Da oggi CimElio, 18 autografi di pesaresi illustri dalla collezione Giuliani

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6 luglio 2012

PESARO – Dal 6 al 28 luglio, nei locali della libreria del Barbiere di via Rossini, 38 a Pesaro, si terrà la mostra “CIM ELIO”, autografi dei “pesaresi” illustri della collezione Elio Giuliani. Inaugurazione oggi pomeriggio alle 18.30.

Ma cos’è CimElio? A spiegarlo è Cristina Ortolani, storica pesarese: “Domestiche e cuoche, formole farmaceutiche, scambi di volumi e carte geografiche, mobili d’arte; e poi ritratti in sontuosi costumi di scena, verbali di commissione d’esame, componimenti estemporanei: duecento anni di minuzie e momenti di vita quotidiana scorrono sotto i nostri occhi attraverso diciotto autografi di pesaresi illustri, radunati in un’esposizione originale sin dal titolo-calembour, CimElio”.

“Incastonata nella più ampia collezione di opere d’arte, della quale è un importante complemento, la raccolta di autografi di Elio Giuliani offre un’occasione per guardare ai grandi della nostra cultura da una prospettiva insolita, più casalinga e intima, quasi confidenziale (“Non ho scelto gli autografi esclusivamente per il loro valore intrinseco, la nota che li accomuna è il desiderio di possedere scritti di mano di grandi personalità pesaresi, commenta il proprietario con la solita modestia”). Allo stesso tempo un’opportunità per riflettere su usi e costumi di altre epoche, modalità di relazione e stili di vita che traspaiono da inchiostri, frammenti di ceralacca, intestazioni, colori e filigrane delle tante varianti di carta.

Cimelio pesarese per eccellenza è forse la missiva con la quale Gioachino Rossini raccomanda una giovane cantante, figlia del pittore genovese Tubino, al “celebre compositore di musica” Carlo Andrea Gambini, anch’egli genovese, certo che in cambio di un po’ di attenzione pioveranno sul “dotto capo” dell’amico copiose “benedizioni dal Cielo” (1851). Dopo un secolo ritroviamo Rossini, stavolta immortalato nella statua di Pietro Magni, a colloquio con un’artista del belcanto, giovane anch’ella ma già assai nota: Renata Tebaldi, ritratta in posa deferente ai piedi del nume tutelare nel foyer del Teatro alla Scala (1953).

Curiosa è anche la segnalazione contenuta nel messaggio inviato da Antaldo Antaldi al fratello marchese Raimondo, patrizio urbinate e gonfaloniere della città, affinché trovi una sistemazione all’ “orfanello” Olinto Guerra (1839). E’ vero che il ragazzo “un anno e più addietro cominciò a mostrare più orgoglio che ne permettesse la sua situazione”, ma non va dimenticato, aggiunge Antaldi a margine, che “qualche pratica di servire”, unita a “qualche disposizione al disegno” ne potranno fare un buon servitore, magari per l’Arcivescovo.

Più formale il tono di Giovan Battista Passeri, già onusto di prestigiosi incarichi, che istruisce don Francesco Leopoldo Bertoldi, segretario comunale e canonico della Collegiata di Argenta sulla spedizione di certa carta topografica. Un vero e proprio consesso di eruditi è evocato in queste righe, nelle quali Passeri cita tra gli altri Annibale degli Abbati Olivieri (1770). Su carte geografiche, oltre che su farmaci contro le febbri tropicali si sofferma anche l’esploratore Antonio Cecchi, in una lettera del 1882. Nello stesso periodo (1880) l’ormai anziano Terenzio Mamiani della Rovere elogia da Roma il letterato Giambattista Giuliani, riguardo ai suoi lavori su Dante.

Tra immagini e parole si colloca nel quadro della collezione Giuliani la firma di Anselmo Bucci, la cui grafia imperiosa riempie il foglio indirizzato alla sorella Emilia detta Bigia (1929), stagliandosi poi sul risguardo de Il pittore volante, in una copia dell’opera dedicata all’amico Dino Garrone (1930). Vale la pena di annotare che proprio grazie a Il pittore volante Bucci si aggiudicò quell’anno, ex-aequo con Lorenzo Viani, la vittoria alla prima edizione del Premio Viareggio. Garrone – meglio, Garone – compare a sua volta con un volume proveniente dalla propria biblioteca, L’altra metà, saggio di filosofia mefistofelica di Giovanni Papini, edito nel 1919. (Ricordiamo tra parentesi che Edoardo Garone è il vero nome dello scrittore di origini novaresi, conosciuto dai più come Garrone, secondo la modifica apportata dal padre al momento del trasferimento nella nostra città). Come in un gioco di enigmistica il fil rouge dei cimeli suggerisce a questo punto la figura di Ercole Luigi Morselli: eccolo infatti colto in uno scritto per la madre, quasi dai toni di bimbo (1909), e in una composizione donata nel 1949 dalla moglie Bianca al Comitato di Arte Drammatica del Festival di Pesaro. Rafforza il numero delle presenze femminili (più fitte nel backstage, soprattutto tra le destinatarie) la bella immagine autografata di Elsa De Giorgi, riconducibile alla sua giovinezza di diva antifascista.

Ma torniamo alla musica: un Mario Del Monaco nei non confortevolissimi panni di Otello si erge in tutta la sua possanza nella cartolina-ritratto sul cui retro si legge la data 1960, mentre la firma di Pietro Mascagni, direttore del Liceo Musicale “G. Rossini”, insieme con quella del professor Antonio Cicognani sigilla un verbale d’esame del 1897. Le esaminande nella materia di Armonia complementare sono due signorine, che riportano entrambe voti eccellenti. Il maestro Amilcare Zanella è presente con due lettere: la prima inviata da Pesaro alla madre del musicologo Federico Mompellio (1926), la seconda indirizzata a una non meglio precisata Contessa la vigilia di Natale del 1912, per “rubarle l’Assuntina per il pranzo di domani”.

Infine, il documento da cui la raccolta di autografi ha avuto origine: la lettera che Riccardo Zandonai scrive a Corrado Giuliani, nonno di Elio, ceramista tra i più noti di Pesaro e titolare, insieme con il fratello Amanzio, del laboratorio di ebanisteria Mobili e ceramiche d’arte Fratelli Giuliani. “Pesaro, 10 settembre 1940. Caro Sig. Giuliani, ho rinunziato momentaneamente all’idea di acquistare un nuovo mobilio, avendo trovato da rimediare con dei mobili che ho già in casa. Grazie in ogni modo e se avrò bisogno ripasserò da lei. Cordiali saluti, Riccardo Zandonai”.

Manca solo un nome a completare l’appello, Fabio Tombari. Già, Fabio, ricordato qui da un biglietto del 1971, spedito dalla grande casa di Rio Salso. Fabio, intorno alla cui poltrona, recentissima acquisizione della collezione Giuliani, pare alla fine di ritrovare questo empireo di pesaresi idealmente riuniti a far festa. Dove? Ma da “Cibi” Della Chiara, sempre su via Rossini, pochi passi più avanti”.

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