6 agosto 2013
PESARO – Una telefonata anonima (ma non troppo) ai carabinieri ha fatto dimenticare il vero fatto della serata di sabato, del tentativo di tre sinceri appassionati di raccogliere fondi a favore del settore giovanile della nuova Volley Pesaro. Ovvero, il fallimento dell’iniziativa. E non perché i gratta e vinci donati non sono stati fortunati.
E’ mancata la partecipazione dei tifosi, soprattutto delle famiglie delle circa quattrocento ragazze. Sarebbe bastato anche un gratta e vinci, anche di un solo euro, a famiglia per coronare di successo l’idea.
Si può dire, senza timori di smentite, che è stato un gratta e… perdi.
“Pensavo – commenta Mauro Filippini – che sarebbero venute a trovarci più ragazze, che avrebbero partecipato più genitori, ma anche più tifosi. La comunicazione è stata puntuale il giorno dopo la conferenza stampa, poi niente…”.
Però è stata notevole nei social network.
“Ha portato qualche persona. Dovevamo cominciare dalle piccole cose e noi abbiamo mosso l’acqua. Vedremo cosa succederà con la presentazione del nuovo logo e soprattutto della squadra, sperando che ci sia più pubblicità, più comunicazione attorno alla nuova squadra, magari con la collaborazione degli organi d’informazione”.
Fabrizio Bontà, un altro promotore, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno…
“Ma anch’io mi attendevo di più. Non dimentico però, come è emerso anche in conferenza stampa, che la botta è stata grossa, che la perdita della serie A ci ha lasciato senza fiato. Bisognerà abituarsi alla nuova realtà, ma anche il tifoso può diventare protagonista. Vediamo la raccolta di gratta e vinci come primo mattone per costruire una nuova casa”.
Gianfranco Ioele, il terzo protagonista, è decisamente più arrabbiato.
“Faccio il cattivo del trio: sinceramente mi aspettavo più partecipazione dei Balusch, che comunque sono affezionati al volley. E’ vero che uno era abituato alla Robur, alla serie A e si trova a tifare per una squadra diversa, la Snoopy, diventata la leader del volley pesarese, ma… Mi ha deluso soprattutto la mancata partecipazione dei genitori delle ragazzine. Forse non hanno recepito il messaggio che la raccolta di fondi era destinata alle loro figlie, al settore giovanile, non alla prima squadra. Insomma, per dare una casa sportiva più sicura alle giovani atlete. Un genitore aveva l’opportunità, davanti alla possibilità di lasciare le figlie a casa, davanti alla tv o al computer, di mandare un segnale. Come al solito, ci lamentiamo, ma lasciamo che siamo gli altri a trovare una soluzione”.
E’ mancata una probante risposta delle istituzioni e del mondo imprenditoriale, che non ha procurato sponsor. E’ mancata soprattutto la risposta della gente. Si può dire che Pesaro non è una città per la pallavolo?
“Penso che non sia una bestemmia – commenta Gianfranco – perché le istituzioni e le aziende hanno dimostrato con i fatti che c’è più interesse per il basket, che è sport molto più radicato a Pesaro ed è seguito da molte più persone. Il volley, malgrado i tanti successi recenti, è ancora di nicchia, per pochi appassionati, anche se tutti gli sport meritano rispetto. Ma per aiutare il volley si poteva fare di più, a iniziare dalle famiglie interessate”.
“Per una trasferta, diventata famosa, a Torino, con la Robur allenata da Angelo Vercesi, partimmo in 27. Novara era sostenuta da migliaia di tifosi. Se sabato sera sono venute 60-70 persone, è un successo. E’ estate, fa caldo, qualcuno è in vacanza, altri a cena fuori… Pesaro è una città che si muove poco, che lo fa per i playoff, per le situazioni emozionanti. Non è una città per il volley? Sicuramente è pigra” sottolinea Filippini.
“Voglio pensare che ci si debba abituare alla nuova realtà. Di sicuro penso che siamo abituati a demandare agli altri. Non c’è questa cultura, in Italia, non è solo un problema di volley. Spero che la nostra iniziativa sia il seme che possa germogliare per una nuova idea di sport. Con il nostro gesto speriamo si capisca che si può essere protagonisti sostenendo attivamente una società sportiva”.
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