di Redazione
28 maggio 2013
PESARO – Fuori dal Rossini, in attesa di Cécile Kyenge, si mischiano tante storie personali. Dice Matteo Ricci che lì davanti c’è un pezzo di “quel milione di ragazzi (800 solo a Pesaro, ndr) che sono italiani a tutti gli effetti ma non per la legge. Sappiamo i problemi burocratici che hanno. Sono padre di due figli: ogni giorno li accompagno a scuola e all’asilo. Questi bambini nati in Italia da genitori stranieri sono i loro migliori amici. Parlano bene l’italiano e spesso anche il dialetto. Conoscono e cantano l’inno di Mameli, hanno festeggiato l’unità d’Italia. Ogni volta mi chiedo: “Perché non devono avere gli stessi diritti dei miei figli?””. C’è Kapya Kyenge, sorella del ministro (o ministra, come preferisce farsi chiamare lei), insieme alla figlia Marisha, che studia Cultura della Moda a Rimini. E aspetta la mamma, stupendosi per l’assalto dei flash: “La cultura dell’integrazione è un bene per l’Italia. Mia madre è una donna forte: non si lascia toccare da contestazioni e attacchi, andrà avanti”.
Italia e Milan
Dal gruppone spunta Jurgen, dodicenne della prima A dell’Alighieri, nato a Pesaro da una famiglia albanese: “Gli amici mi prendono in giro? Non mi interessa”. Rivela la fede calcistica: “Tifo italia e Milan”. Infine: “Sono felice di essere italiano. Ringrazio il ministro perché questo è un evento bello”. La sua compagna di classe Anna Luna spiega che “Jurgen è un grande amico. Giochiamo, facciamo passeggiate. Per me è sempre stato italiano”.
L’arrivo
Cécile Kyenge arriva e spiega che bisogna superare il «muro della paura verso il prossimo». Ma prima deve superare anche il muro dei cronisti, davanti ai quali, a margine, dirà: “L’obiettivo è far parlare il Paese, i cittadini, i partiti. Confrontarsi e alla fine di questo confronto scegliere il modello che si adatta all’Italia. Sono convinta che le Camere sapranno portare avanti il percorso. I tempi? Non posso stabilirli io. L’idea è stata spesso storpiata dalle polemiche politiche. Si deve tenere conto dei requisiti della permanenza del territorio e del percorso scolastico. Oltre a sostenere queste proposte, serve agevolare il cittadino con la semplificazione. Sarà il parlamento a decidere ma io richiamo l’attenzione sull’esistenza del problema. Non risolverlo determina il peggiorare delle cose”.
La risposta
Gli chiedono delle contestazioni, qualcuno vuole una risposta: “Non dovete aspettarvela da me – replica il ministro – ma dal Paese e dai suoi 60 milioni di abitanti. Sono stata applaudita al mio arrivo? Per me è un segnale positivo”. Foto di rito con la famiglia, poi devia veloce per il palco. Tricolori, coccarde, sindaci in platea. Parte l’inno di Mameli, davanti agli studenti degli istituti scolastici. I ragazzi cantano sulle parole di Martin Luther King; Jurgen e Anna Luna ribadiscono anche sul palco la loro amicizia.
La cerimonia
Ricci osserva: “Avere Kyenge con noi è un onore. Questa è una giornata che segna il livello di cultura di un Paese che deve guardare al futuro. Dopo la Provincia e il Comune di Pe
saro, altri 100 consigli comunali hanno deliberato in questo senso. Per uscire dalla crisi dobbiamo prima di tutto capire chi siamo e scommettere sulle risorse migliori che abbiamo. E tutte le nuove generazioni rappresentano il nostro futuro. Vogliamo dire al Paese: “Coraggio, guardiamo avanti”. Da qui può arrivare la spinta per costruire un nuovo futuro. Abbiamo un estremo bisogno di cambiamento. Ripartiamo dalle energie dei nostri giovani, fuori da scontri ideologici e vene razziste che ancora si insinuano nella nostra società. Solo così possiamo farcela”.
Il sindaco Luca Ceriscioli cita don Gaudiano: “Spesso le cose migliori del Paese nascono dal basso, vengono dalle città e dai territori. Davanti agli arrivi in massa degli immigrati lui creò il primo centro di accoglienza cittadino. Con una grande intuizione profetica, aveva capito che questa sarebbe stato l’inizio di un profondo cambiamento. Ci ha lasciato una grande eredità e noi vogliamo proseguire sulla stessa strada, coltivando la sua testimonianza. L’Italia ha bisogno di aprirsi e di essere modernizzata. Mi piace pensare che dalla città di Pesaro Kyenge potrà trovare un forte incoraggiamento alla sua missione importante e difficile”.
Il ministro Kyenge prende la parola, scherza sulla pronuncia del suo nome, più volte storpiato dai media. “Mi rivolgo ai nuovi “cives ad honorem”. Voi appartenete a questa comunità e questo Paese vi appartiene. Eliminiamo la paura dell’altro. L’Italia è interculturale, non si deve temere il pluralismo delle culture ma l’assenza di cultura. Lo sfondo comune di valori è la Costituzione. Bisogna combattere gli stereotipi. Ringrazio la Provincia e il Comune per l’invito: è una bella giornata”.
Le scuole
C’è chi va a ritirare l’attestato con la tuta della nazionale di calcio. I nuovi cittadini onorari vengono dalle scuole presenti al teatro: Pirandello, Alighieri, Olivieri, Marconi, Benelli, Santa Marta-Branca, Mamiani, Bramante e direzione didattica Tonelli. Prima della dissolvenza, presidente e sindaco sottolineano che “a chi non è potuto venire consegneremo il riconoscimento comunque”.