di Redazione
3 giugno 2013
CAGLI – Luca Casettari, 32 anni, originario di Cagli, assegnista di ricerca e professore a contratto del corso Tecnologia, socioeconomia e legislazione farmaceutica, Dipartimento di Scienze Biomolecolari – Scuola di Farmacia, ha ricevuto il “Braconnot Prize”, riconoscimento europeo per la sua attività di ricerca relativa all’applicazione di un particolare polisaccaride (chitosano) impiegato per il rilascio controllato di farmaci (Drug Delivery System).
Il premio “Braconnot Prize” viene assegnato dall’European Chitin Society (EUCHIS) ogni due anni ad un giovane ricercatore europeo che si è distinto per la propria attività di ricerca e per le relative pubblicazioni su riviste internazionali peer reviewed.
Luca Casettari ha ricevuto un premio in denaro (1.200 euro), ed è stato invitato a tenere una presentazione al convegno internazionale Euchis 2013 tenutosi in Portogallo.
Il chitosano è un copolimero altamente biocompatibile e biodegradabile che si ottiene dalla chitina (scoperta dal chimico e farmacista francese Henri Braconnot nel 1811), sostanza che si estrae principalmente dall’esoscheletro dei crostacei. Dopo la cellulosa, la chitina è il più abbondante biopolimero presente in natura. Tra le sue tante applicazioni biomediche, il chitosano riveste un ruolo importante nella prevenzione delle infezioni, nella guarigione delle ferite e nella ricostruzione dei tessuti; può essere inoltre impiegato come eccipiente per formulare particolari sistemi a rilascio controllato di farmaci attraverso diverse vie di somministrazione. Inoltre, questo polimero viene utilizzato per incrementare l’assorbimento degli agenti terapeutici stessi (esempio proteine e vaccini) e come veicolo per la terapia genica.
Puoi spiegarci meglio di cosa ti occupi?
La mia attività di ricerca riguarda prevalentemente la sintesi e l’impiego di polimeri biocompatibili per la formulazione di forme farmaceutiche innovative. Questi sistemi permettono di veicolare un farmaco attraverso dei vettori (micro particelle) migliorando le performance dell’agente terapeutico. L’aspetto farmaceutico tecnologico riguarda la strategia di formulazione e caratterizzazione del sistema del veicolo finale. Altre linee di ricerca riguardano l’allestimento di forme farmaceutiche classiche come compresse, emulsioni e idrogel, dove l’impiego di sostanze farmacologicamente non attive (eccipienti), permette di modulare la cinetica di rilascio del principio attivo.
Quali benefici porterà la tua ricerca?
Permetterà di migliorare l’efficacia terapeutica sia di farmaci classici che innovativi. Questi sistemi intelligenti saranno in grado di veicolare il farmaco in maniera sito specifica rilasciandolo ad una velocità opportunamente controllata, permettendo cosi di ottimizzare il dosaggio e conseguentemente ridurre gli effetti collaterali e migliorare l’efficacia terapeutica.
In Italia, disoccupazione record e boom tra i più giovani, sei un’eccezione?
Non proprio, comunque mi reputo fortunato, infatti anche se precario (il mio contratto di ricerca è annuale), ho l’opportunità di fare esperienza e crearmi un background scientifico da poter spendere in un prossimo futuro. Ho inoltre la possibilità di interagire con diversi gruppi di ricerca non solo a livello accademico ma anche industriale, in Italia e all’estero. Grazie a queste collaborazioni possiamo proseguire la nostra attività di ricerca e ottenere fondi di finanziamento. Stiamo inoltre cercando di convogliare le nostre ricerche di laboratorio per la creazione di una spin-off universitaria.
Intervista tratta da Uniurb Post, magazine online dell’Università degli studi di Urbino