di Cesare Venturi*
PESARO – Grazie al sentito e rilevante invito di Sua Ecc. il Prefetto di Pesaro e Urbino, dottor Attilio Visconti, alla cortese ed attenta sensibilità dell’Assessore Comunale, avvocato Gloriana Gambini, al proficuo, silenzioso e costante impegno del Coordinamento delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma da me presieduto, la Cappella Votiva Comunale – Chiesa di S. Ubaldo – è riaperta al pubblico.
Già dal 27 maggio e così ogni terza domenica del mese – dalle ore 10 alle ore 13 – il cittadino pesarese e/o turista può visitare e conoscere questo ragguardevole monumento.
L’accoglienza e la sorveglianza sono garantite dal Coordinamento delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Della Chiesa/Cappella S. Ubaldo – proprietà artistico monumentale della Municipalità di Pesaro – troviamo già riscontro nel verbale del Consiglio Comunale datato 8 Ottobre 1601. Il citato documento riporta che i Pesaresi (in seguito al matrimonio, in seconde nozze, del Duca Francesco Maria II – Signore di Pesaro – con la nipote Giulia Della Rovere) contrassero preciso impegno di erigere un edificio ecclesiale “in buonissima forma e con maggior disegno d’architettura possibile” in onore del Santo venerato il giorno della nascita del sospirato erede in casa Della Rovere. Il lieto evento si verificò il 16 Maggio 1605, giorno che il calendario gregoriano dedica a S. Ubaldo : di qui la denominazione della Chiesa.
Il Consiglio Comunale riunitosi il giorno 13 agosto 1605 in solenne seduta indetta dal Gonfaloniere Remo Almerici, deliberò all’unanimità di preventivare la spesa per la realizzazione della suddetta opera. L’iniziativa intrapresa dalla Volontà Civica ebbe momenti di vivaci discussioni, specialmente nella fase di realizzazione. Finalmente, dopo lunghi e non facili pareri, la cerimonia per la posa in opera della prima pietra è fissata il 15 maggio 1610 alla presenza del Gonfaloniere, del Vescovo Fra’ Bartolomeo Gregori de’ Zoccolanti e di tutte le Autorità laiche e religiose della Città. I lavori edificatori ebbero inizio ben due mesi e mezzo dopo e cioè il 3 agosto 1610. Le operazioni su progetto dell’architetto Francesco Guerrini da Pesaro (allievo di Guidubaldo Dal Monte fisico, astronomo e amico di Galileo) ebbero la direzione di Mastro Gian Giacomo da Loreto e Antonio da Fiorenzuola di Focara e terminarono il 17 dicembre 1618, una volta ultimata la ricopertura della volta: vennero impiegate ben 80mila libbre di piombo per realizzarla.
L’edificio è a pianta ottagonale. A suo tempo il più visto e frequentato della città, era sormontato dalla predetta cupola a lanterna poggiante su otto pilastri; rifatta nel 1965 durante i lavori di consolidamento del biennio 1964/65.
La facciata, così come appare oggi, è frutto di un consistente rifacimento in stile neoclassico ordinato nell’anno 1853 dal conte Giulio Mamiani sulla base di un atto di liberalità testamentaria del padre Giuseppe, fratello del più noto Terenzio. Il prospetto sulla via adiacente, invece, è rimasto inalterato nel tempo. All’interno, dopo vari spostamenti in epoche diverse, dal tardo anno 1812 riposano i resti mortali del Duca Guidubaldo II della Rovere e della consorte Duchessa Vittoria Farnese, genitori di Francesco Maria II Della Rovere.
Dobbiamo arrivare agli anni 1926/27 per avere modifiche interne alla Chiesa quando, su decisione unanime dell’Amministrazione Comunale e dell’Associazioni Combattentistiche e d’Arma, il Sacro Tempio viene consacrato al ricordo dei Pesaresi Caduti per la Patria nella giornata del 24 Maggio1927.
L’incarico assegnato all’architetto professor Mario Urbani – insigne preside del ben noto Istituto d’Arte cittadino – si concluse, praticamente, nel 1931, con quelle modifiche ancor oggi ben visibili, che portarono quella sobrietà raffinata, elegante, dovuta e necessaria all’ambiente medesimo. La voce corrente definisce la “Cappella Votiva” di Pesaro, “Opera unica nel suo genere”.
Il disegno Urbani portò alla sostituzione dell’altare principale con un’ara sacrificale di stile romano, collocata su una base di quattro gradini in posizione dominante; la ricopertura marmorea delle pareti corredata da iscrizioni sono dedicate non solo ai Pesaresi caduti nella guerra 1915-1918, ma anche a quelli caduti sia nelle guerre d’indipendenza che coloniali; l’eliminazione degli altari laterali e dei quadri, che ricoprivano le pareti, diedero spazio a sei strisce di marmo nero contornate da rilievi decorativi destinate a contenere i nomi del Caduti.
L’intera opera lapidea ricorda ed annovera 18 Caduti nelle Guerre d’Indipendenza, 4 Caduti nella Guerra di Libia, 410 Caduti nella Guerra 1915/1918, n.9 Caduti nella Guerra d’Africa.
Su interessamento del Comitato Famiglie Caduti in Guerra, Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, Combattenti e Reduci e delle Autorità si è potuto riassettare l’interno del Tempio e così arrivare all’attuale sistemazione. Volendo, così, perpetuare il ricordo dei Caduti della Guerra 1940/1945 e date le note difficoltà nel rintracciare i Caduti e/o Dispersi, si è optato per una lapide che ricordi e commemori il Sacrificio di Coloro che ovunque e comunque caddero per la Patria.
Tale lapide è stata posta nella giornata del 4 novembre 1968 e completa la “Storia di Pesaro” scritta da Pesaresi e non solo per i Pesaresi. Concittadini dei quali non conosciamo il particolare momento del sacrificio compiuto da ciascuno di essi, ma insieme riuniti senza distinzione né di censo, né di classe, né di religione, né di pensiero, a cui dobbiamo la nostra eterna riconoscenza e coltivarne il perpetuo ricordo. “Fratelli” pesaresi che hanno offerto il Loro bene supremo: la Vita in nome della grande “ Madre Italia” lasciando genitori, fratelli, mogli, vedove e figli orfani per poter assicurare a noi, loro successori, un avvenire migliore e di pace.
*Cav. Gran Croce, presidente del Coordinamento delle associazioni combattentistiche e d’arma