Cook e Daye, 25 anni di grandissime emozioni. L’intervista doppia

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20 luglio 2013

PESARO – Il tempo si è fermato al… Cruiser, l’hotel che ospita Darwin Cook e Darren Daye, (ri)portati a Pesaro dagli amici – splendidi di Renato Scrocco, il giovane pesarese morto prematuramente. Renato giocava a basket con gli amici, dopo averlo fatto nel settore giovanile della Scavolini.

Gli splendidi amici di Renato Scrocco

Così, per ricordarlo tangibilmente, gli amici organizzano da anni un torneo di basket 3 contro 3 “Renatoè”, giunto alla settima edizione. I campi all’aperto del San Decenzio ospitano sabato e domenica la prima fase, mentre la finale è in programma nel vecchio, magico hangar di Viale dei Partigiani, dove la squadra vincente affronterà un terzetto niente male: Darwin Cook, Darren Daye e Matteo Minelli.

“E’ proprio grazie a Matteo – ha raccontato Danilo Casadio, amico di Renato – che abbiamo concretizzato un’idea meravigliosa, un sogno: riportare a Pesaro, in occasione del 25° anniversario del primo scudetto, i campioni d’Italia 1987/88…”. Ci saranno praticamente tutti, salvo Peppe Natali, mentre Walter Magnifico, dirigente accompagnatore dell’under 20 azzurra impegnata nel campionato europeo di categoria, sarà in città lunedì. Magari per partecipare alla cena da 300 posti organizzato, alle ore 20,30, nel Circolo del Porto. Una partecipazione che aiuterà gli amici di Renato a raccogliere fondi per acquistare uno strumento importante per il Reparto di Pediatria dell’ospedale San Salvatore.

Basket, solidarietà e 25 anni dello scudetto

“L’idea è partita – aggiunge Danilo – ricordando che Minelli e Daye hanno giocato una partita con la nostra maglia. L’obiettivo è stato centrato e noi siamo felicissimi. Crediamo che sia felice tutta Pesaro, sapendo che sono di nuovo con noi Darren e Darwin, che erano tornati altre volte in città, mai insieme”.

La sfida tra il terzetto tricolore e i vincitori del torneo è in programma intorno alle ore 20, forse più tardi, di domenica, perché in precedenza il palasport dove si è concretizzato il sogno di Pesaro sarà occupato da una partita della nazionale italiana Under 16 che affronterà i pari età della Svezia. Arriverà, anche coach Pianigiani a vedere gli azzurrini.

“Sarà una sfida breve, di un paio di minuti…” sottolinea Casadio. Interviene Cook: “Ma no, anche 20, tanto io sto fermo a passare la palla agli altri e a tirare…”.

Sabato sera l’abbraccio a Valter Scavolini

Darren e Darwin non hanno perso il gusto della battuta… Chissà le risate, stasera, a Villa Montani, quando riabbracceranno la famiglia Scavolini e molti compagni di quella fantastica avventura…

“Parleremo dei bei ricordi, del tantissimo tempo speso insieme…” commenta Daye. “Io – aggiunge Cook – non vedo l’ora di abbracciare Valter Scavolini, di ringraziarlo per avermi portato qui, dandomi l’opportunità di giocare a basket nella sua squadra. Sarà una sera davvero speciale. Grazie a lui, Pesaro ha vinto due scudetti, e potevano essere di più. La famiglia Scavolini ha dato tanto al basket”.

Daye Cook

Darren Daye e Darwin Cook

“Pesaro è la nostra seconda casa”

“Dopo tanti anni è bello essere di nuovo qui, dove niente è cambiato nei tifosi, tra la gente. Sento mia questa città, Pesaro è la mia seconda casa. E se per voi è un sogno, sappiate che lo è anche per noi!” esclama Cook.

“E’ anche casa mia” aggiunge Daye, che poi ricorda un particolare che ignoravamo… “Con Darwin avevo disputato un training camp per i Washington Bullets. Mi piaceva giocare con lui. Ma Pesaro aveva bisogno di un solo giocatore, nel ruolo di playmaker, e prese Cook. Poi quando si infortunò Ballard e mi proposero un contratto, fui molto felice di ritrovare Darwin. Ero davvero contento, perché la squadra mi sembrava molto forte…”.

“Al mio arrivo a Pesaro, mi misi a fare l’americano, con passaggi dietro la schiena e qualcuno che finiva in faccia ad Ario. Ancor più quando arrivò Darren. Dopo una settimana, anche gli altri compagni mostrarono che volevano divertirsi. Si creò il giusto ambiente… Con Darren eravamo in grande sintonia, ma l’aspetto più importante era l’unità di intenti di tutta la squadra”.

I risultati si videro già al debutto casalingo di Darren, contro Caserta. Era la sera del 30 marzo 1988, la Scavolini travolse la Snaidero 120-103 con 31 punti di Daye (7 falli subiti, 11/13 da 2 punti, 5 rimbalzi, 5 recuperi, 8 assist, 48 di valutazione), 29 di Magnifico (14/16 da 2), 23 di Cook (anche 8 assist) e altrettanti di Gracis (10/14 da 2 e 1/1 da 3). Caserta ebbe difficoltà a passare le metà campo. Fu il segnale che la stagione biancorossa era cambiata…

“Non sapevo cosa mi aspettava. La partita si rivelò molto importante per noi. Avevamo perso (dopo un supplementare; ndr) a Bologna. Fu uno spettacolo anche in difesa, ma la chiave fu che anche gli altri compagni si divertivano a giocare con noi”.

Darren e Darwin Show, oggi come ieri

“Quando possiamo, ci vediamo al golf o alle partite di pallacanestro; facciamo di tutto per incontrarci”.

Darwin è ancora impegnato nel basket…

“Alleno ragazzi che hanno problemi grazie a un’associazione no profit. Li coinvolgo cercando di spiegare che lo sport aiuta. Sono ragazzi dai 10 ai 19 anni. E sto per aprire un negozio di… sigari. E’ davvero un onore essere qui, sto vivendo una grande emozione e sono contento di potere aiutare l’associazione Renatoè”

Grazie alle vostre imprese, anche negli Stati Uniti si parlò di Pesaro; in particolare dopo il McDonald’s Open di Barcellona, quando la Scavolini fu a un passo dal battere i Knicks. Oggi se parla ancora?

“Ai ragazzini del mio programma faccio vedere tutte le partite della Scavolini, il pubblico del palasport, la festa per lo scudetto, le celebrazioni…”.

“Ragazzi, giocate per divertirvi, non pensate solo ai soldi”

Darwin, le piacerebbe allenare la Victoria Libertas?

“Sarebbe un sogno, ma capisco le difficoltà che impediscono di concretizzarlo. Mi piacerebbe, però, contribuire a ravvivare l’amore per il basket. Oggi, i giovani giocano più pensando ai soldi che alla passione”.

Darren, si era parlato di un camp a Pesaro dedicato ai giovani con la partecipazione di Daniel Hackett e di suo figlio Austin, che ha chiuso l’ultima stagione a Memphis.

“Adesso è difficile, vedremo in futuro. Il progetto di Austin e Daniel non è stato accantonato, anche se oggi, con la crisi che si vive, non è facile. Certo è che vorrei riportare a Pesaro sia Austin sia mia figlia Alicia”.

Come vede la carriera Nba di Austin, che ha giocato nei Pistons e nei Grizzlies?

“Austin è giovane e talvolta non ascolta. Adesso è free agent e attende di trovare una nuova squadra. Ha giocato anche a Mosca, quando la Nba era ferma per la serrata. Penso che abbia ancora la possibilità per una bella carriera, magari in Europa”.

Pesaro per voi è come Napoli per Maradona…

La risposta di Darren è una grande risata, anche di compiacimento. Del resto, i tifosi pesaresi gli dedicarono le stesso coro che i partenopei riservavano a Diego.

“Una cosa è certa – commenta Darren -: la gente di Pesaro è sempre molto carina, la città è speciale per me e io non vedo l’ora di abbracciare Walter, Zampo e gli altri compagni. Speriamo di tornare più spesso”.

“Volevo giocare con Carlton Myers”

Non a caso, quando la Scavolini non le rinnovò il contratto e lei andò a Siena, era – oserei dire – arrabbiato.

“Ero molto dispiaciuto perché mi sarebbe piaciuto giocare con Carlton Myers, ma a Siena sono stato bene e sono felice di avere contribuito alla crescita del basket in quella città. Vi racconto una curiosità: un giorno a Las Vegas ho incontrato Coldebella e abbiamo parlato dell’Italia e di Pesaro”.

Vi piace il basket di oggi?

“Sì, mi piace molto. Tengo agli Spurs e a Tony Parker. E ho pianto quando hanno perso la recente finale Nba con Miami. Per quanto riguarda il gioco – spiega Daye – lo trovo più lento di una volta”.

Cook risponde tornando indietro nel tempo…

“Allora, per un playmaker americano, era molto importante il confronto con D’Antoni. Anche i Giganti del Basket dedicarono una copertina a questa sfida… Ma non c’era confronto! Anche perché noi eravamo un gruppo così compatto che sembravamo una sola persona”.

Ai vostri tempi, nessun italiano giocava nella Nba. Oggi sono in quattro. Perché? Il livello del basket si è abbassato o è cresciuto quello dei giocatori italiani?
“Penso – commenta Darren – che oggi ci sono più squadre e quindi più posti a disposizione di tutti. E quindi sono maggiori le opportunità per i giocatori europei, che vedendo i colleghi fare bene crescono con il sogno di poterci riuscire. Magari prima non ci pensavano. A me piace molto Bargnani”.
“I Lakers non sono la squadra giusta per D’Antoni”

Vivete in California, Darwin a Los Angeles: un giudizio su D’Antoni sulla panchina dei Lakers?
La risposta è all’unisono: “Non è la squadra giusta per lui, che ama solo l’attacco. Le sue squadre non difendono”.
“D’Antoni – aggiunge Darren – ha uno stile di gioco e lui allena solo in un modo. Preferisco coach Popovich dei San Antonio Spurs”.

“Tanti auguri a Dell’Agnello. I coach italiani sono bravi”

Un vostro grande avversario, Sandro Dell’Agnello, è il nuovo allenatore della Victoria Libertas…

“Non mi piace…” scherza Darren, che poi aggiunge: “Era un buonissimo giocatore, ma non so che coach potrà essere. Gli auguro ogni bene, tanto successo, ma l’impegno che l’attende non è facile. In ogni caso, ho grande stima degli allenatori europei e italiani. Ho giocato per coach Blatt, sarebbe eccellente anche in Nba. Il problema è che essendo già allenatore capo difficilmente si metterà in discussione andando a fare l’assistente. E in Nba si inizia da assistente, difficilmente si parte da head coach. Ritornando agli allenatori, considero molto bravi Bianchini, Bucci e Scariolo…”.

Guardi che Ettore Messina ha fatto l’assistente ai Lakers…

“Davvero? Non lo sapevo”. Pensate voi che attenzione può avere avuto uno dei due migliori allenatori europei (con Obradović) dai media americani.

“Oscar era il migliore”

Potete dirci quali esclusi i vostri compagni, erano i migliori giocatori affrontati in Italia?

“Oscar!” esclamano entrambi. Poi Daye aggiunge: “Dino Radja… ah, anche quello che era sulla panchina dei Clippers… come si chiama?” Imperdibile… Si chiama Del Negro. “Sì, proprio lui. E poi Sacchetti, Iacopini e Premier, un vincente”.

Avete saputo che Dino Meneghin è stato presidente della Federazione Italiana Pallacanestro?

“Aha aha aha! Comunque tanti auguri”.

“Ario è l’uomo giusto al posto giusto”

Cosa dite ad Ario Costa, che oggi è presidente della “vostra squadra”?

“Sono felice per lui. E’ atteso da un grande lavoro, ma è l’uomo giusto. Ha la memoria necessaria per riportare in alto il basket pesarese. Sono certo che metterà lo stesso impegno che metteva in partita e in allenamento. Se hai una persona giusta al posto giusto, puoi ovviare anche alla scarsità di fondi a disposizione. Ario è un fratello per me. Sono pronto ad aiutarlo, anzi io e Darren siamo pronti a farlo giocando. Solo che dopo pochi giorni licenzierebbero anche Ario”.

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