La pioggia preziosa della notte del 13 luglio 1897

di 

31 agosto 2012

 

di Stefano Giampaoli *

 

Nell’estate del 1897 vi fu una grande siccità. La crescita del granturco venne messa in pericolo e, con essa, la possibilità di consumare la polenta. Finalmente una notte cadde la pioggia. “Oh, che piova, oh, che aqua santa Ch’è casched sopra cla pianta Arsa già dal gran calor!” (Oh, che poggia, oh, che acqua santa, Che è caduta su quella pianta Arsa già dal grande calore!).

Piazzale Matteotti

I commercianti avevano tenuto il granturco nei loro magazzini. “D’ furmenton da quant ch’i è pén I granei tocca el sofitt” (Il formentone, da quanto sono pieni i granai, tocca il soffitto). Uno dei commercianti che ne aveva negato l’acquisto di duecento quintali ad un contadino, viveva nell’ansia. “Che respint chel bel contratt Subte el temp l’à fatt da matt” (Che respinto quel bel contratto subito il tempo ha fatto da matti). Il commerciante, che aveva visto il cielo annuvolarsi, non riusciva a prendere sonno. Poi “Ecch la piova in chel moment Che tranquilla senza vènt Sa na fiaca la cascheva” (ecco la pioggia in quel momento che, tranquilla senza vento, cadeva con flemma). Mentre i commercianti si disperano, i contadini resuscitavano perché finalmente, dopo tante fatiche e stenti, vedevano il loro principale alimento tornare dalla morte alla vita. Con loro, tanta povera gente stava godendo in quel momento. Quel commerciante, invece, che aveva negato il contratto di 200 quintali al contadino, sospirava ed era preso dalle convulsioni. Stette tre o quattro ore, il tempo della pioggia incessante, a sbattersi e a tremare sul letto. Come lui erano in tanti: “E machè in tun sta cità C’è na bela compagnia D’ quei ch’i vo’ la carestia” (E qui in questa città C’è una bella compagnia Di quelli che vogliono questa carestia). Pasqualon ironizza su di loro, compatendoli. Chi non li capisce? Hanno i magazzini peni di mais per cercare di fare sempre più soldi. Vivono sempre sulle disgrazie dei poveri se no, come fanno a riempire i loro cassetti? Il proverbio “Ognun tira el su interess” non è di adesso. Gli speziali bramano che la gente si ammali, gli avvocati che la gente litighi. “Donca, avdé che in tutt le class Par mantena el budel grass Senza andè a bacilè tant Ognun prega mal su sant” (Quindi, vedete che in tutte le classi, Per mantenere il budello grasso Senza doversi impazzire tanto Ognuno prega il suo santo).

*Con il titolo “Pesaro, la nostra storia attraverso Pasqualon” verrà pubblicato, per il prossimo Natale, un libro-strenna. Sarà un compendio narrativo delle opere di Odoardo Giansanti. Le radici della Pesaro moderna che conosciamo affondano negli anni che stanno tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Il poeta dialettale Odoardo Giansanti (Pesaro 1852 – 1932) ne è stato ironico cantore ma anche fedele cronista.

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