Skulture di Michele Ambrosini, sabato s’inaugura la mostra

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11 luglio 2013

PESARO – La vita – afferma Marco Ferri, poeta, già direttore della Biblioteca Federiciana di Fano – sembra concentrarsi in un sguardo assorto che tuttavia è rivolto a chi guarda, uno sguardo privo dell’abito mentale della civiltà, dolorosamente affrancato anche dalla Kultur. E qui il gioco del titolo diventa caustico con il semplice innesto di una lettera K. La cultura nel suo insieme e nella sua storia, compreso il lato in ombra del valore di mercato, viene come smascherata, le viene tolta la maschera, l’abito relazionale, la consuetudine dello scambio dei significati, dietro il quale appare l’individualità di ogni solitudine.

In effetti queste teste innescano a modo loro un dialogo, sebbene sembrino contratte nell’acme di un gesto individuale e unico, quel gesto delle guance, dell’incavo degli occhi, dell’ovale di una calotta cranica, quasi a punta arrotondata, particolari che accentuano l’espressione, sostituiscono il linguaggio con le smorfie e la semplicità ineffabile di chi non ha bisogno di parole, anzi nelle facce che hanno le labbra chiuse (e ci sono vari modi di chiudere le labbra) il silenzio diventa più eloquente e quasi doloroso e primordiale e contemporaneo.

Viso, volto … ma poi la faccia è solo la parte anteriore della testa, mentre qui abbiamo le teste per intero, e sebbene sia la faccia a incaricarsi dell’espressione, in realtà non sempre accade in questo campionario di sculture in terracotta e ceramica di Michele Ambrosini, perché le fattezze delle teste sono piuttosto strane, raramente equilibrate, sembrano invece marcare uno scarto, uno scarto lieve tra la consapevolezza della condizione umana e un accenno espressionistico.

La scultura è un togliere per aggiungere, fino a un punto di equilibrio nel quale una testa sembra rendersi autonoma, un soggetto.

 

Non solo teste, infine, ma anche corpi, in posture che mettono in luce, con una vena teatrale, da teatro dell’assurdo, un contrasto che la contemporaneità sta esaltando, quello tra animalità e pensiero, tecnologia e corpo, consapevolezza esistenziale e quel qualcosa di fuggevole e spirituale che, dopo avere indossato vari nomi, è svanito lasciando orfani e senza parole i corpi, soprattutto le teste.

Una semplice folla di testimoni in un punto critico dell’evoluzione della specie.

 

La mostra sarà visitabile fino al 4 agosto negli orari di apertura della libreria.

 

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