Greppia rossiniana

di 

27 giugno 2012

a cura di Stefano Giampaoli

 

 

Le esclamazioni “O che bei divertiment, O che … , O che …” con cui Pasqualon inizia i suoi primi versi della poesia “La greppia rossiniana” sono da ricondurre alla parola “oche”. Così Odoardo Giansanti considera le tre opere ed i relativi soggetti, “Francesca da Rimini” del Cagnoni, “I Lombardi” del Verdi e la “Jone” del Petrella, rappresentate dall’impresa Caroli al teatro Rossini nel 1889.

Una veduta di piazza del popolo con i parcheggi...

“S’artornass chel por Gioachen Ch’ l’à lasced tanti quadren A trovè tutt cle och malè El giria subte a scassè El nom sua sopr’el porton E l’avria già un po’ d’ ragion!” – Se tornasse quel povero Gioacchino Che ha lasciato tanti quattrini E trovasse tutte quelle oche li Andrebbe subito a rompere (rimuovere) Il suo nome sopra il portone (di casa sua) E avrebbe anche un po’ di ragione! – Il Poeta difende il ricordo del nostro Gioacchino Rossini che ha faticato tanti anni per donare alla città più della metà del suo patrimonio. “Ogg invic sti citaden Co’ i ne fa de sti quadren? I manten tanti imbizios Sa dle pegh ch’ li è favolos” – Oggi invece questi cittadini Cosa ne fanno di questi quattrini? Mantengono tanti ambiziosi Con delle paghe che sono favolose -. Pasqualon ironizza soprattutto su un altro modo di disperdere il lascito di Rossini alla nostra città. Troppi soldi vengono spesi per l’allestimento della nuova sede per il Liceo Rossini, il palazzo Macchirelli in Piazza Olivieri. “Par le scol de Gioachen I va a splì di gran quadren” – Per le scuole di Gioacchino Vanno a seppellire dei grandi quattrini -. Mette poi alla berlina gli ingegneri che realizzano il progetto: si sono accorti, dopo aver costruito, che il disegno era sbagliato. La preoccupazione maggiore il Poeta ce l’ha per le spese che verranno sostenute in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita del nostro insigne compositore, nel 1892. “Quant arivarà l’ fest gross Che de tre ann l’è el centeneri” – Quando arriveranno le feste grosse Perché fra tre anni è il centenario -. Nutre poi dei dubbi sulla possibilità che arrivino, per l’occasione, tanti forestieri da pareggiare i conti delle spese che verranno sostenute. Per alloggiare questi forestieri “A cagion dla cità pcena I a da fè l’ ches a marena” – A causa della città piccola Dovranno fare le case al mare -. Per fare le feste ci vogliono tanti soldi, soprattutto per pagare “Tutti i grandi professor”. Quando Rossini era in vita, questi illustri professori venivano da lui pagati (Sa un su scritt i arcompenseva). Poi conclude: “Mo se un cmìncia un po’ a pensè Sa chi capitei malè D’fe le fest poch se va avanti Quest machè vel dic Giansanti” – “Ma se uno comincia un po’ a pensare Con quei capitali lì Facendo le feste si va poco avanti Questo qui ve lo dice Giansanti -.

 

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