Celso Albelo, il “pescatore”: “Felice di cantare Rossini al Rof, in un ambiente bellissimo”

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10 agosto 2013

PESARO – Appuntamento alla “sfera di Pomodoro”, informa Elena Putinati di Fidelio Artist, l’ufficio stampa che segue Celso Albelo, il bravissimo tenore spagnolo che ritorna al Rof dopo cinque anni.

“Alla sfera di Pomodoro, alle cinque”. Già, le cinque, “a las cinco de la tarde”, non solo indimenticabile poesia di Federico Garcia Lorca, anche orario fatidico in Spagna… Speriamo che Albelo non si vesta da torero e non voglia incornare il cronista.

Celso Albelo davanti al mare di Pesaro (Foto www.pu24.it)

Celso Albelo davanti al mare di Pesaro (Foto www.pu24.it)

Arriva in bicicletta, ci accomodiamo a un tavolino del Cafè Journal, che Celso frequenta. E si vede subito da come è accolto: affettuosamente. Gli spiego che è meglio tenere la bicicletta sotto controllo. Quasi si sorprende… “Pesaro mi sembra una città molto tranquilla”. Forse, ma le biciclette sono sempre nel mirino dei ladri.

Piacere di conoscerla: come va?
“Bene. Oggi e domani siamo a riposo – racconta il tenore nato nelle isole Canarie, a Santa Cruz de Tenerife – dopo la prova generale di giovedì…”.

Impressioni?
“E’ andata molto bene. Lo spettacolo è meraviglioso…”.

Fa in tempo a dirlo che  spunta, anch’egli in bicicletta, Simon Orfila. Basterebbe l’immagine dei due cantanti per confermare che Pesaro è città a misura di ciclisti. Orfila è un basso spagnolo, un altro isolano, di Menorca. L’ho conosciuto a Londra, in un ristorante italiano di Chelsea, alla festa di compleanno di Michele Mariotti, e rivisto all’O2 Arena di Greenwich, dove – grazie agli amici di TV3, la televisione catalana – Michele e Simon hanno potuto assistere alle Finali di Eurolega di pallacanestro.

Simon è reduce da un pranzo a casa del maestro Palacio, agente di tanti protagonisti del Rof, a iniziare da Juan Diego Florez. Orfila e Albelo si danno appuntamento per andare a cena insieme. Si vede che c’è feeling fra i cantanti, fra tutti i componenti. Passa anche un’orchestrale francese e saluta con grande gentilezza. Ah, uno dei locali preferiti da Celso è la Chiccoteca. “Ci va anche Florez”.

Celso Albelo è rilassato, appare soddisfatto del lavoro. Come ha confermato il direttore Michele Mariotti. E’ soddisfatto soprattutto della presenza al Rossini Opera Festival, la seconda. La precedente il 20 agosto 2008, nello Stabat Mater diretto da Alberto Zedda, con Julia Lezhneva, Daniela Barcellona e Mirco Palazzi, fu accompagnata da un successo clamoroso. Una serata magica, con Zedda commosso e il pubblico in delirio.

“Sì, è vero, fu una bella serata…”.

Questa volta Celso Albelo si è immerso nell’atmosfera del Rof.
“Nella precedente occasione non ne avevo avuto l’opportunità. Mi ero fermato per due giorni ed ero ripartito dopo l’esecuzione dello Stabat Mater… E quindo mi ero perso l’atmosfera che si respira attorno al Festival.  Adesso sto gustando tutto. C’è un ambiente bellissimo. Purtroppo, per una scelta artistica, non ho cantato molto Rossini. Oggi che sono a Pesaro, mi accorgo di trovarmi molto bene. Così nel concerto di domenica 18 farò un brano da Elisabetta, regina d’Inghilterra. Spero di potere ritornare al Rof”.

La sua parte è piccola ma ha un pregio: le consente di osservare attentamente il lavoro fatto per l’allestimento del “Guillaume Tell”.
“La mia parte apre l’opera. Poi posso accomodarmi a osservare il lavoro di tutti. Un impegno notevole. Ogni piccolo dettaglio è curato al massimo. Avere un regista come Graham Vick è incredibile. Non si ferma, non molla, fino a quando le piccole cose sono perfette, ma te lo dice con grande gentilezza ed ascolta la tua opinione.  Insomma, ti coinvolge. Lavorare con lui è semplicemente fantastico”.

Un isolano ha sempre nel cuore l’odore del mare e del vento, ma Celso Albelo è cittadino del mondo.
“La vera residenza è dove ho la… lavabiancheria, quindi Madrid. Ma vivo anche Roma e ogni volta che posso torno a Santa Cruz de Tenerife, dove c’è la mia famiglia. Mi piace molto anche il mare di Ponza: lì trascorro bellissime vacanze…”.

Il mare è nell’anima degli isolani, come il vento che  accarezza i tetti, le spiagge, le rocce, e piega gli alberi e le canne. Si nasce circondati dal mare. Seduto al tavolino del Cafè Journal, a pochi passi dalla “sfera”, Albelo dà le spalle al mare, ma si ha la sensazione che lo annusi, per non perderne l’odore. Logico e conseguente che Pesaro gli piaccia…
“C’è il mare… e quando c’è il mare…”.

Alloggia in un viale che collega con il centro. E quando può va al mare.
“Prendo la bicicletta, pedalo sulla pista ciclabile, mi fermo nella spiaggia libera…”.

Da buon isolano predilige l’arenile libero agli stabilimenti balneari.
“Vado sulle scogliere, vicino ai varchi dove entra ed esce l’acqua, più libera”.

Finalmente, dopo averla ascoltata tante volte su You Tube, nell’esecuzione di Roma 2007, con Pertusi e l’Orchestra di Santa Cecilia diretta da Pappano (Ah, che ricordo, quanto mi faceva lavorare…”), potremo godere della voce che lei presta a Ruodi Pȇcheur, il pescatore: “Accours dans ma nacelle”. “Una parte leggendaria” ci ha detto Alberto Zedda. Prepariamoci, perché sarà un grandissimo momento.
“Una parte molto delicata, non solo per chi la canta. E’ l’inizio dell’opera, il momento che dà il via a uno spettacolo indescrivibile, musicalmente e teatralmente. Mi fa sentire importante per lo sviluppo della trama. C’è il famoso do, ne devo dare due, mi sembrano eterni. Poi ci sono i pianissimi, e il suono dell’arpa. Non puoi cantare molto… E’ una parte piccola e molto complessa”.

E lavorare con Michele Mariotti?
“Molto bello. Michele è bravo a tenere l’orchestra concentrata per 5 ore. Non è facile. Potrebbero esserci cadute di attenzione, e il  suono ne risentirebbe, ma lui riesce e tenere tutti coinvolti, attenti”.

La musica del “Guillaume Tell” ha segnato un’epoca, anzi l’ha cambiata. E’ stata usata per le pubblicità, come alcuni brani di Mozart. Logico: piace, attira l’attenzione anche di chi non ama la lirica.
“E’ una musica incredibile, meravigliosa. Non sembra neppure Rossini, ma è il Rossini più grande. Ti coinvolge e ti emoziona”.

La storia del canto è segnata dalle voci che arrivano dalle Canarie. Prima il grande Alfredo Kraus, adesso lei. Un caso o ci sono meriti particolari?
Albelo sorride…
“Dicono che Kraus era il re e che io sono il principe… Forse il merito è dell’oceano Atlantico, dell’aria che si respira”.

La lirica ha avuto uno sviluppo incredibile in Spagna: grazie anche all’attenzione delle municipalità, dei tanti teatri. E così arrivano – anche a Pesaro – giovani voci, anche femminili.
“La Spagna ha avuto sempre grandi voci maschili. Abbiamo detto di Kraus, ma prima ancora Manuel Garcia. E nel periodo recente Carreras e Domingo. E al femminile le ricordo Montserrat Caballé e Teresa Berganza. La tradizione prosegue ancora, per fortuna, anzi per merito del lavoro”.

Concluso l’impegno al Rof, Celso Albelo si fermerà in provincia…
“A Fano, dove registrerò un Cd di canzoni spagnole. Poi andrò in Spagna, a La Coruña, e, per la prima volta, in Cina”.

Un cittadino del mondo, appunto, che per due settimane possiamo goderci a Pesaro.

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