Simona Ricci (Cgil): “Crisi di sistema, i “decisori pubblici” abbandonino titubanze e tatticismi perché il tempo è finito”

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27 giugno 2013

Simona Ricci*

PESARO - “Non c’è più tempo da perdere. L’annunciato cambio di strategia per superare la crisi e rilanciare sviluppo e  lavoro del presidente della Regione Spacca è il riconoscimento che quello che si è fatto sin qui, almeno nel Pesarese, è insufficiente e dovrebbe essere immediatamente raccolto da tutti gli attori sociali ed istituzionali. La gravità della crisi, in particolare in questo territorio provinciale, non attende i tempi lunghi dei decisori pubblici, delle loro titubanze, e tatticismi. Due settimane fa abbiamo consegnato alle associazioni di categoria e agli amministratori locali, il documento di Cgil, Cisl e Uil Marche con le nostre proposte per il lavoro e lo sviluppo, che vorremmo, con loro, declinare per il nostro territorio. Uno dei punti essenziali è  la capacità di intercettare le uniche risorse pubbliche nei prossimi anni a disposizione delle regioni e dei territori per lo sviluppo e cioè le risorse comunitarie di Europa 2020. Proprio la scorsa settimana, la presidenza dell’Assemblea legislativa delle Marche, ha realizzato la prima iniziativa pubblica, e gliene va dato atto, in particolare rivolta ai sindaci e agli operatori delle aree interne, di presentazione della prossima programmazione dei fondi europei.

Siamo in colpevole ed enorme ritardo. Non è un’opinione ma un fatto. Nel documento del ministero per la Coesione Territoriale, nel punto in cui si parla dei territori e del ruolo dei decisori pubblici e dei soggetti privati per intercettare le risorse comunitarie per lo sviluppo, si legge: “ Se la co-progettazione collettiva non darà segnali convincenti non vi saranno risorse finanziarie per questa strategia. Converrà dunque ad ogni comunità locale far emergere le proprie  intelligenze e  collaborare affinché entro la primavera del 2013  si definiscano concretamente le linee di un progetto possibile”. La primavera del 2013 è ampiamente trascorsa, e  nulla è accaduto. Non c’è traccia di pianificazione strategica, troppo frettolosamente abbandonata dal Comune di Pesaro oramai 9 anni fa e rimasta troppo sulla carta quella adottata dalla Provincia due anni or sono, non c’è un tavolo provinciale che possa discutere di come riprogettare questo territorio provinciale desertificato economicamente e socialmente dalla crisi, non c’è quel tavolo anticrisi sul distretto del mobile richiesto da tutti a ottobre 2012, né si è vista una struttura tecnica pubblica che supporti gli amministratori e le parti sociali nell’analisi delle criticità e nell’individuazione dei progetti per superarli e ripartire. L’aria pre-elettorale, visto il clima politico nazionale e l’approssimarsi amministrative, non aiuta ad avere uno sguardo lungimirante a chi oggi governa i territori. Non dovrebbe essere così ma questa è l’aria che si respira.  In molti affermano che oggi quella del nostro territorio provinciale è oramai una crisi di sistema e come tale andrebbe trattata. Lo andiamo dicendo da mesi, mai presi in seria considerazione!

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire,  ma la consolazione è magra visto che i  ritardi, in queste condizioni, si pagano e saranno molto cari

E’ urgente tirare fuori le idee, è urgente che quei “grumi locali di intelligenze” di cui l’ex ministro Barca parla nei documenti sulla programmazione comunitaria per il 2014/2020, si mettano in azione e  soprattutto si mettano insieme. Molte le questioni che potrebbero essere affrontate, seguendo le opzioni strategiche indicate, in particolare due: le aree interne e le città. Nella classificazione proposta dal Ministero per la Regione Marche e per il nostro territorio Pesaro e Fano vengono considerate come un’unica realtà urbana. Sarebbe una mezza rivoluzione se si procedesse in questa direzione. Per le aree interne si tratterebbe di valorizzare e in parte riscoprire una vocazione comune oggi lasciata alle singole iniziative dei sindaci o degli operatori economici, spesso soli e con poche risorse per dare risposte ai loro territori. E allora credo sia urgente incontrarsi e pensare, interrogarsi, progettare, proporre. Possiamo farlo dapprima come parti sociali, associazioni di categoria e CGIL CISL UIL e quindi chiamare a raccolta nel nostro territorio le Università, sia Urbino sia la Politecnica delle Marche; possiamo immaginare che Pesaro e Fano possano avere diritto finalmente ad un Polo tecnologico a disposizione dei distretti manifatturieri, strettamente interconnessi, anziché rivendicare, tardivamente, ognuno il suo. Possiamo immaginare che il destino della Fiera di Pesaro possa essere diverso da quello di un  semplice luogo espositivo ma diventare  il luogo dove si sostengono le start up d’impresa, il luogo dove si progetta, si brevetta, si certifica, dove si fa ricerca e sviluppo, dove si creano le reti d’impresa, dove si qualifica e si forma la forza lavoro e le nuove generazioni di operai, impiegati e imprenditori del manifatturiero, possiamo immaginare di formare team di dirigenti e operatori pubblici in modo che sappiano utilizzare e gestire i fondi europei, possiamo immaginare un grande progetto di riqualificazione e messa in sicurezza del territorio e dei beni comuni  delle aree interne e non solo, di recupero dei territori urbani a rischio degrado, possiamo immaginare che quel distretto culturale grazie al quale siamo collocati ai primi posti in Italia possa essere sostenuto adeguatamente da azioni di sistema, condivise, che non lascino spazio ai campanili o alle iniziative estemporanee, che non si perdano nei meandri della burocrazia. Presto, prestissimo. Il tempo è agli sgoccioli, gli ultimi.”

*Segretaria generale Cgil Pesaro e Urbino

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