16 luglio 2013
Pronti via, si parte con la rubrica Parla Francesco! Non nascondo che assumere l’incarico di riassumere e commentare ogni settimana le parole di Papa Francesco emoziona e pone un grande interrogativo: sarò all’altezza? Al 99% no, ma con l’aiuto dello Spirito Santo e con i feedback dei lettori penso di poter creare un agile strumento di discussione e confronto sulla Parola spezzata ogni giorno da questo Papa “venuto dalla fine del mondo”.
Il primo appuntamento non può che essere dedicato all’enciclica Lumen Fidei, scritta “a quattro mani” da Francesco e Benedetto XVI, la quarta perla che conclude la serie delle encicliche teologali Deus est caritas, Spe Salvi e Caritas in Veritate.
Lumen Fidei: il nome è già tutto in programma, perché riprende nella prima parola la Costituzione dogmatica cardine del Concilio Vaticano II, la Lumen Gentium, che riassume nel suo ampio contenuto gli insegnamenti e i cambiamenti principali varati nel Vaticano II, un Concilio che a 50 anni di distanza ancora è stato solo parzialmente attuato.
Lumen Fidei segna anche le intenzioni che caratterizzano il pontificato di Papa Francesco: porre ogni giorno al centro la Parola come lampada per i passi che la Chiesa – in questo periodo di difficile transizione – va compiendo. Infatti Papa Francesco sta dimostrando di avere chiaro il miglior modo per cambiare l’assetto della Curia romana e di molti organismi ecclesiali, senza indossare i panni del rivoluzionario. Da una parte le riforme, attuate da gruppi (e non da singoli) di fedelissimi collaboratori, dall’altra il Vangelo utilizzato come Pane (la P maiuscola ha significato eucaristico) da spezzare ogni giorno per fare luce – anche agli occhi dei fedeli più lontani dalla Chiesa – sul significato del messaggio di Gesù qui ed ora, attualizzando la Parola e presentando la Chiesa come la comunità descritta negli Atti degli Apostoli, facendo diventare automatico il ripensamento delle strutture della Chiesa e anche i modi di interpretare la fede che hanno contaminato molti laici e altrettanti religiosi.
Un ritorno quindi alla povertà vissuta come ricchezza interiore (nel senso che si richiama la bellezza del vivere semplice bramato da Francesco d’Assisi) e come modo per farsi prossimi all’altro, specie se povero – esteriormente e/o interiormente – e quindi specchio di perfezione perchè immagine di Cristo crocifisso.
Pierpalo Bellucci: dittapibe@gmail.com - www.facebook.com/parlasignorepesaro