25 febbraio 2013
Era il 1988. A Sanremo vinceva Massimo Ranieri con Perdere l’Amore, la Fiat lanciava la “Tipo”, L’ultimo Imperatore di Bertolucci si aggiudicava 9 Oscar, nasceva il Governo De Mita e Cesare Casella veniva rapito a Pavia dall’Anonima Sequestri. Era il 1988. L’anno del Giallo del Catamarano che portò anche Pesaro alle cronache nazionali, l’anno di Senna campione della F1, l’anno di Arafat ricevuto a Roma Papa Giovanni Paolo II.
Era il 1988: l’anno del primo storico, atteso, sognato e meritato scudetto della Scavolini, l’anno di una città che una sera si ritrovò seduta, insieme, sulla più lunga tavolata di sempre. Venticinque anni dopo Pu24, per celebrare quella prima grande impresa pesarese, è andata a ritrovare alcuni dei protagonisti di quella formidabile epoca. Non i soliti noti. Ma quelli che hanno vissuto, fuori dal campo, le gesta di una squadra forse unica… Hai un ricordo dell’epoca? Hai un aneddoto da raccontare o una foto da pubblicare? Scrivi a redazione@www.pu24.it
Di Lamberto Bettini
PESARO – “Ero a cena con Valter Scavolini ed il mitico giornalista della Gazzetta dello Sport Enrico Campana che, a bruciapelo, ci chiese cos’avremmo organizzato se davvero avessimo vinto lo scudetto. Per Valter, scaramantico, la domanda risultò quasi blasfema; io, invece, la buttai lì: faremo un’enorme tavolata, da un capo all’altro di Viale Trieste!”
Alceo Rapa, principe dei ristoratori pesaresi e tifoso storico della Victoria Libertas, racconta come nacque la maxi-tavolata, entrata nel Guinness dei primati e nella storia popolare di Pesaro.
Valter ed Alceo, con l’aiuto di tanti ristoratori, riunirono attorno allo stesso desco migliaia di concittadini, chiamati a festeggiare il primo scudetto della Scavolini; fu una serata di cucina, musica, festeggiamenti e fuochi d’artificio. Eppure Alceo consegna alla memoria di quel ventun giugno, anche un episodio molto tenero, lontano dalla sana confusione di quella giornata.
“Stavamo preparando la tavolata; erano solo le tre del pomeriggio e la festa non sarebbe cominciata prima delle sette. Vicino agli addetti ai lavori, una coppia, una bellissima coppia, entrambi molto anziani, arrivati dall’entroterra con molto anticipo per essere certi di trovare posto. Ecco, ho quest’immagine: la tavolata ancora desolatamente vuota e questi vecchini, seduti e abbracciati, in rispettosa attesa”
Alceo descrive la grande amicizia con Valter e il rispetto che nutre per l’intera famiglia Scavolini. Non possiamo fare a meno di pensare che sono passati venticinque anni e questi due signori, artigiani della cucina e delle cucine, abitati e animati dal sacro fuoco della passione, sono ancora saldamente sulla breccia e ben rappresentano una certa Pesaro.
Alceo, raccontami del giorno dello scudetto. Tu eri al palazzetto?
Domanda provocatoria; lo sguardo di Alceo è sufficiente a farmi capire che quella sera non avrebbe potuto essere altrove.
“Un ricordo su tutti: la faccia dei giocatori durante il riscaldamento. Una concentrazione feroce, non uno sguardo verso la tribuna, dieci leoni. Pensai: E’ fatta!”
Un ultimo aneddoto. Alceo, come andò quella volta con Caserta?
“Ah…quella è stata bella. Quarti di finale, terza partita: dentro o fuori. Andai a salutare i giocatori in partenza per la città campana e mi feci strappare la promessa di una cena gratuita per tutta la squadra in caso di vittoria. Ascoltai la partita alla radio, ma l’emozione era troppa e la spensi poco prima della fine, proprio quando l’infallibile Oscar si stava apprestando a tirare due tiri liberi. Li sbagliò, una rarità, e le urla di gioia di alcuni amici mi comunicarono la vittoria: Non so se ridere o piangere! dissi. In realtà ero al settimo cielo”.
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