Urbinoinscena, domenica il museo della Città accoglie “Ho paura del vento”

Ho paura del vento

URBINO - Volge al termine Urbinoinscena, la stagione promossa da Comune di Urbino Assessorato alla Cultura e AMAT che per l’ultimo appuntamento – domenica 5 maggio – esce dal Teatro Sanzio e va ad “abitare” il Museo della Città di Urbino, luogo di grande suggestione e fascino, con un progetto dal titolo Ho paura del vento pensato ed ideato proprio per questo spazio dalla compagnia Baku, giovane gruppo che aderisce a Matilde. Piattaforma regionale della nuova scena marchigiana promossa da Regione Marche e AMAT.

Il Museo della Città ha inciso sulla cornice del cortile interno un verso di Paolo Volponi: Sappiate che ho paura di volare, di essere chiuso tra questa gente adulta. Ho paura del vento che non sceglie”. Da qui prende il titolo lo spettacolo, di e con Lucia Palozzi, che avrà luogo proprio nel cortile interno del Museo: i piccoli spettatori ritroveranno le parole del titolo incise sulla pietra, come una scenografia naturale che li comprende, in un richiamarsi e trasformarsi dei segni. Il tema dello spettacolo sarà il rapporto tra la città ideale e la città reale.

“Urbino e la città rinascimentale – scrive la compagnia nelle note allo spettacolo – saranno l’ispirazione per un racconto che nei modi, negli ambienti e nei personaggi è agito in ogni tempo e in ogni luogo. Come Marco Polo e Kublai Kan ne Le città invisibili, testo ispiratore dello spettacolo (e di parte del Museo), due esseri dialogano: uno progetta e costruisce, tutto intento a comprendere, ideare, trovare soluzioni; l’altro osserva e racconta, volto a destrutturare, svelare l’ambiguità, seminare dubbi e domande. Da un lato immagineremo la città perfetta, dove è stato previsto tutto e tutto è sotto controllo. Dall’altro racconteremo delle mille città che esistono dietro quella ideale, dove ogni cosa è imperfetta, mutevole, caduca, dove è impossibile rintracciare un autore o un principio ideatore perché chiunque le viva o anche solo ci passi ne definisce i tratti, vi lascia dei segni, contribuisce in definitiva alla loro esistenza. Le costruzioni del primo personaggio saranno più o meno reali dei racconti del secondo? A quale realtà sarà più facile credere? Gli esseri umani hanno bisogno di dare un nome alle cose, e attraverso i nomi costruire la loro realtà; hanno poi la capacità di creare prima con la mente ciò che vogliono realizzare nel mondo; questo può farli sentire come esseri divini, onnipotenti. D’altro canto, l’uomo percepisce che c’è un Ordine più grande di lui, delle forze che non governa e non può controllare, a cui può arrendersi, o di cui può aver paura. Forse il mondo adulto si è dimenticato come si fa, a lasciarsi portare dal vento. Forse i bambini sono un po’ disorientati da tanto dirigere, resistere, organizzare. Se questo mondo programmato fosse solo un mondo spaventato, che ha paura di volare, di cadere, delle infinite possibilità che si nascondono dietro ogni scelta? Se dietro si nascondesse la paura di essere spazzati via da un soffio di vento? Ci vuole coraggio ad arrendersi al vento, e speranza, e fiducia nel mondo. Ci vuole ascolto, e senso del ritmo.”

Di questo, e d’altro, racconterà Ho paura del vento del quale sono previste due rappresentazioni, ore 17 e ore 18.30. I posti sono limitati e la prenotazione obbligatoria si può effettuare presso il Teatro Sanzio (0722 2281) sabato dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 18 alle 20, domenica dalle ore 15 alle 18. Biglietti intero 8 euro, ridotto (da 4 a 14 anni) 5 euro.

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