10 settembre 2012
PESARO – Cosa si prova a nuotare in mare per sette ore consecutive? Il rumore della bracciata sull’onda, quello del proprio respiro, quello assordante del proprio pensiero. Con le energie che diminuiscono e lasciano spazio al freddo che s’insinua nelle ossa.
Giuseppe ed Alberto Spinaci, padre e figlio, 78 (sì… avete letto bene) e 45 anni hanno pensato di salutare l’estate in maniera originale, nuotando insieme per circa 12 chilometri, lungo il braccio di mare che unisce Fano e Pesaro. Sono entrati in acqua ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, nella spiaggia dei fiori di Gimarra e hanno concluso la loro fatica all’imbrunire, stremati e tremolanti, presso le acque antistanti la sede del circolo Canottieri, dove un gruppetto composto da parenti e amici li ha accolti e festeggiati.
Entrambi non sono nuovi ad imprese del genere. Peppone Spinaci, detto Plinio il vecchio, professore di matematica in pensione, nuotatore di mare, “nuoto solo d’estate…voglio il cielo sopra la testa”, da giovane rivaleggiava, in acqua, col futuro campione Angelo Romani. Da grande ha diviso la sua vita sportiva fra corsa, nuoto e ciclismo. L’estroso Alberto, detto Plinio il giovane, ha ereditato dal padre prestanza fisica e passioni, dedicandosi prevalentemente alla bicicletta.
Per farvi intuire con quale meticolosità scientifica sia stata preparata l’impresa, val la pena di descrivere la colazione che ha preceduto la maratona natatoria: per il giovane Alberto due brioches con la crema, per il prode genitore tre biscotti secchi! “ E’ meglio stare leggeri”. Né hanno fatto soste per reidratarsi: “che bisogno c’era di fermarsi a bere. C’era tanta di quell’acqua intorno!”. Gli Spinaci sono così, sportivi naif, pane e salame, lontani anni luce da barrette e bevande isotoniche.
La loro impresa riveste un significato che va al di là di quello agonistico. Giuseppe Spinaci negli ultimi anni ha attraversato per due volte il tunnel della depressione e progressivamente ha abbandonato gli amici, la famiglia, lo sport. Poi, poco alla volta, la vita ha cominciato a riprendere i suoi colori.
“Qualche mese fa – racconta Alberto – quando ho rivisto la luce nei suoi occhi, gli ho lanciato la sfida: E se alla fine dell’estate facessimo la Fano Pesaro a nuoto?”
Così Peppone ha ritrovato il sacro fuoco; alla sua bracciata antica ed elegante non serviva poi tanto allenamento. Il resto è storia di ieri.
Concludiamo con un saluto alla signora Bianca, moglie e mamma dei due atleti pesaresi, che ormai non sa più cosa dire e fare per convincere i nostri eroi a desistere dalle loro straordinarie mattane. Ha tutta la nostra solidarietà.
Piccolo particolare di cronaca: uno dei due ha raggiunto il traguardo qualche minuto prima dell’altro. Nulla diremo circa il suo nome se non che l’esperienza ha giocato un ruolo decisivo.
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