di Redazione
27 settembre 2013
Sono un pesarese adottivo e nell’ambito delle iniziative dell’Assessorato alla Cultura Comune di Pesaro, ho avuto il piacere di visitare lo splendido Palazzo Ducale, attualmente sede della Prefettura di Pesaro, ubicato in Piazza Del Popolo, considerato a ragion veduta, il più importante edificio rinascimentale della città.
Nell’occasione della visita guidata la signora che ci accompagnava e guidava nel percorso, con molto garbo e precisione ci spiegava le vicende costruttive legate alle signorie succedutesi a Pesaro. Durante tale visita è stato possibile ammirare: il cortile d’onore, il salone degli Alabardieri o delle Credenze, le sale di Rappresentanza poste lungo corso XI settembre, lo Studiolo del Duca, gli appartamenti di Guidubaldo II Della Rovere e della Duchessa, la loggia di Girolamo Genga, decorazioni ad affresco e stucchi del XVI secolo, camini del XVI di Federico Brandani, una ricca collezione di dipinti, ceramiche, mobili ed arredi, infine l’ambiente più imponente del palazzo cioè, il ‘salone Metaurense’ al piano superiore, costruito da Alessandro Sforza a metà Quattrocento, con il soffitto a cassettoni realizzato dall’architetto Giovanni Cortese, che risale all’epoca roveresca. Nella circostanza sono rimasto affascinato da tali bellezze artistiche, ma subito dopo, giunti al giardino interno, sono rimasto basito, nel vederlo nella più totale incuria, ridotto ad un prato incolto di campagna pieno di buche con cespugli incolti, alberi non potati e con l’impossibilità di poter essere visitato perché ivi scorrazzava libero un cane di grossa taglia che ormai ne aveva fatto suo territorio incontrastato! Nel gruppo di visitatori erano presenti anche alcuni cittadini tedeschi, che si sono letteralmente scandalizzati nel vedere tale degrado, avendo loro una cultura ed un “rispetto” del verde pubblico molto più accentuata.
Da cittadino pesarese mi viene da fare una riflessione in merito alla vicenda, anche in considerazione dell’attuale scarsa disponibilità economica, e cioè che, vista la risorsa cittadina data dalla presenza dell’Istituto Tecnico Agrario “Cecchi”, vanto della città, si potrebbero, magari, organizzare stage con gli studenti per la manutenzione del citato giardino e restituirlo alla sua originale magnificenza, o addirittura impegnare in tal senso le attività socialmente utili a disposizione.
Per il momento consoliamoci con il fatto che il giardino almeno non si può fotografare.
Antonio Cardinali