di Redazione
5 luglio 2012
Ogg mè a v’ digh un fatt curios Propi stòrich de do spos (Oggi vi racconto un fatto curioso Proprio storico, di due sposi). Una partita a briscola è l’imitazione caricaturale di due personaggi, di due contadini che vivevano verso la Romagna. Lui, un certo Levig Ch’l’è sted sempre un de chi big (Che è sempre stato uno di quegli “scuri”) mentre lei si chiamava Rusena (Rosina). Sti do cor inamored I era sempre apicighed (Questi due cuori innamorati erano sempre appiccicati). Venne il giorno delle nozze. Dopo aver festeggiato bevendo e mangiando a crepapanza D’ chi animei ch’ ruspa par tera (Di quegli animali che ruspano per terra), alla sera andarono a dormire. Levig cominciò a dire: “Sposa mia, quant a scit blena, A javet briscola, Rusena?” (Sposa mia quanto siete carina, Avete briscola, Rosina?). La sposa gli risponde di no che se lui vuole la briscola, lei non ce l’ha. Così lui, disarmato, non sapendo più cosa dire si volta dall’altra parte e si mette a dormire. La sera successiva tornano a letto e lui ci riprova: “Avet briscla?”, lei dice: No, voi volete briscola e io non ce l’ ho! Così andò avanti per sette, otto, dieci notti fino a quando, incontrando la madre, Rosina le racconta il fatto. Soprattutto le confessa di non sapere come si viene al mondo! La madre La dic: “Quest è un pezz curios, En te vèn dintorna el spos?” (La madre dice: “Questo è un pezzo curioso, Non ti viene intorno lo sposo?). Rosina le risponde di volere al marito tutto il bene del mondo ma lui vuole “briscola” e lei non ce l’ ha …; dopo prendono sonno tutti e due. La vecchia madre, più esperta, le risponde risentita: “Te sarè poco quajona! Enzie, dì ch’ t’è briscla bona, Mostri pruòpie chel mus dur, El te cherga dritt scigur!” (Tu sarai poco cogliona! Anzi, di che hai briscola buona, Mostragli proprio il muso duro, Lui ti carica dritto sicuro!). Venne la sera e la scena si ripeté “Avet briscla?”, lia: “Sci, vè!” (Avete briscola?, lei: Si, guarda!). Questa volta lui si mise a giocare e cominciò a caricare a man bassa, facendone un mucchio. Finito il gioco, sfinito, si mette giù e per quella settimana non si gioca più. Dopo un po’ di notti è lei che si propone: “A jo briscla, marit mia!”. “Andate liscio!” le rispose lui lasciando a posto il suo carico. Rosina, inferocita, per giocare un’altra partita gli rispose: “So, carichet, A l’avet, parchè en m’el det? (Su, caricate, Lo avete, perché non me lo date?). Allora lui, vedendosi scoperto, la rimprovera di aver visto le carte e, offeso, le dice che non giocherà mai più. Invece, dopo una notte o due, gli venne voglia. Lei, che in quel momento aveva il suo ciclo mensile, gli rispose così: “A jò briscla, mo è vestita!”, E acsé fnisc la gran partita. Quant Don Cicc el partirà La riavuta s’ardarà. (Ho briscola, ma è vestita!, E in questo modo finisce la grande partita. Quando “Don Cicc“ se ne andrà La rivincita si darà).
Stefano Giampaoli
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