A Urbino un flash mob in difesa dell’ospedale di Cagli

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20 aprile 2013

PESARO – Sono arrivati fin davanti all’entrata dell’ospedale di Urbino e, tutti insieme, si sono gettati a terra. Una trentina di ragazzi, questa mattina, si sono incontrati nel cortile dell’ospedale urbinate e hanno realizzato un’originale e pacifica forma di protesta in difesa dell’ospedale di Cagli, uno dei piccoli nosocomi dell’entroterra che rischia di essere chiuso, nei progetti del Piano sanitario regionale.

Un momento del flash mob di Urbino

La scelta della location non è stata casuale: Urbino, se il Piano fosse a regime, diventerebbe l’ospedale più vicino (distante fino a 70 minuti da alcune frazioni del comune di Cagli) e di riferimento per un territorio vasto e complesso.

I ragazzi, con lo slogan “l’ospedale di Cagli non si tocca” sulla maglietta, si sono incontrati nel cortile dell’ospedale e, d’un tratto, in maniera rapida e coordinata, si sono gettati a terra.

Il messaggio lanciato è forte: non uccidete l’entroterra.

Un nuovo modo, quello proposto questa mattina dal gruppo di ragazzi, per manifestare il dissenso dell’entroterra contro una riforma di Piano regionale che non tiene conto delle difficoltà di un territorio di confine che sta rivendicando il diritto alla salute, senza campanilismi, ma col desiderio di continuare a vivere dove si è nati.

Non è solo Cagli infatti a difendere il suo ospedale, ma un intero territorio consapevole di non poter avere tutto e deciso a non rinunciare ad alcuni servizi fondamentali.

Questi stessi ragazzi, a fianco e supporto del Comitato pro ospedale di Cagli, lo scorso 13 aprile avevano già gridato il loro no con una coreografia davanti alla struttura di cagliese.

Flash mob a Urbino

Già allora avevano annunciato che non si sarebbero fermati e lo stesso tornano a ribadire oggi.

 

 

 

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