2 luglio 2013
PESARO – Adriatic Arena esaurita con 10.323 persone in piedi ad applaudire l’entrata sul parquet della Scavolini, lo storico speaker Giorgio Giommi prende il microfono e con un enfasi data dall’importanza dell’avvenimento, annuncia ad uno ad uno i nomi dei dodici componenti di una squadra stellare, entrata direttamente nell’olimpo delle formazioni che hanno fatto la storia della pallacanestro internazionale.
”Signore e signori buon pomeriggio e benvenuti all’Adriatic Arena di Pesaro, questa sera per la finale scudetto si incontreranno l’Olimpia Milano e la Scavolini Pesaro! Agli ordini dei signori Vitolo, Duranti e Facchini (terna pericolosa), vi diamo le formazioni delle squadre: Olimpia Milano (diecimila fischi accolgono i nomi dei meneghini, con i soli trenta tifosi arrivati dalla Lombardia ad applaudire timidamente) e la Scavolini Pesaro:
Copiando l’usanza americana, si parte dai sette che compongono una panchina stellare:
Con il numero cinque, playmaker di 185 cm, da Pascagoula, Mississippi: Melvin Booker
Anche lui con il numero cinque, play/guardia di 191 cm, dall’ex Jugoslavia ora Serbia: Dragan Kikanovic
Con il numero dieci, guardia di 192 cm, nato a Londra, ma direttamente da Rimini: Carlton Myers
Con il numero quindici, ala di 196 cm, da Cincinnati, Ohio: Michael “Mike” Sylvester
Con il numero quattro, ala/pivot di 206 cm, da Charlotte: DeMarco Johnson
Con il numero trentatre, ala/pivot di 203 cm, da Cocoa Beach, Florida: Jumaine Jones
Con il numero quattordici, pivot di 211 cm, da Cogorno: Ario Costa
L’Adriatic Arena sembra essersi trasformata per una sera nel vecchio hangar di Viale dei Partigiani, con le tribune che tremano per le urla della folla e per il battere ritmico dei piedi dei tifosi come si ci fossero ancora i tubi Innocenti, si spengono tutte le luci e rimane acceso solo un faro che illumina l’uscita dagli spogliatoi dello starting five. Giommi con la voce leggermente rotta dall’emozione, si appresta ad annunciare i cinque nomi del quintetto titolare:
Con il numero sedici, playmaker di 191 cm, da Los Angeles, California: Darwin Cook
Con il numero dieci, guardia di 191 cm, da Greenwood: Alphonso Ford
Con il numero nove, ala di 200 cm, il cerbiatto di Des Moines: Darren Daye
Con il numero sei, ala/centro di 209 cm, da San Severo: il capitano Walter Magnifico
Con il numero quindici, pivot di 210 cm, da Akron,Ohio: Joseph “Joe” Blair
Duranti alza la palla a due, con Blair che sovrasta il pivot avversario servendo direttamente Cook per due punti facili, la difesa funziona egregiamente e quando Daye prende il rimbalzo difensivo per concludere con il più elegante dei coast to coast il punteggio è già sul 12 a 4 per Pesaro, Magnifico non sbaglia niente dai quattro metri e Ford decide di abusare del suo difensore segnando tre canestri consecutivi, ognuno da una mattonella differente per far volare la Scavo sul 25 a 11, il primo quarto si chiude con un’azione da highlights, grazie a Blair che strappa il rimbalzo nel traffico, lanciando subito Cook in contropiede che con un passaggio dietro alla schiena serve Ford per una spettacolare schiacciata.
Nel secondo quarto è arrivato il momento di dare spazio alla panchina con Kicia e Myers che si trovano a meraviglia, scambiandosi passaggi smarcanti per facili canestri in entrata, Ario Costa fa sentire i gomiti ai milanesi e in attacco trova il suo semigancio mancino per il 39 a 21, mentre Jumaine Jones infila tre triple dai sette metri e mezzo che valgono il doppiaggio degli avversari sul 48 a 24, DeMarco Johnson usa la sua tecnica per un paio di appoggi spalle a canestro con libero aggiuntivo e il primo tempo si chiude con Kicanovic che infila due punti dalla lunetta portando la striscia di liberi consecutivi messi a segno ad 81, il tabellone dice 57 a 32 e tutti dentro gli spogliatoi.
Il coach biancorosso mischia i quintetti con Booker padrone delle danze che trova passaggi smarcanti per Costa e Magnifico, anche se Pesaro è sul più trenta, non molla con la testa e Mike Sylvester trova il modo di affrontare a muso duro l’americano di Milano che lo ha provocato per tutto il match, gli animi si scaldano e Sylvester sbeffeggia gli avversari con un paio di canestri dalla parabola impossibile, Ford e Myers hanno già segnato venti punti a testa e il terzo quarto si chiude con la Scavolini avanti 83 a 51.
Siamo già in pieno garbage time con i diecimila spettatori che urlano “Vinceremo il tricolor”, ma c’è ancora spazio per uno strepitoso assist di Kicanovic per un alley-oop di Blair con fallo subito (anche se Joseph sbaglia il libero aggiuntivo) e per ammirare la classe di capitan Magnifico, sempre un maestro di eleganza. Daye (13 p. 11r. 5 ass.) è in panchina da qualche minuto, dopo aver messo a segno il break definitivo e Jones e Johnson si divertono a colpire dai tre punti, Ford con 25 punti è il leader biancorosso e la partita si chiude con Ario Costa che segna la prima tripla della carriera: finale 110 a 65 e tutti a casa a sognare.
Ed è proprio un sogno aver potuto ammirare questi dodici campioni che hanno segnato la storia della Scavolini, il nostro personale “dream team”, quelli che hanno ricevuto più voti nel nostro piccolo sondaggio. Ci siamo permessi di inventarci una cronaca di una partita immaginaria, mettendo insieme giocatori di diverse epoche che non hanno mai giocato tra di loro e di far tornare sul parquet per qualche istante anche il vostro e nostro MVP: Alphonso Ford, che ha ricevuto il maggior numero di consensi da parte vostra. Ci sono dentro questa ipotetica partita oltre trent’anni di pallacanestro targata Scavolini, passando dagli inizi degli anni ottanta con Dragan Kikanovic ad un paio di stagioni fa con Jumaine Jones, guardando i voti arrivati, non ci sono state grandi sorprese con i protagonisti dei due scudetti che sono rimasti nel cuore di tutti coloro che hanno vissuto quell’impresa, ma non sono mancati degli exploit imprevisti e qualche vittima eccellente.
In una lista ristretta a 50 giocatori, qualche dimenticanza era da mettere in preventivo e l’errore più clamoroso è stato l’esclusione di George McCloud, ricordato magari solamente per l’episodio con Coldebella, ma che nel 1994 aveva contribuito in maniera decisiva a portare la Scavolini all’ultima finale scudetto della sua storia, in una formazione che ricordiamo poteva contare su un nucleo italiano composto da Labella e Buonaventuri.
Abbiamo voluto fare un viaggio nella memoria, magari per esorcizzare una stagione 2013-14 che difficilmente vedrà qualcuno in grado di inserirsi nei top 50 di ogni epoca (ma non si sa mai!) e nelle prossime settimane ci ritufferemo nei ricordi con un’altra simpatica iniziativa, ma questo non vuol dire che viviamo solamente nel passato, ma continueremo a seguire le vicende della Vuelle anche in una stagione che si presenta molto complicata.
Ecco i voti definitivi ruolo per ruolo ed un piccolo commento:
Playmaker: Cook 37, Booker 18, Kicanovic 18, Hickman 7, Drew 7, Djordjevic 5, Workman 1. Darwin Cook una spanna sopra tutti, ma se vinci due scudetti non può andare diversamente e un testa a testa tra due modi molto diversi di concepire il basket, quello della classe innata di Kicia e il basket moderno degli anni duemila di Melvin Booker.
Guardie: Ford 47, Myers 33, Gracis 11, Smith 6, Holland 4, Fredrick 3, Hackett 2. Classe pura al potere per tutte le guardie di questo elenco, Ford una spanna sopra a tutti e ci sentiamo di condividere in pieno, ma anche Myers è rimasto nei cuori di molti pesaresi, a sorpresa pochissime preferenze per Hackett, che fino all’anno scorso indossava la maglia biancorossa.
Ali piccole: Daye 41, Sylvester 22, Hicks 6, Daniels 6, Zampolini 4, White 3, Gigena 3, Milic 1. Darren Daye vince per distacco e non poteva essere altrimenti, Sylvester stacca la concorrenza grazie alla sua grinta leggendaria che è rimasta nel cuore di tutti coloro che ne hanno ammirato le gesta e voti sparsi per gli altri nomi, con una menzione particolare per Daniels.
Ali Grandi: Magnifico 39, Johnson 19, Jones 16, Tusek 3. Il capitano non è mai stato in discussione come vincitore della sua categoria, con DeMarco e Jumaine sul podio senza venire infastiditi da nessuno, a Pesaro i lunghi che sono rimasti nella memoria collettiva non sono tantissimi, mentre negli esterni c’e stato grandissimo talento.
Centri: Blair 26, Costa 25, Bouie 14, Pace 11, Garrett 4, Thompson 4, Podestà 1. Era la categoria senza un dominatore assoluto e infatti c’è stato un testa a testa fino alla fine con Joe Blair che ha avuto la meglio per un incollatura su Arione Costa, Bouie sale sul podio e una menzione particolare per Joe Pace, americano matto come un cavallo, ma dalla classe infinita.
I protagonisti degli scudetti sono quelli che hanno raccolto i maggiori consensi, ma anche giocatori degli anni Duemila come Ford, Jones, Hickman e Hicks si sono guadagnati il loro posto nella storia della Victoria Libertas, a conferma che a Pesaro il basket è sempre vivo e non è rimasto ancorato ai trionfi passati.