Rof, Simon Orfila applauditissimo nel Guillaume Tell: “Che piacere cantare nella città di Rossini!”

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16 agosto 2013

PESARO – Ho conosciuto Simon Orfila a Londra, alla cena di compleanno di Michele Mariotti. L’ho rivisto tre giorni dopo, all’O2 Arena di Greenwich, dove Michele e Simon hanno assistito alle finali di Euroleague di basket. Non sapevo, allora, che avrei rivisto Simon a Pesaro. Anzi, che l’avrei applaudito dalla tribuna dell’Adriatic Arena, dove d’inverno ci si entusiasma e si soffre per la Victoria Libertas e in estate si gode della bellezza delle produzioni del Rossini Opera Festival. Quest’anno per il Guillaume Tell.

 

Simon Orfila

Simon Orfila

Simon è stato un intenso, coinvolgente Walter Furst. Basso in (gran) carriera, dopo la magistrale interpretazione di Ginardo in Matilde di Shabran (2012), ha strappato gli applausi del pubblico e il consenso della critica. E con lui, tutto il cast, trascinato da una regia fantastica di Graham Vick. Ci dispiace per i tradizionalisti, ancora fermi al Tell di diciotto anni fa, alla regia classica – pure strepitosa – di Pizzi. Nessun rammarico per chi contesta la scelta politica del regista di Liverpool. Ognuno merita di sostenere le proprie idee. Poi c’è chi sta con gli oppressi e chi con gli oppressori.

 

“Graham Vick, un regista unico”

 

Lo aveva anticipato Celso Albelo, nell’intervista della scorsa settimana. Oggi, grazie a Simon Orfila, siamo in grado descrivere meglio lo spessore, anzi l’unicità di Vick.

 

“Graham tiene a ogni minimo particolare. Ero a casa quando ho ricevuto una telefonata della produzione. Vick mi convocava per il primo atto. Ma io – ho spiegato – non devo apparire nella prima parte! Lui mi voleva in teatro e mi ha spiegato perché. Dovevo essere in scena, con gli altri, per vedere come veniva prima picchiato e poi ammazzato Melcthal (Simone Alberghini), padre di Arnold. Nel secondo atto, cantando nel terzetto con lo stesso Arnold (Florez) e Guillaume Tell (Nicola Alaimo), io dico che l’ho visto. Sono dettagli che rendono unico lo spettacolo”.

 

Ho assistito alla prima, da brividi… Si racconta che la replica di tre giorni dopo sia stata ancor più entusiasmante.

 

“Come sempre, nella prima – pure andata bene – si canta più tesi, nella seconda più rilassati”.

 

“Che emozione gli applausi dopo il terzetto”

 

Torniamo al terzetto: nella prima ha strappato applausi che sembravano non cessare…

 

“Anche mercoledì sera… E’ un’emozione ricevere il riconoscimento del pubblico dopo avere lavorato tanto, per un mese e mezzo, attenti, come ho detto già, ai minimi dettagli, ai movimenti in scena. Abbiamo provato, riprovato, cambiato e riprovato, fino a che tutto è sembrato perfetto. Quando il pubblico ti premia così, è motivo di enorme soddisfazione. Soprattutto a Pesaro, città di Rossini, nel Guillaume Tell, con colleghi così fantastici”.

 

“Un cast bellissimo”

 

Un cast super, impossibile trovare di meglio.

 

“Ci sono le grandi stelle: Juan Diego Florez, Nicola Alaimo, Marina Rebeka, ma anche gli altri, che hanno ruoli più piccoli, sono cantanti in carriera con voci importanti. Il Rof è stato bravo a riunire un bellissimo cast”.

 

Il Guillaume Tell di Pesaro è il primo nella carriera del trentaseienne menorchino.

 

“Ma conto di farne altri, a iniziare dall’anno prossimo a Bologna e Parigi”.

 

Come si è avvicinato a quest’opera, che nei fatti è “l’opera”?

 

“Il Guillaume Tell è una delle opere più conosciute. Ho ammirato la registrazione di diciotto anni fa con Gregory Kunde. Mi sono avvicinato con estremo interesse, tantissima voglia di fare bene, con la soddisfazione di esserci, perché è un’opera che non sembra di Rossini; in alcuni momenti si avvicina a un giovane Verdi”.

 

Una curiosità: lei ha studiato in Bulgaria, con Maty Pinkas: perché?

 

“Avevo 16 anni e cantavo nel Coro dell’Opera di Mahon, a Menorca. Con me c’era un ragazzo catalano che studiava con la professoressa Maty Pinkas, a Sofia, in Bulgaria. Mi ha detto se volevo andare a farmi ascoltare, a conoscerla. Ci sono andato. Lei si è trasferita in Spagna, ma io – compiuti diciotto anni – sono andato a studiare con il grande Alfredo Kraus, a Madrid: la mia carriera è iniziata lì”.

 

“Vivo con intensità la presenza al Rof”

 

Simon è a Pesaro per il secondo anno consecutivo: come vive la presenza al Rof?

 

“Con molta intensità, immerso in questo mondo rossiniano per eccellenza, in uno dei Festival più importanti al mondo, il più importante dedicato a Rossini. Un cantante giovane sogna di partecipare a una produzione pesarese. Grande è la gioia di essere qui e di lavorare con Michele Mariotti, che conosco da anni”.

 

“Michele Mariotti, un grandissimo direttore”

 

Se può, soprattutto se vuole, ci descrive come Michele si è avvicinato al “gran momento”, al debutto nel Guillaume Tell?

 

“Ho la fortuna di lavorare molto con lui: è un grande professionista che controlla tutto, fino ai dettagli più piccoli. L’ho conosciuto a Bologna, per L’Italiana in Algeri regia di Dario Fo; io facevo Mustafà. Lui stava iniziando, ma si vedeva già che era un bravo, come ha confermato in seguito, fino a questo Guillaume Tell con cui ha dimostrato anche alla sua città di essere un Maestro di valore mondiale”.

 

Prima di arrivare a Pesaro, avete lavorato insieme a Londra, ne La donna del lago, che vi ha introdotto all’atmosfera del Guillaume Tell.

 

“Sì, abbiamo respirato sensazioni di amori, di scontri fra i personaggi, di amore per la Patria, temi che offre il Rossini serio, un Rossini molto interessante”.

 

“Pesaro mi piace, amo il mare”

 

Una curiosità: anni fa, Simon Orfila propose Michele Mariotti a dirigere I puritani nel teatro di Mahon. Oggi è lei a lavorare nella città di Mariotti. Come si trova a Pesaro?

 

“Sono di Menorca, un uomo di mare. Guardare all’orizzonte e vedere il mare è un piacere, mi fa stare bene. Pesaro è bella e in questo periodo regala un’atmosfera internazionale, piena di vita, di gente. Il Rof fa bene alla città. La cultura dà molto alla collettività”.

 

Per anni, la Spagna ha vissuto un boom anche dal punto di vista culturale, con l’apertura di nuovi teatri e il recupero di altri che sembravano dimenticati.

 

“E’ vero, ma in Spagna, come ovunque in Europa, accusiamo questa maledetta crisi economica. A volte i politici pensano soprattutto a tagliare nel settore della cultura, togliendole risorse. Soffriamo il momento, ma i teatri stanno lottando per sopravvivere e speriamo che ci siano tempi migliori”.

 

La rivedremo presto al Rof?

 

“Non lo so, per me è un grande piacere cantare a Pesaro, al Rossini Opera Festival”.

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