dal consigliere comunale Pdl Alessandro Di Domenico riceviamo e pubblichiamo
PESARO – Ho sempre apprezzato tutte le attività delle forze dell’ordine volte alla prevenzione e all’educazione stradale e non, anche le iniziative per mettere in sicurezza i ciclisti e i loro mezzi, sono stati esempi importanti di rapporto tra Istituzioni e Cittadini.
Il Questore di Pesaro, forse anche per l’ormai prossimo addio a Pesaro, ha voluto lasciare un segno forte, tangibile, e forse indelebile per molti (vedasi le multe), che rischia di lasciare uno strascico di polemiche che in parte vanificherà lo sforzo di questa attività, in fondo, meritoria, non dimostrando lo stesso sforzo per reprimere i furti e gli atti di vandalismo di questi mesi estivi.
Dalla lettura di tutti i giornali, dalle lettere dei cittadini pubblicate e dalle opinioni che ho raccolto, l’unico vero effetto di questa campagna, un po’ troppo diffamatoria contro i ciclisti, è stato quello di dividere il “popolo della mobilità” tra innocentisti e colpevolisti.
Premesso che sono un automobilista, percorro circa 30 – 35.000 Km all’anno in auto, ma tutte le volte che posso o che sono costretto ad andare in centro, uso la bicicletta, mi sento di prendere le difese dei ciclisti, anche per il semplice fatto che comunque, come i pedoni, sono comunque la parte debole del sistema di mobilità, anche se comunque possono creare grandi problemi in caso di irresponsabilità e di comportamenti indisciplinati.
Non credo che occorra scomodare la morale o l’educazione civica per capire che chiunque non rispetti le Leggi e i Regolamenti è fuori norma e deve essere sanzionato, ma da qui, fino a dipingere i ciclisti come dei mezzi delinquenti, dei prepotenti o degli esseri immondi, ne passa parecchio.
Innanzi tutto che che se la gongoli Biancani, che ha ereditato comunque il progetto della Bicipolitana da Gambini, il sistema delle ciclabili imposta dal comune, tranne che in rari casi, è insufficiente e pericolosa (Via Rossi è l’esempio emblematico),e la sfida che lancio è quella provare svezzare all’uso della bicicletta in città, a un bambino di 6 anni: una tragedia, una vera prova di nervi e un giorno ve la potrei racontare.
Credo che tutto ciò che è stato scritto sia vero, ma su una cosa non posso declinare: i ciclisti, anche gli anzianotti che vanno contro mano, magari con le buste della spesa, o chi parla al cellulare, non sono certo più pericolosi di tantissimi automobilisti, scuteristi e autisti di mezzi pesanti o pubblici, che fanno altrettanto, magari senza buste della spesa, ma se ci si “stampa” a rimetterci è sicuramente la parte più debole, il ciclista appunto, quindi finiamola con questa diffamazione e mettiamo una mano sulla coscienza un po’ tutti visto che siamo tutti o quasi automobilisti, scuteristi, autisti e……….ciclisti.
Sono d’accordo con Alessandro. Anche io, dovendo “svezzare” un bambino di sei anni (ora sette) a girare per città in bicicletta mi sono accorto di quanti snodi non risolti o pericolosi ci siano in città, pur beneficiando di un apprezzabile numero di piste ciclabili. Ad esempio per andare o venire dal centro a via Miralfiore il collegamento tra il sottopasso e l’area pedonale è rocambolesco. Le città si sono sviluppate a misura di mezzo motorizzato e chi gira in bicletta è un “ospite” che si trova a che fare con regole non pensate per le lui. Perchè ad esempio gli attaversamenti pedonali (strisce) non hanno un canale per poter attaversare con la bici senza dover scendere? Perchè le ciclabili spesso non sono collegate tra loro e ci riversano per la strada? Resta ancora molto lavoro da fare prima di poter accusare i ciclisti di non rispettare le regole. Spero che tra vent’anni saranno gli automobilisti a trovarsi “ospiti” sulle strade della città. Ciao Nicola