PESARO – La Vuelle e Pesaro rischiano di essere l’ennesima tappa di un giocatore che qualcuno ha definito “trottolino Amoroso”: sempre in giro per l’Italia dei canestri. Peccato, perché l’approccio era stato super – da entrambe le parti – e i tifosi biancorossi avevano apprezzato immediatamente un giocatore generoso, un ragazzone che per recuperare una palla in allenamento non esita e sbucciare i gomiti. Invece… è notizia di poco fa la decisione di mettere fuori squadra l’ex Teramo e Montegranaro. (vedi https://www.pu24.it/2012/10/25/diverbio-con-ticchi-amoroso-messo-fuori-squadra/ )
Intanto, sarebbe assurdo condannare un giocatore per i numeri prodotti in sole quattro giornate, numeri che pure sono inferiori alle attese della società, della squadra e – siamo certi – dello stesso giocatore che vorrebbe tirare meglio del 31,8% da 2 (7/22) e del 20% da 3 (3/15). Ma se a condannarsi è proprio lui, più che un campanello è una… campana d’allarme.
Intervistato da Elisabetta Ferri per il Resto del Carlino, Amoroso ha dichiarato: “Giocare in un modo completamente diverso da quello che ho sempre fatto è difficile, da capire e da praticare. Ci sto mettendo tutto me stesso, ma non trovo le mie sicurezze”. Ad Amoroso non piace il sistema di Ticchi, eppure è il sistema che concede pari opportunità. La dichiarazione conferma che le voci circolanti da settimane non erano campate in aria, anche se nessuno conferma quella più dirompente, che riportiamo solo per la grande stima che nutriamo nei confronti di chi ce l’ha raccontata: Amoroso avrebbe chiesto di andare via.
Pur non essendo del tenore di quelle rilasciate la notte del 30 dicembre 1995 da Lloyd Daniels, che subito dopo la sconfitta di Verona, contro la Mash di Mike Iuzzolino (35 punti!), mi cercò in sala stampa per annunciare – urbi et orbi – “I can’t play for coach Bianchini” (“Non posso giocare per Bianchini!”. La risposta di Valerio fu adeguata: Daniels non partecipò alla trasferta di inizio anno a Villeurbanne), le parole di Amoroso hanno fatto subito il giro della città. Coach Ticchi come le ha prese? Da gran signore…
“Come ho detto già (aveva dichiarato il coach prima che la situazione deflagrasse nel pomeriggio, ndr) Valerio è una persona con caratteristiche importanti: ha cuore, entusiasmo, generosità, è un combattente. Allo stesso tempo è un ragazzo che ha giocato per tanti anni facendo sempre le stesse cose, mentre oggi le certezze di tanto tempo le deve andare cercare senza che la squadra si metta a disposizione per consentirgli di fare quello che lui è in grado di fare. Nessuno gli vieta di sfruttare le sue qualità, ma lui si è è trovato in difficoltà in un sistema che non ha soluzioni fisse e ha incominciato a non credere in questo percorso tecnico. L’abbiamo messo più a suo agio, proponendo situazioni che gli consentano di esprimersi al meglio, ma questa sua sensazione di non trovarsi rimane. E quando le cose non gli riescono, si vede. A Siena ha giocato una partita non buona dal punto di vista dei numeri, ma sempre col cuore, mai evidenziando i pensieri che in altre situazioni di difficoltà erano state evidenziate in qualche cambio”.
Più che un problema è un caso pericoloso, perché può vanificare il lavoro per creare un gruppo compatto, in cui tutti remano nella stessa direzione.
“Valerio ha detto che non è sereno, nonostante dia il 100 per cento. Non gli è facile essere produttivo e giocare il meglio della sua pallacanestro. Magari se riuscisse a sbloccarsi…”.
La gara con Sassari potrebbe essere l’occasione giusta. La squadra di Sacchetti si presta alle necessità di Amoroso e, quindi, della Vuelle?
“Anch’io – spiega Ticchi – credo che con alcuni avversari abbia la possibilità di esprimere il suo gioco”.
Già, perché domenica arriva la capolista (in coabitazione con Varese), che non può considerarsi una sorpresa, alla luce del terzo posto della precedente stagione. Il capitano sassarese Vanuzzo, come ha riportato www.pu24.it, ha dichiarato che anche a Pesaro dipenderà soprattutto da loro…
“Dal loro punto di vista – commenta il coach – penso sia una valutazione che conferma quanto si sentono forti, l’autostima che hanno in questo momento e riproducono sul campo”.
Sassari è la stessa del passato o ha cambiato?
“Devo confessare che in passato guardavo la squadra di Sacchetti senza l’interesse che ho oggi. E’ una squadra con un quintetto di grande valore. Non a caso la produzione è figlia all’80 per cento del quintetto, mentre l’efficacia offensiva sale all’85 per cento. Cinque grandi giocatori, ma due hanno responsabilità maggiori, possono gestire il gioco o innescare i compagni. Mi riferisco, ovviamente, ai cugini Diener. Travis è il loro leader. Non puoi definire altrimenti uno che serve 8 assist a partita. Sassari gioca un’ottima pallacanestro. Ritengo Sacchetti un grande allenatore, uno che sa interpretare al meglio l’evoluzione del gioco. Ai ragazzi ho detto che – secondo il mio punto di visita – Sassari gioca meglio di tutte, con concetti chiari che danno ai giocatori la possibilità di interpretarli nel modo migliore. Sono difficili da affrontare, perché non è facile capire come sono pericolosi. E lo sono in tanti modi: in transizione, in post basso sia con il lungo che con Thornton, nell’uno contro uno, negli scarichi…”.
Si può dire che Vuelle e Dinamo presentano analogie?
“Somigliano le idee. Loro sono i primi negli assist. A prescindere dalla bravura di Travis Diener, vuol dire che si cercano. Inoltre, sono la squadra che tira di più da 3 punti; noi siamo la seconda”.
Cosa fare per fermarli?
“Bisogna abbassare le loro percentuali. E’ evidente che hanno momenti in cui fanno tanti canestri consecutivi in brevissimo tempo, ma non con ritmo forsennato; Travis non è uno che corre… Ecco, dobbiamo togliere loro i momenti che fanno la differenza. Inoltre, sembra che possano subire molti punti, ma la mia impressione è che quando conta hanno gli accorgimenti giusti per limitare gli attacchi avversari”
Più pericolosa la loro tecnica e il loro entusiasmo?
“Entrambi. Hanno costruito una squadra molto forte e giocano con grandissimo entusiasmo”.
Siete tornati da Siena con…
“Due punti in meno. Erano belli da incorniciare. La partita di Siena che ha fatto capire che ancora non siamo pronti per competere con avversarie dure a livello fisici e mentale, anche se loro – adesso – sono più fragili che in passato, ma siamo tornati a casa con la consapevolezza che possiamo mettere in difficoltà tutti. E abbiamo ancora margini di miglioramenti sia a livello mentale che tecnico, sia nell’amalgama che nella consapevolezza dei nostri mezzi. Ai ragazzi ho detto che in queste partite abbiamo dimostrato personalità, attributi e cuore, tutte cose che quando ci sono bisogna tenere bene strette”. E se Valerio smettesse di fare il “trottolino Amoroso”…