22 agosto 2013
PESARO – Cantare bene, bella presenza, grande passione non solo per la musica, anche per la storia della musica, ed essere seguito con premura dalla tua agenzia. Sono ingredienti che vorrebbero avere tutti e fanno sicuramente parte del bagaglio che accompagna la carriera di Dmitry Korchak, il tenore russo protagonista al Rof per la quinta volta.
Venerdì sera (Teatro Rossini, ore 20,30), Korchak sarà Giacomo V ne La donna del lago – in forma di concerto – che chiuderà la XXXIV edizione del Rossini Opera Festival. Un ruolo importante, che nel 1981 – la prima volta, diretta da Maurizio Pollini – fu interpretato da Philip Langridge. In seguito è “appartenuto” a Dalmacio Gonzales (1983), Juan Diego Florez (2001).
Tra una prova e l’altra, Korchak si concede un’insalata da Harnold’s, in Piazza Lazzarini, abituale luogo di ristoro per il “Popolo del Rof”.
Il tenore russo ha debuttato a Pesaro nello Stabat Mater del 2006 diretto da Alberto Zedda: fu un concerto emozionante.
“Grazie. Lo Stabat è una pagina a parte del repertorio rossiniano, un concerto bellissimo. L’ho cantato parecchio, in tutta l’Europa”.
Dalla Russia con amore per Rossini
Da allora, sono diversi i cantanti russi protagonisti al Rof: c’è una spiegazione? Forse in Russia amate Rossini?
“Non credo. Purtroppo, nelle stagioni dei teatri russi non abbiamo molte opere di Rossini. Anzi, sono presentati pochi titoli. A parte Il barbiere di Siviglia e La Cenerentola, niente altro. Se lei domanda a qualche russo se conosce Otello, Ermione, Zelmira, o anche La donna del lago, il 99 per cento risponderà negativamente. Rossini non è il compositore preferito. C’è una spiegazione: per fare Rossini bisogna studiarlo, capirne lo stile. Le voci russe – generalmente molto grandi – sono utilizzate per un repertorio forte, soprattutto il nostro. Oggi provo piacere nel notare che il mondo della musica sta cambiando anche in Russia, grazie alla crescita di voci giovani che studiano per raggiungere le qualità necessaria a cantare non solo Rossini, ma anche Mozart, Bellini, Donizetti. Il belcanto ha una purezza dello stile che non puoi coprire, se non l’hai, con la musica dell’orchestra o con la passione. Quando canti questi autori sei come su un piatto vuoto, aperto alla vista di tutti”.
“Grazie all’Accademia Rossiniana”
Il Rof 2013 propone, con lei, Anna Goryachova, Elena Tsallagova, Viktoria Yarovaya.
“Oltre a questi nomi ci sono quelli di altri cantanti russi che hanno studiato all’Accademia Rossiniana. Grazie al maestro Zedda, hanno imparato come si esegue Rossini. L’Accademia ha suscitato l’interesse di cantanti giovani, offrendo loro un concerto finale, la serata di gala e la possibilità di partecipare a Il viaggio a Reims. Mi fa piacere che dalla Russia emergano cantanti in grado di fare altro che il classico repertorio russo. Io non mi sento adatto a questo repertorio e canto poco nel mio Paese”. Però di recente ha cantato con grande successo alla Wiener Staatsoper, nel ruolo di Lenskij, in una delle opere più famose del repertorio russo, l’Evgenij Onegin di Pëtr Il’ič Čajkovskij, con Anna Netrebko.
“Una musica bellissima”
Con Simone Alberghini (Duglas), Michael Spyres (Rodrigo), Carmen Romeu (Elena), Chiara Amarù (Malcom), Mariangela Sicilia (Albina) e Alessandro Luciano (Serano) e l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna diretti da Alberto Zedda state preparando l’evento che chiude il Festival, una serata molto attesa perché La donna del lago è bella anche in forma di concerto.
“E’ la musica che è bellissima. Trovo che sia una delle opere dove non puoi togliere neppure una battuta. E’ ricca di personaggi ognuno con un suo modo di cantare. Ci sono due tenori, diversi, perché uno è un baritenore (il tenore baritonale; ndr), l’altro più leggero, con tecnica, velocità e colorature, che canta un’Aria bellissima. Il ruolo di soprano – Elena – appartenne a Isabella Colbran; oggi è difficile trovare la voce giusta, perché bisogna avere la qualità del canto, il registro basso, il registro acuto facilissimo, e la coloratura. Sono contentissimo che siamo noi a chiudere il Rof. E’ una gioia fare parte una volta in più di questo grande Festival”.
“Non sono cantante rossiniano ma amo Rossini”
Spero si capisca dalle parole di Dmitry Korchak, anche se sarebbe più giusto fare ascoltare la sua voce mentre le scandisce, la straordinaria passione, ma anche la conoscenza, la cultura che ne contraddistinguono l’impegno. Potrebbe fare il professore e spiegare Rossini nei minimi particolari.
“Una premessa: non mi sento un cantante rossiniano, non lo sono, e non posso cantare tutto di Rossini: solo qualcosa. Cerco di scegliere queste parti con molta attenzione. Non dico di essere un esperto, ma questa musica mi piace molto. Mi piace conoscere come, quando, perché…, perché è bella, o è lunga, o è corta. E perché un personaggio è così. E capire la differenza dello stile di Mozart, Rossini, Bellini, Donizetti, Wagner, Verdi. Questo – mi pare – dà la profondità musicale, professionale. E questa è la mia vita, il mio lavoro”.
Mi ha detto, fuori intervista: “Vengo a Pesaro per studiare anche se non sono protagonista…”. Ciò significa che le piace l’atmosfera che si respira in città, attorno al Rof.
“Negli ultimi otto anni non ho avuto vacanze… Devo studiare sempre, due-tre opere nuove, e trovare il tempo per farlo. Per fortuna ho sempre con me il mio professore di canto, e il mio agente che mi aiutano molto. Mi piace venire a Pesaro e studiare ogni mattina e poi, alla sera, andare a seguire le recite. Così lo studio diventa un po’ vacanza”.
“Pesaro in estate è perfetta”
Le piace la città?
“Mi piace l’atmosfera… In verità, una volta sono stato qui a dicembre, per un’audizione con il maestro Zedda, e mi è sembrata deserta. Pioveva, soffiava il vento, faceva freddo, un tempo terribile…”. Detto da un russo…
Adesso?
“In estate è perfetta, con un’atmosfera molto piacevole. Ho amici da tanti anni, ci ritroviamo insieme a pranzo e a cena. Ci sto veramente bene”.
“Il ruolo di Arnold è nei miei pensieri”
Ha seguito il Rof?
“Ho visto tutto! Tre opere tutte belle, tutte diverse. Se uno non conosce Rossini può dire che sono tre compositori diversi. L’occasione fa il ladro nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle è molto bella, capace di adattarsi a un palcoscenico piccolo, limitando i costi. L’Italiana in Algeri è famosissima, comica, con una regia moderna, bravi cantanti, compresa la mia connazionale Anna Goryachova. Infine il Guillaume Tell… Che dire di uno spettacolo che dura così tanto e vorresti non finisse mai. E’ un’opera piena, come quelle di Wagner, con una storia pazzesca e grandi cantanti. Quando l’ho sentita, le cinque ore sono passate come fossero trenta minuti. Ti prende dal primo istante e non ti lascia fino all’ultima nota…”.
Le piacerebbe cantarla?
“Visto che me l’ha chiesto, le rispondo che il ruolo di Arnold Melcthal è nei miei pensieri per il futuro…”.
Al Rof?
“Vedremo… ma ritengo che il debutto in un ruolo così difficile sia più prudente farlo in un altro teatro. E poi magari riproporlo al Rof, se avrò l’onore di essere chiamato a Pesaro”.