Pasqualon e le elezioni politiche 1897

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21 giugno 2012

Come in un componimento teatrale, Pasqualon tratta delle “Elezioni politiche 1897” e lo fa in modo equidistante dai partiti, suscitando situazioni comiche. “Oh, che gran bela comédia Ch’ s’ fa par ocupè cla sédia Malasò in tel ciarlament! (Oh, che gran bella commedia Che si fa per occupare quella sedia Lassù nel Parlamento!)”. Concentra la sua attenzione sulla propaganda degli uomini di destra e di sinistra. I candidati e i loro galoppini la fanno in modo artefatto, insincero, finto. Durante le tre o quattro settimane che precedono il voto “I v’ saluta, i v’ stregn la men Sa un affet, sa una bontà, Sa cl’artificel: – Cum va? Te stà ben? A so’ cuntent! – (Vi salutano, vi stringono la mano Con un affetto, con una bontà, Con quel artificiale: “Come va? Stai bene? Sono Contento!). Passato però quel periodo non vi guardano più nella faccia. In una situazione in cui ci sono sempre più tasse da pagare, quelli di sinistra diranno che fino a quando governeranno quelli di destra, ci sarà sempre questa minestra! Se la gente desidera un avvenire migliore, bisogna abbandonare i ricchi e votare per il loro partito. Ma quelli di destra non sono da meno: “Ecch chi gross sa i su londò” (Ecco quelli grossi con le loro carrozze trainate dai cavalli). “E po’ s’ ved a gì so e giò A cavall ma sti fator Pr avisè ma i lavrador Ch’è arved i su padron”. Subito si vedono processioni di contadini che giungono da tutte le parti, come si recassero da qualche santo. C’è chi viene convinto: “Chiò t’el sent che sinfonéia, El padron en dic bugia” (La senti che sinfonia, Il padrone non dice bugia). Qualcun altro sostiene che, chiunque venga eletto, i poveretti dovranno comunque lavorare giorno e notte se vogliono mangiare. Ovunque la propaganda è accompagnata da mangiate, bevute e grande allegria. “Senza po’ le cen e i pranz In ti hotel che sol i avanz Bastaria par me qualch mes”. Il Poeta infine si rivolge direttamente agli elettori (Stè a sentì co’ v’ dic un matt). Il suo messaggio è: fino a quando ci sarà il “voto di scambio” come diremmo oggi, il lavoro dei parlamentari verrà falsato. In questo modo non acquisterà valore la democrazia in quanto: “Quel ch’ sta giò né quel ch’ va so Ch ‘i ’nn è gnent nisciun de do” (Quello che sta giù ne quello che va su Non sono niente nessuno dei due).

Stefano Giampaoli

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