Rescissione consensuale con Amoroso

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31 ottobre 2012

PESARO – Come era stato facile prevedere, sondando gli umori dell’ambiente intorno al giocatore, l’avventura di Valerio Amoroso è stata davvero breve.

Amoroso in canotta Scavolini Banca Marche. Foto Fraternale Meloni

E’ di poco fa il comunicato ufficiale con cui la Scavolini Banca Marche e il giocatore informano di avere rescisso il contratto. Una rescissione consensuale, ognuno per la sua strada. Anzi Valerio Amoroso per la sua strada, perché la Vuelle resta dove è.

Oggettivamente, ci sembra la decisione migliore, per entrambe le parti. Per Amoroso perché aveva annunciato urbi et orbi che lui con il sistema non si trovava bene. Per la Vuelle perché tenere controvoglia un giocatore avrebbe potuto spaccare lo spogliatoio e magari togliere autorità e autorevolezza al coach Ticchi e al direttore sportivo John Ebeling.

Sicuramente a perdere l’occasione è stato Amoroso, che pure veniva da una stagione difficile a Teramo, dove i soldi arrivavano, quando arrivavano, con il contagocce. Qui, invece, aveva trovato una società seria, puntuale nei pagamenti. Nella storia della pallacanestro europea, non solo italiana, la Victoria Libertas sponsorizzata Scavolini era, ed è, famosa per la puntualità negli stipendi che neppure le società più blasonate praticavano.

Qui a Pesaro, Amoroso, aveva trovato l’affetto della tifoseria, sempre molto disponibile con i giocatori generosi come lui. Non gli è bastato. Voleva un modo di giocare adatto a lui. Dargli ragione avrebbe significato creare gioco per ogni giocatore. Il trionfo dell’anarchia tecnico-tattica.

Amen. Ce ne faremo una ragione. Anzi, ce la siamo fatta già. In passato abbiamo perso giocatori che si chiamavano Darren Daye, Andrea Gracis, Walter Magnifico, Carlton Myers.

Con tutto il rispetto per Amoroso…

Senza due giocatori importanti, uno sempre in quintetto, (Amoroso), l’altro importante cambio del play (Traini), è necessario firmare un giocatore di valore. Si sa che si andrà su un playmaker americano. La caccia è partita. La battaglia per conquistare il primo premio assegnato a chi utilizza di più i giocatori italiani, è praticamente andato. Ora conta il bene della squadra.

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