Nato il 19 maggio 1988, nato sotto il segno del basket

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19 maggio 2013

Oggi compio venticinque anni. Nascere a Pesaro, il 19 maggio 1988 non è stata una grande idea, soprattutto se guardiamo la faccenda dalla prospettiva di mio padre. Quella sera era in programma, nella nostra città, la sfida che avrebbe poi consegnato il primo tricolore alla Victoria Libertas; insomma non era cosa di poco conto. E se tu sei pesarese e sai di pallacanestro, puoi capire cosa voglio dire (in realtà se la prima condizione è verificata, lo è anche la seconda).

1988: i tifosi della Scavolini. Ben altra scena oggi... FOTO MANNA

Il babbo seguiva la Scavolini anche nelle amichevoli pre-campionato, figuriamoci se poteva perdersi l’atto conclusivo della finale per il titolo italiano. “Che nasca quando vuole, ma non stasera!” Niente da fare, alla natura non si comanda e poi, se sei un rompiscatole, devi esserlo fin dall’inizio.

Alle sei del pomeriggio diedi le prime avvisaglie del fatto che stava arrivando il mio turno; il babbo fece appena in tempo a regalare il biglietto della partita ad un amico incredulo, uno fra le migliaia di appassionati che non erano riusciti ad accaparrarsi il prezioso tagliando per assistere a quell’epico evento sportivo. Nacqui alle 21.47, proprio mentre, mi raccontarono, capitan Walter intimava ad un signore coi baffi, steso a terra, con la casacca di Milano, di stare giù, che la loro egemonia finiva quella sera. Fu in quell’istante che lo scudetto si scucì dalle maglie meneghine per volare, per la prima volta, su quelle della Vuelle.

Io ero impegnato a… nascere, cosa non così semplice, e non mi accorsi di nulla. Probabilmente di qualcosa in più presi coscienza un mese dopo, quando i miei genitori mi portarono, vestito di biancorosso, alla mitica tavolata, attorno alla quale, lungo Viale Trieste, si festeggiava lo scudetto. Quando il cielo estivo venne illuminato dai primi fuochi d’artificio, invece di averne paura, sorrisi: ero diventato ufficialmente un tifoso della Scavolini!

Cook-Gracis-Daye-Magnifico-Costa. Il babbo, ancora oggi, ripete la formazione dello scudetto come se recitasse il rosario. I suoi racconti cestistici partono dalla regia illuminata di Franco Bertini, attraversano le piroette di Kicanovic ed arrivano ai canestri a fil di sirena di Carlton Myers ed hanno la stessa enfasi che si leggeva sul volto del nonno, pace all’anima sua, quando esaltava le polverose gesta dei protagonisti della palla al cesto.

Da un po’ di tempo il babbo non viene più a vedere le partite: dice che al vecchio Palas c’era tutt’un’altra atmosfera e il pubblico sembrava fondersi in un unico tifoso. Io questa cosa, francamente, non la capisco: ho girato il mondo ma un’arena bella come la nostra non l’ ho ancora vista. E poi l’ape Andrea e le cheerleaders sono uno spettacolo nello spettacolo. Che non può e non deve finire! E sì perché l’anno prossimo non sappiamo nemmeno se ci sarà una squadra per cui tifare; la crisi divampa e gli sponsor non si trovano. D’altra parte non si può pensare che a togliere le castagne dal fuoco sia sempre quel signore che fa le cucine e che, con suo fratello, ha fatto conoscere la Vuelle, in tutt’ Europa, col nome di Scavolini. Capisco poco di conti economici ma, da tifoso, mi vien da dire: facciamola ‘sta squadra, foss’anche con quattro soldi; non una squadra di stelle, evidentemente, ma che comunque rappresenti la città e la tigna dei pesaresi. Che se proprio si deve retrocedere è meglio farlo sul campo. Ecco perché oggi festeggerò il compleanno partecipando al corteo per la Vuelle. E sapete cosa vi dico? Ci sarà anche mio padre. Mi ha chiamato questa mattina: “Staltrann, sa fem la squedra, artorn anca me!”

Peccato si sia dimenticato di farmi gli auguri.

 

 

 

 

 

Un commento to “Nato il 19 maggio 1988, nato sotto il segno del basket”

  1. Roberta B scrive:

    Grande, ma sottile ad un tempo! ti strappa un sorriso fino all’ultima riga, e lascia noi “venticinquenni” a sorseggiare tanti bei ricordi!

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