ne arrivino almeno 300-350.
Sorbo: Il PalaSnoopy è piccolo, l’anno scorso c’erano sempre almeno duecento persone. Senza la serie A, mi sembra logico pensare che non ci saranno numeri astronomici, però una squadra giovane e di discreto livello dovrebbe aiutare. A prescindere dai risultati, si dovrebbero vedere belle partite. Ora, se duecento è poco, è ovvio che mille è impossibile. Mi accontenterei di un buon pubblico. Un altro aspetto importante riguarda gli abbonamenti: non li abbiamo proposti per fare soldi, perché ci costa di più giocare a Campanara. E l’ingresso è gratuito per i giovani.
Babj: Giocando di sabato il PalaSnoopy era pieno di ragazzine e genitori. Mi dispiacerebbe se non ci seguissero a Campanara.
Da qualche mese, pur formata da due società distinte (Robur e Snoopy), ne guidate una unica, Volley Pesaro. E siete anche marito e moglie. Riuscite a stare qualche secondo senza parlare di pallavolo?
Babj: Oh sì… anzi… lui parte al mattino alle 8 e ritorna la sera e a volte non riusciamo neppure a sentirci telefonicamente. E’ vero, invece, che io me la prendo per molte cose e quando torno a casa ho voglia di parlarne. Lui è molto bravo: a casa lascia tutto fuori, pallavolo e lavoro. Un po’ mi dispiace, perché io ho sempre i pensieri e sono presa da tutte le cose da fare per la società e la squadra. Lui di notte russa e dorme, io mi sveglio alle 3, lo guardo e mi chiedo: ma come fa a dormire?
Sorbo: potrei rispondere che dormo perché sono sereno. In verità perché sono anche stanco. Io – come dice lei – lavoro, anche. Va bene e mi occupa parecchio tempo. Ho il vantaggio di essere impegnato per tutta la giornata in qualcosa di diverso dal mondo dello sport, ma di potere staccare per dedicarmi anche alla pallavolo. Il rapporto con Barbara nell’ambito del volley è come quello tra due dirigenti che non sono sposati. Ci sentiamo più con sms e email, ma alla sera stacco, tanto che talvolta mi capita di lasciare il cellulare acceso, in auto. Anzi, colgo l’occasione per scusarmi con chi mi cerca e non ha risposta.
Questa magari non la pubblichiamo: chi ne capisce di più di pallavolo?
Babj: Io!
Sorbo: Lei!
Quindi è lei che sceglie, con l’allenatore, le giocatrici da trattare, da ingaggiare?
Babj: Sì. Non è che Sorbo non capisca di pallavolo… E’ un appassionato che non ha lo sguardo tecnico per vedere certe cose… Io guarderei la pallavolo anche dieci ore senza pause. Lui viene alle partite e si distrae, esce, va in giro a fumare la pipa, saluta, parla, fa tante cose… Io no…
Sorbo: E’ tutto vero. Mi sono avvicinato alla pallavolo a piccoli passi e anche quando ho assunto la presidenza della Robur, i ruoli erano chiari. A seguire la squadra in prima persona era Sandro Sardella. Io parlavo con le giocatrici solo in casi del tutto particolari. Anche adesso Sandro ci è vicino e mi fa piacere quando lo vedo parlare con Barbara di aspetti tecnici. Non dimentico, poi, che abbiamo avuto un grande direttore sportivo, Piero Babbi. Con lui non sono mancate discussioni anche accese, ma ha allestito sempre – con Sardella – bellissime squadre.
Babj: nella serie A non puoi non avere un direttore sportivo di alto livello. In B1 facciamo insieme con l’allenatore, osserviamo i video, studiamo le ragazze, facciamo le scelte.
Dedicherete qualche serata libera da impegni familiari e pallavolistici per andare a tifare Urbino in serie A1? O magari anche a salutare qualche ex colibrì che vi è rimasta nel cuore?
Sorbo: Non essere preso dalla pallavolo al 100 per cento mi dà un vantaggio: la possibilità di essere più distaccato, di avere un buon rapporto con i dirigenti e i tifosi delle altre squadre. Vi racconto un episodio recentissimo: sono stato contattato da un capo tifoso di Urbino che su Facebook mi ha scritto: “Sorbo, venerdì c’è la presentazione della squadra, magari non verrai, ma vieni almeno a una partita e metti la nostra maglia gialla e tifa con noi!”. Non è escluso lo faccia davvero. Quando incontro tifosi così appassionati e presidenti altrettanto simpatici come quelli di Bergamo e Busto Arsizio, sono felice. E’ vero, però, che talvolta mi sento stanco e voglio staccare dalla pallavolo. Così preferisco una bella passeggiata a una partita.
Babj: non c’è bisogno di andare a Urbino per salutare le ragazze. Ci sentiamo, ci parliamo. Abbiamo avuto la fortuna di avere ragazze bravissime. Anche le ultime sono adorabili. Il rapporto c’è e rimane e va oltre la pallavolo. Con alcune l’amicizia è grande. Francesca Mari era a pranzo a casa mia non più tardi di un paio di settimane fa.
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