di Redazione
21 giugno 2013
PESARO – Si è concluso in tarda mattinata l’incontro convocato dal Presidente della Provincia Matteo Ricci, con le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil i rispettivi sindacati territoriali di categoria e le Rsu della Provincia, che aveva come obiettivo l’illustrazione delle decisioni assunte dall’ente per giungere all’approvazione del bilancio 2013. In sintesi, Cgil, Cisl e Uil prendono atto del merito delle decisioni prese a fronte della situazione generale che l’Amministrazione provinciale si è trovata a dover affrontare. Sul metodo auspicano, per il futuro un confronto più serrato che permetta ai sindacati una maggior capacità di valutazione delle singole misure.
Cgil, Cisl e Uil hanno preso atto delle difficoltà in cui versa l’ente, che purtroppo erano già più volte state illustrate, anche e soprattutto per la situazione generale in cui versano gli enti territoriali del nostro Paese. Si prende contestualmente atto degli importanti tagli che la Provincia ha illustrato e dovrà adottare al fine di approvare il bilancio, pur avendo comunque manifestato la nostra preoccupazione per la tenuta di alcuni servizi, che la stessa amministrazione ha definito strategici come i servizio per l’impiego, il servizio manutenzione strade, l’edilizia scolastica. I tagli annunciati, che in termini sostanziali ricalcano nella loro dimensione quelli già annunciati nel precedente incontro, anche se permetteranno nell’anno corrente di approvare il bilancio, scongiurando così la dichiarazione di dissesto, per la loro pervasività e dimensione, a legislazione e trasferimenti invariati, non mettono a riparo l’ente dalle stesse difficoltà per l’anno 2014 e soprattutto interrogano noi e la cittadinanza sul se, sul come e soprattutto fino a quando l’amministrazione potrà garantire alla comunità provinciale quei servizi istituzionale che l’ente è per legge tenuto a garantire almeno fino alla definizione dei nuovi assetti istituzionali. Il paradosso infatti, fino ad ora poco sottolineato, è che al calare delle risorse l’attività e i carichi di lavoro del personale non sono diminuiti, mentre sicuramente per carenza di risorse è diminuita l’efficacia qualitativa degli interventi verso i fruitori finali dei servizi, cioè i cittadini. In questo momento così difficile per l’ente Provincia, Cgil, Cisl e Uil e soprattutto le Rsu e i lavoratori della Provincia hanno svolto un ruolo attivo e propositivo perché si giungesse a scongiurare l’ipotesi di dichiarare d’esubero, con la conseguente messa in mobilità di parte del personale, avanzando proposte di riduzione della spesa e di rimodulazione organizzativa finalizzata al potenziamento dei servizi strategici dell’ente, rifuggendo atteggiamenti di conservatorismo bensì dimostrando un forte senso di responsabilità, dimostrato in termini esemplificativi da ultimo anche nella vicenda legata ai buoni pasto. Infatti abbiamo detto fin da subito all’amministrazione che l’intervento sui buoni pasto doveva essere inteso come extrema ratio, alla quale doveva giungersi solo ed esclusivamente dopo aver agito su altre leve e nell’ottica di impedire il rischio esuberi. L’Amministrazione ha dichiarato che la proposta di ridurre di due euro la quantità economica del singolo buono pasto (a regime il risparmio si dovrebbe aggirare in euro 83.000 nel 2013 e in euro 120.000 nel 2014), a fronte dell’applicazione di una modalità uniforme di fruizione degli stessi per dipendenti e dirigenti, garantendone l’utilizzo in ogni caso nel eventualità dell’effettuazione di ore di straordinari, deve essere letta appunto nel senso sopra riportato.
Cgil, Cisl e Uil sottolineano una volta ancora e con la stessa preoccupazione come a distanza di almeno tre anni, né a livello nazionale e tanto più a livello regionale, si stia seriamente mettendo mano alla riforma dell’assetto istituzionale dello Stato. Nulla trapela in merito al futuro delle Provincie, ne la Regione Marche su questi temi sembra voglia governare un processo di accorpamento e riorganizzazione degli enti territoriali, come invece altre realtà regionali, ad esempio l’Emilia Romagna, stanno tentando di fare. Non è infatti indifferente comprendere anche per il futuro occupazionale dei dipendenti delle Province, ma soprattutto per i comuni e la cittadinanza comprendere da chi e come devono essere garantiti i servizi sul territorio.