di Redazione
27 settembre 2012
PESARO – Qualche giorno fa, su il Resto del Carlino, è apparsa la notizia che verrà ripristinato il monumento a Felice Cavallotti. Pasqualon, il poeta dialettale pesarese, avrebbe probabilmente avuto qualcosa da dire in merito con una delle sue simpatiche e sottili poesie. Già nel 1910, allorché venne inaugurato questo monumento per la prima volta, scrisse una poesia dal titolo “La nuova Pesaro monumentale”. La poesia inizia col delineare la “rivoluzione urbanistica” progettata dalla prima amministrazione Recchi che sarebbe poi stata attuata da quella del sindaco Ugo Tombesi. Belle strade, bei palazzi: “E ogg s’inalza Cavallotti / L’om d’ coragg costant e fort / Ch’ l’à loted contra la mort / Tante volt sa la su speda / Fin che pò el la jà incontreda” (E oggi si innalza Cavallotti / L’uomo di coraggio costante e forte / Che ha lottato contro la morte / Tante volte con la sua spada / Fino che poi non l’ ha incontrata).
Secondo il nostro Giansanti, Felice Cavallotti aveva il diritto, al pari di Giuseppe Garibaldi, Gioacchino Rossini e Terenzio Mamiani di ricevere eterna memoria. Il Poeta sostiene però che gli amministratori sono bravi a fare i monumenti “Ma chi enn à più bsogn d’ magnè” (A chi non ha più bisogno di mangiare). “E i discorr d’ fè el monument / Dop dla mort anca ma me!” (E discorrono di fare il monumento / Dopo della morte anche a me!). Conclude che avrebbe accetto meglio quattro gnocchi con le patate da vivo qua, che cento lumi quando sarebbe stato nell’aldilà.
Stefano Giampaoli
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