PESARO – I dati Inps elaborati dalla Cgil Marche in merito alla disoccupazione e alla mobilità sono davvero allarmanti.
Le domande di disoccupazione e mobilità pervenute all’Inps per la nostra provincia sono in totale 22.715 (il 20,4% in più rispetto al 2011).
Il dato disaggregato ci dice che a Pesaro le domande sono state 7979, a Fano 6270 (33% in più), a Fossombrone 4471, a Urbino 3995 (34% in più).
Il totale delle domande di disoccupazione ordinaria prevenute all’Inps sono state 15276 ( il 31, 6% in più rispetto al 2011), quelle a requisiti ridotti 5700, mentre le indennità di mobilità sono par al 1739 (il 14,94% in più del 2011)
“Questi dati ci confermano che la nostra non è più la provincia felice – dice Loredana Longhin della segreteria Cgil – ma è tutt’altro. La perdita del lavoro, la caduta verticale dei rapporti di lavoro stabili, l’avanzare della precarietà, e di aree grigie e irregolari stanno ormai caratterizzando il nostro territorio che anziché imboccare la strada dell’innovazione del prodotto e il profilo alto dell’economia sembra invece operare un dumping sul lavoro, mortificando le risorse umane, creando barriere profonde alla mobilità sociale dei giovani”.
Questi dati ci dicono che quando questi lavoratori quando finiranno ogni forma di sostegno al reddito rischieranno di cadere nello stato di povertà.
Perciò abbiamo chiesto da una parte il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, ma la risposta è ancora insufficiente, ed una riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali perché nessuno venga lasciato senza protezione sociale soprattutto in una crisi che continua a mordere nella carne viva delle persone.
“Ridare centralità al lavoro è un’esigenza imprescindibile per il nostro territorio e per l’Italia. Nel quinto anno della crisi, senza nessuna luce in fondo al tunnel, si deve cambiare passo, e noi potremo farlo solo se rimettiamo al centro il lavoro, il suo valore, la sua dignità.”
A tutto ciò si deve aggiungere anche il problema creato dalla Legge di stabilità per i lavoratori licenziati da aziende fino a 15 dipendenti, i quali non possono più iscriversi nelle liste di mobilità non indennizzata previste dalla Legge 236/93, che prevede sgravi contributivi per le aziende che li assumono: ciò penalizza ulteriormente lavoratori e imprese già pesantemente colpiti dalla crisi, rendendo ancora più difficili le assunzioni.
Scarica la Tabella dei Dati disaggregati su disoccupazione.