di Redazione
30 marzo 2013
da Antonio Colucci (M5S Fano, primo firmatario mozione popolare) riceviamo e pubblichiamo:
FANO – L’assessore alla sanità del Comune di Fano, Davide Del Vecchio, si autoelogia per aver salvato il nostro ospedale cittadino “S. Croce” dal destino a cui l’avrebbe costretto il decreto Balduzzi, retrocedere al ruolo di ospedale di base, come tale decreto prevede per gli ospedali al servizio di un bacino di utenza sotto i 150.000 abitanti. Categoria che non prevede la presenza di specialità come traumatologia, ostetricia, rianimazione, cardiologia e altri. Chissà perchè nessuno ricorda mai che lo stesso destino sarebbe toccato a quelli di Pesaro, “S. Salvatore” e “Muraglia”, che aveva come Fano lo stesso bacino di utenza (140.000 su 9 Comuni, Fano 136.000 su 22 Comuni) e che senza l’integrazione con il nostro nosocomio, mai e poi mai, avrebbe potuto continuare ad essere Azienda Sanitaria. La lungimiranza l’hanno avuta prima i pesaresi, i nostri amministratori locali semmai si sono prestati. La mozione popolare non metteva comunque in discussione l’integrazione fra i 2 ospedali, chi come Del Vecchio ci imputa questo lo fa per mistificare e assolversi, noi semmai auspichiamo che questa si possa estendere a tutti i nosocomi della provincia sotto l’unica regia dell’Area Vasta, senza necessità di un’azienda a parte come Marche Nord che riduce il territorio al ruolo di committente dei suoi servizi. Il progetto di ospedale unico per la provincia sta facendo chiudere tutti i presidi dell’entroterra e in futuro non è detto che non minacci anche Urbino. E tale prospettiva ha scatenato diversi malumori nella stessa maggioranza politica che la sostiene. L’idea di costruire un nuovo ospedale sulla costa a scapito di tutto il resto non si inserisce, ma contrasta con quella di una medicina diffusa, di prossimità, come fanno nella vicina Romagna, che riesce a rispondere alla domanda di salute anche dei nostri cittadini. Costruire un nuovo ospedale non è sbagliato di per sè, lo è credere che per fare buona sanità basti quello, eludendo il necessario cambiamento di paradigma, quello che promuove un’organizzazione sanitaria che metta al centro il cittadino-utente coi suoi bisogni e non le mire affaristiche di chi sulla principale spesa pubblica, che è quella sanitaria, ha costruito le sue fortune e il suo potere. Il policlinico Sant’Orsola di Bologna, leader nei trapianti come in altre specialità nel nostro paese, è ospitato in un edificio forse anche più vecchio del nostro, che è stato più volte ampliato e rimodernato. Certo se i lavori del nuovo ospedale fossero affidati alla stessa regia che ha progettato quelli del pronto soccorso del S. Croce, all’inizio del 2000, allora possiamo dormire sonni tranquilli…
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