Francesco Soli, due volte a Compostela, esalta l’impegno di Raffaele e Oana: “Impresa eccezionale”

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15 luglio 2013

PESARO – Mentre prosegue l’impegno di Raffaele Pierotti e della cavalla Oana verso Santiago de Compostela, abbiamo chiesto a Francesco Soli, molto noto in città per il suo impegno con Pesaro Sci, per ben due volte protagonista del “Camino”, un pensiero sul viaggio del cavaliere cagliese.

“Vi ringrazio perché mi date l’opportunità di ricordare e rivivere emozioni rimaste un po’ sopite in qualche angolo della mia memoria.

Francesco Soli

Francesco Soli

“Seguo con interesse, fin dall’inizio, su www.pu24.it l’avventura di Oana e Raffaele e quando, dopo Lourdes, si sono diretti a Roncisvalle per iniziare il “Camino” il mio interesse è aumentato di molto. I nomi dei luoghi attraversati da Raffaele – Pamplona, Monte del perdono, Puente la Reina e tanti altri – mi fanno ritornare in mente la mia prima esperienza del Camino Francese, dalla quale sono passati cinque anni, e rivivo le emozioni che accomunano i “pellegrini” che percorrono il “Camino”, a prescindere dal motivo che li ha condotti su quei sentieri.

“I motivi possono essere i più disparati (fede religiosa, sport, turismo, provare se stessi, sfida…), ma le emozioni ed i sentimenti, (camminare insieme ad altri pellegrini nella natura ancora incontaminata, raggiungere la meta dopo tante sofferenze, le sofferenze appunto, le difficoltà superate, le amicizie che nascono, la solidarietà che dai e ricevi, …..) sono comuni a tutti i “pellegrini”.

“L’impresa di Raffaele ha dell’eccezionale per due motivi: primo perché 4 mila chilometri sono un’enormità e lo dice uno che di chilometri ne ha fatti (800 nel Camino Francese, più 150 per andare a Finis Terre, e 900 nel Camino del Norte), ne fa e ne vuole fare ancora (il prossimo anno spero di poter fare il “Camino della Plata” di 1000 chilometri); secondo perché le difficoltà logistiche che Raffaele deve affrontare con Oana sono molto di più di quelle di un pellegrino normale.

“Ai profani, un cavallo potrebbe sembrare un aiuto perché porta il peso dello zaino e quando sei stanco puoi sempre salire in sella. Innanzitutto quest’ultima ipotesi va scartata perché se sei stanco tu lo è anche il cavallo e non mi sembrerebbe il caso approfittare dell’animale. E il cavallo ha esigenze, biada, foraggio, stalla per riposare…, che non è affatto facile trovare. L’unico vantaggio effettivo è che con il cavallo hai un fedele compagno di viaggio sul quale puoi fare affidamento anche nei momenti di sconforto e solitudine, che nel cammino un pellegrino può avere.

“Le difficoltà di un “camino” son tante; alcune le ho già accennate, altre possono essere “lasss burbujas en los pies” (le bolle, le vesciche nei piedi; ndr), gli strappi muscolari, la logistica (dove dormire, cosa mangiare), il caldo, la pioggia, la stanchezza fisica ma soprattutto quella psicologica. Quest’ultima è la peggiore ed è la causa maggiore degli abbandoni. Camminare per 20 – 30 chilometri per un giorno, non è nulla, ma alzarsi il mattino successivo per farne altrettanti e così per trenta quaranta giorni psicologicamente è terribile. Immaginate di aggiungere a tutto questo quello di dover pensare anche al cavallo ed alle sue esigenze. Per Raffaele penso che tutto sia molto più difficile.

“Leggendo anche in internet, la sensazione che il “Camino” stia diventando un fenomeno sociale molto vasto e quasi una moda è abbastanza chiaro e la descrizione che Raffaele fa della salita al Monte del Perdono ne è una prova. Siamo in piena estate e fare un po’ di ferie a basso costo, soprattutto per i ragazzi, è normale, ma in primavera e in autunno penso che sia ancora diverso.

“Comunque ben vengano questi tipi di moda (basta far rispettare alcune elementari regole di rispetto degli altri e dei luoghi). Sempre meglio della movida non credete?”. Assolutamente d’accordo. Grazie, Francesco, in attesa di raccontare il tuo prossimo “Camino”, quello della Plata.

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