Capodarco, Iacopino: “Dobbiamo dare un altro strappo”

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30 novembre 2012

CAPODARCO – “Legge sull’equo compenso? Michel Martone ha detto no. Tutto rimandato alla prossima puntata”. E’ entrato nell’argomento senza giri di parole, senza un etto di grasso, asciutto e sobrio, citando casi su casi, casi e ancora casi, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, ospite della XIX edizione del seminario per giornalisti organizzato da Redattore Sociale all’interno della comunità di Capodarco di Fermo. In un pomeriggio tutto dedicato alla professione giornalistica, alle immagini del “sociale” e ai nuovi miti dell’informazione, il presidente ha catalizzato l’attenzione dei presenti parlando di disoccupazione, diffamazione, rettifica e legge sull’equo compenso. L’attualità di chi, al giorno d’oggi, scrive per lavoro.

 

Il presidente Iacopino a Capodarco di Fermo

“Parliamo di disoccupazione – ha spiegato il presidente guardando la platea negli occhi -. Ma ci sono compresi quelli che guadagnano 200-300 euro al mese? Quelli pagati, se pagati, 2 euro o 50 centesimi a pezzo? Voi non fate statistica… La verità è che i politici non sanno di che parlano, rapportano tutto alla loro realtà. Voi, però, dovete continuare a lavorare in queste condizioni, non piegate la Costituzione ai vostri desideri. L’articolo 21 non parla dei diritti dei giornalisti ma dei diritti dei cittadini da onorare. E noi dobbiamo onorarla”. Snocciola tanti episodi il presidente dell’Odg nazionale. Come quello della collega dell’Ansa che doveva documentare “degli scontri vicino alla discarica. Il suo compenso fu di 76 euro netti. Un compenso tagliato da 5 euro a 3,5 euro. E l’ha scoperto quando ha ricevuto il pagamento… E tutti fanno finta di non vedere”. Poi, l’appello: “Scrivetemi a enzo.iacopino@odg.it , questa mail la vedo solo io.Mandatemi i vostri dati, mandatemi le prove delle vergogne. Nel 2010 non ci credeva nessuno. Dal maggio 2010 è nata la Carta di Roma e la Legge sull’equo compenso. Dobbiamo dare un altro strappo, dare un’altra foptografia del reale… Troppi guardano dall’altra parte. E noi, la nostra categoria, stiamo uniti solo sui fatti traumatici, come la legge sulla diffamazione”. C’è stato spazio anche per il rilancio di una proposta che, su questo tema, potrebbe risolvere tanti problemi: “Perché non attuare le proposte su una rettifica adeguata? Taglierebbe la testa al toro”.

La conclusione ha portato un consiglio: “Fate questo lavoro con dignità, rispetto per la verità e per le persone tutte, anche i mascalzoni. Perché i mascalzoni negano i diritti degli altri, le brave persone invece rispettano i diritti di tutti. Fate questo salto. Tu giornalista sei libero quando ti pagano 2 euro a pezzo? Non ti condiziona questo tenerti in stato di bisogno? Se  considerassero questo, la classifica dell’Italia per quanto riguarda la libertà di stampa sarebbe molto più bassa. Pratichiamo allora come un dovere la libertà di stampa facciamo un salto. Servono più valori per cambiare senso dell’informazione. Altrimenti la scarsa considerazione che abbiamo come categoria rispetto all’opinione pubblica è giusta, se non facciamo questo. L’informazione deve essere veritiera e libera ma anche rispettosa delle persone”.

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