di Redazione
30 novembre 2012
di Simona Ricci*
Quando una persona finisce gli argomenti a sostegno delle proprie tesi, se mai li ha avuti nel caso specifico, si dice che “la butta in politica”. E questo fa il sindaco di Fano nell’ultima delle sue esternazioni sulla vicenda della vertenza dei dipendenti del Comune. Per tentare di far comprendere ad un’opinione pubblica forse confusa da populismi che nulla hanno a che fare con la vicenda contrattuale dei dipendenti del Comune di Fano, mi corre l’obbligo, rompendo un rispettoso silenzio che mi ero imposta, di tentare di fare chiarezza su questa vicenda. E lo farò nell’unico interesse che abbiamo, per missione e per mestiere, e cioè quello dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentiamo.
So bene ciò di cui sto parlando in quanto sono io che firmai nel 2010, il contratto integrativo dei dipendenti del Comune, seguii tutta la trattativa, nelle premesse e nelle conclusioni. Eravamo già all’epoca convinti, come CGIL, che i conti dei fondi a disposizione dei dipendenti non tornassero, tanto è vero che fummo gli unici a non sottoscrivere una clausola di quel contratto e che consideriamo nulla. Una clausola che costringeva i dipendenti a rinunciare ad un credito di oltre 400.000 euro.
Abbiamo sempre sostenuto, sin dall’inizio di questa vertenza, che quel contratto, dal 2007 al 2010, sia esigibile e vada pagato. Abbiamo sempre pensato che la vicenda dei controlli ispettivi della Ragioneria generale dello Stato alla fine si sarebbe risolta positivamente, almeno per le vicende del Fondo, e così è stato: i dirigenti del Comune lo sanno perfettamente. L’assemblea dei dipendenti, a stragrande maggioranza, ci ha dato ragione. E il sindaco dovrebbe capire da solo che quando lancia offese e accuse riguardo un presunto “accordo politico”, presente solo nella testa di chi vive di fantasmi del passato, offende prima di tutto i dipendenti del Comune che hanno liberamente e, per lui, sorprendentemente, espresso una chiarissima volontà: va pagato ciò che spetta, non ciò che resta. Ad ogni nostra richiesta, legittima e prevista dal contratto, di metterci a disposizione documenti e delibere per tentare , in extremis, di evitare una cosa che nessuno ha piacere di fare, e cioè portare il Comune in Tribunale, un ultimo tentativo di accordo, che mi risulta essere auspicato anche all’interno del Comune, almeno da coloro che hanno a cuore l’interesse di una buona amministrazione della cosa pubblica, l’amministrazione anche nell’ultimo incontro ha risposto picche. Come se non bastasse e a proposito di buona fede della pubblica amministrazione, la delegazione trattante di parte pubblica ha voluto registrare l’ultimo incontro sindacale, cosa che non mi è mai accaduta in tanti anni di lavoro sindacale, e che reputo assai grave. Abbiamo già chiesto di avere quelle registrazioni anche per replicare al comunicato dell’Amministrazione immediatamente successivo.
Saranno alla fine i giudici a stabilire, alla fine, ciò che è giusto. Lo faranno probabilmente tra tre/quattro anni, quando il sindaco sarà inevitabilmente un altro e la nuova Amministrazione che verrà si troverà con un consistente arretrato da pagare. Sarà il giudice a stabilire se l’Amministrazione, pur avendo un’obbligazione contrattuale da lei sottoscritta con le RSU e le Organizzazioni Sindacali, e cioè il contratto integrativo 2007/2010 oggi pienamente vigente, non ha, a tutt’oggi pagato.
Noi dormiremo sonni tranquilli, convinti come siamo, assieme ai dipendenti del Comune, di aver fatto tutto ciò che era nelle nostre disponibilità per ottenere ciò che spetta. Gli incubi li lasciamo volentieri a qualcun altro.
*Segretaria Generale Cgil Pesaro
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