19 settembre 2013
PESARO – Nella sala convegni della Banca dell’Adriatico, gremita fino all’inverosimile, ieri è stato presentato il libro “I due monumenti di Mamiani in Pesaro, opere di Ettore Ferrari” di Antonio Brancati e Giorgio Benelli. Dalla illuminante esposizione di Benelli, che idealmente era unito a Brancati assente, il pubblico ha potuto fare un vero e proprio tuffo nel passato, nel risorgimento italiano. Il conte Mamiani, per il suo ideale di un’Italia unita, fu esiliato.
Conobbe il Mazzini, diventò amico di Donizetti, Paganini e Bellini. Fu letterato, filosofo e uomo politico di grande rinomanza e, in quest’ultima veste, fu ascoltato dai sovrani Vittorio Emanuele II ed Umberto I. Fu ministro dell’istruzione nell’ultimo gabinetto Cavour. Soprattutto, la maggior parte dei presenti ha potuto scoprire che “Tiston Mamiani”, come lo chiamano i pesaresi, era sì profondamente cattolico ma anche un massone. Marco Rizzo, il vicedirettore del Museo Centrale del Risorgimento di Roma, ha spiegato che i monumenti sono dei “luoghi della memoria” e non dei “fantasmi di pietra”.
Come tali vanno letti ed interpretati in quanto sono dei documenti storici. Il 16 agosto 1896 venne inaugurato il monumento dedicato all’ex ministro, allora innalzato in Largo Mamiani, di fronte alla casa ove il Conte vide la luce. Durante la sua inaugurazione erano presenti moltissime persone e, fra queste, il poeta dialettale Odoardo Giansanti, il nostro Pasqualon. Nel 1935, in pieno fascismo, il monumento venne trasferito nei pressi della stazione ferroviaria. Nel 1965, per far spazio al nuovo monumento alla Resistenza, venne collocato dove ancora oggi si trova nella piazzetta Don Minzoni, adiacente a Rocca Costanza. Che il Mamiani fosse massone, lo si evince anche dai simboli massonici presenti nella sua statua in marmo e bronzo. “Nella parte anteriore, posta sul panno decorativo che discende dall’erma sono ben visibili una fiaccola accesa – apportatrice della “vera luce” – e il ramo di acacia, nascosti fra le vesti della filosofia e l’immagine della poesia”.
Fin qui il monumento civile dello statista, ma Pesaro vanta anche un monumento funebre presente nel cimitero San Decenzio. Di quest’ultimo, sembra che gli stessi massoni pesaresi ignorino la presenza o, quantomeno, lo abbiano dimenticato quel 17 marzo 2011, giorno commemorativo del 150° anniversario della unificazione del Regno d’Italia. Mentre deposero una corona d’alloro con tricolore e dedica davanti al monumento di Giuseppe Garibaldi e a quello di Terenzio Mamiani, non altrettanto fecero per il monumento funebre di quest’ultimo al cimitero centrale. A fare gli onori di casa per la bella serata presso la sede della Banca dell’Adriatico di Pesaro c’era il vice presidente avvocato Achille Marchionni alla presenza del prefetto, del sindaco e del presidente della Provincia.