Pasqualon e la falsa cristianità

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20 luglio 2012

Pasqualon vorrebbe che venisse celebrato un processo con una condanna esemplare, di 37 anni. Non nei confronti dei ladri, degli usurai o degli usurpatori ma: “Contra i bon cristien d’adess” (Contro i buoni cristiani di adesso). “Ch’ i à aquisted già el paradis Par gì a sbatochè tle chis Tutt el giorne le coron. (Che hanno già acquistato il paradiso Per andare a sbattocchiare – dal batocchio delle campane – nelle chiese Tutto il giorno le corone). Nei confronti di quelli che credono che solo le orazioni siano in grado di mandarli in paradiso, dopo aver lasciato questa valle di miseria. Certo, le orazioni fanno bene, al mattino, alla sera e anche dopo mangiato ma devono essere più limitate. “Par busches el paradis En c’è bsogn da stè in tle chis” (Per guadagnarsi il paradiso Non c’è bisogno di stare nelle chiese). Le donne, in particolare, stanno in chiesa tutto il giorno, fino a notte. Appena sentono suonare le campane (mova el batoch), anche se nevica, “Le fugg d’ chesa par andè Ma stle chis a sbizochè” (Fuggono di casa per andare In queste chiese a fare bizzoco – vita povera, francescana – ). In realtà rendono la chiesa un teatro dove conversano e mormorano maldicenze “Le dic mel anca dle torc” (Dicono male anche delle torce). Osservano le persone, se sono sporche, se sono pulite, dicono male dei mariti, del priore e del sagrestano. Allora Odoardo Giansanti si chiede: “Quest saria po’ fè el cristien?” (Questo sarebbe poi fare il cristiano?). Questo sarebbe il grande progresso “De sti bon cristien d’adess?” (Di questi buoni cristiani di adesso?). Anche fra gli uomini, osservandoli bene, ce ne sono tanti che si credono cristiani. “I è in tla chis tut le maten O a san Giuan o ai Capucen I s’è vist tant volt al Dom I pèr fior de galantom” (Sono in chiesa tutte le mattine O a San Giovanni o ai Cappuccini Si sono visti tante volte al Duomo). Per agguantare (granches) il paradiso, stanno tre o quattro ore nelle chiese e, dopo aver trascorso quel tempo in ozio, vanno nei loro negozi a fare affari (con le bilance truccate). La loro ipocrisia è ben nascosta ed i clienti se ne vanno tutti contenti. Con la loro tattica pretina (tàtiga pretena) vi fanno una risatina e, se si tratta di grossi contratti, sembra di vedere dei gatti quando “puntano” (i fa la mira) dei topi. Avanzano e poi si ritirano; quando le vittime sono a segno saltano loro addosso e non lasciano nemmeno gli ossi. Quando sarà giunta “cl’ora estrema” e si avvicinerà la falce della morte “Malé en giova a fè cagnera: S’en avrem camined drit, Povr’a nò, a sem bel frit!” (Li non giova fare a lite: Se non avremo camminato dritto, Poveri noi, saremo belli fritti!).

Stefano Giampaoli

Un commento to “Pasqualon e la falsa cristianità”

  1. Enzo Frulla scrive:

    Ciao Stefano, mi piacciono molto i tuoi pezzi su Pasqualon. Personalmente ritengo controproducente all’apprendimento del dialetto la tua traduzione e tutti i commenti che proponi. Io metterei i pezzi tal quali e le persone “ya da fè un pò d’fatiga” per capire cosa viene detto. Eventualmente poi potranno chiedere delle spiegazioni ed allora vuol dire che la cosa interessa. Altrimenti secondo me non impara niente nessuno. Comunque complimenti. Ciao e buon lavoro.
    Enzo.

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