17 ottobre 2012
PESARO – Immaginate un ragazzo con una macchina fotografica ed un biglietto di sola andata per una qualsiasi parte del globo. Con la forza e l’incoscienza dei vent’anni. “E la presunzione fuorviante e sciocca, ma al tempo stesso straordinaria, di essere importantissimo perché il mondo deve sapere!”.
Alberto Giuliani, una quindicina di anni fa, è partito da Pesaro, la sua città, con questo obiettivo: il mondo deve sapere.
I suoi reportage hanno raccontato la crisi economica e la desolazione dell’Argentina; gli orrori dei conflitti in Afghanistan e nei Paesi della ex Jugoslavia. Le sue foto hanno denunciato le sterilizzazioni forzate in Perù e sono state utilizzate dal Tribunale Internazionale come una delle prove per accusare di violazione dei diritti umani il regime di Alberto Fujimori.
“Mi sono spesso trovato in zone di guerra, in situazioni oggettivamente pericolose: eppure la percezione del pericolo è sempre passata in secondo piano rispetto all’incredibile sensazione di vivere la storia”
Alberto Giuliani mi ospita nella sua casa pesarese. “Qui ho le mie radici, se posso ogni quindici giorni vi ritorno e magari, per stanchezza, finisco col trascorrere fra queste mura l’intero weekend. Ammiro chi fa del mondo la propria casa, io invece ho bisogno di un luogo dove tornare… anche se fermo non so stare e dopo poco debbo ripartire”.
Sta cucinando e di qui a poco suoneranno alla porta dodici invitati affamati. Eppure con cortesia e curiosità, Alberto si siede di fronte a me e, fra un sorso e l’altro di tè, comincia a raccontare e a raccontarsi. Una cosa va detta subito: con questo signore non è facile far convergere la chiacchierata sul passato. Medaglie e stellette rimangono chiuse nel cassetto (così come le domande che avevo preparato), giacché il suo sguardo, alto e vivace, è costantemente proiettato su presente e futuro.
Con uno dei suoi ultimi lavori, Alberto ha tentato di raccontare, anche nelle loro diversità, la camorra, la ’ndrangheta e la mafia; le immagini sono raccolte nel volume Malacarne – Married tothe Mob.
“E’ molto semplice descrivere una guerra quando è lontana. Se è vicina, si crea il vuoto tutt’intorno e anche coloro che dovrebbero farsi carico di una qualche responsabilità tendono a nascondersi. Ora posso dire che in Italia, a tutti i livelli, manca la volontà di combattere la mafia. Ho provato un’enorme delusione”.
Attualmente Alberto Giuliani è coinvolto nel lavoro di sviluppo di Luz Photo, di cui è uno dei soci fondatori. Tutto è cominciato tre anni fa, al momento della chiusura di Grazia Neri, agenzia che ha fatto la storia della fotografia italiana, per la quale il fotoreporter pesarese ha lavorato quindici anni.
“Viviamo tempi che rappresentano una svolta epocale nel mondo della comunicazione e stiamo cercando di interpretarli. Luz Photo non considera la fotografia come qualcosa di unico, ma solo come una parte del variegato mondo dell’informazione. Certo lavoriamo ancora con le foto e con i video, ma c’è la necessità di farlo in modo diverso, innovativo; il nostro obiettivo rimane quello di raccontare il mondo e per riuscirci dobbiamo imparare un’altra lingua”.
E la fotografia di reportage? Come si sta modificando? Oramai tutti, o quasi, abbiamo a portata di mano una fotocamera o un cellulare che ci permettono di immortalare un fatto di cronaca; il fotoreporter non può competere con il passante che sarà sempre lì, proprio dove succede qualcosa.
“Questo rende la fotografia più democratica e testimonia che è in piena salute. Nessun fotoreporter potrà dare ad un’immagine il senso di verità di una foto, magari molto più sporca tecnicamente, scattata da chi si trovava lì per caso. Al professionista però bisogna richiedere qualcosa in più: dal suo lavoro deve trasparire un percorso, un’idea di fondo. Deve essere il suo pensiero a dar corpo al progetto.”
Il talento di Alberto nasce e si nutre di curiosità e passione e non resta confinato alla fotografia.
Scrive racconti che vengono pubblicati sul settimanale D de La Repubblica, e fiabe per bambini illustrate da fotografie. Presto una delle sue storie, A un passo dalla felicità, a un passo dal peccato, sarà narrata sul grande schermo con un cast di primo livello.
“Se mi volto indietro, non ho dubbi: le foto più belle le ho fatte a diciotto anni. Poi ho cominciato a scattare con la necessità di pubblicare e, giocoforza, ho dovuto tener conto di tutti i filtri connessi alle regole del mercato. Il percorso nella fotografia mi ha permesso di capire e sfruttare queste logiche che però, poco alla volta, hanno smorzato il mio entusiasmo. Da qui l’esigenza di spostarmi su altri versanti, in primis quello della scrittura, dove io possa mettermi alla prova e ritrovare la purezza che mi accende il fuoco dentro e che mi fa meravigliare quando guardo il mondo.”
Ripenso alle parole, alle foto, così dure e vere, ai racconti di Alberto Giuliani e mi rendo conto che c’è un collante, qualcosa che tiene tutto insieme, un filo rosso; credo si tratti di un’idea complessiva di amore e rispetto verso gli altri e la vita.
A/R NOTIZIE DALLE STORIE DEGLI ALTRI
Alberto Giuliani, fotografo e reporter, racconta, con immagini e parole, storie di andate e ritorni da Pesaro al mondo
Guarda la galleria fotografica di Alberto Giuliani, ospite domenica a Perepè:
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