Il castello di Naro, un tesoro da visitare

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20 giugno 2012

 

PESARO – L’Hotel Excelsior, rinnovato da Nardo Filippetti, ha ospitato la conferenza stampa di presentazione dello straordinario recupero del castello di Naro, enclave cagliese tra Acqualagna e Urbania. Un recupero sostenuto dalla famiglia Stocchi, dall’entusiasta Franco, famoso per i suoi jeans, un imprenditore dotato di intuizioni uniche visto che è partito dai telai per la Benelli moto ed ha allargato l’attività ad altre iniziative di successo.

 

Un momento della presentazione

“Una mattina d’estate, ero in ferie e mio figlio in vacanza, abbiamo fatto un giro in motorino. Abito in campagna, a Urbania, non lontano da Naro. Quando ci siamo fermati, mio figlio ha esclamato: “Babbo, guarda che bello!”. Si riferiva al castello di Naro. E’ stato un innamoramento a prima vista… Condiviso anche da mia figlia (presente alla conferenza stampa). Ho contattato il proprietario, De Sirena, un romano, e ho acquistato il castello. Non chiedetemi quanto l’ho pagato e neppure quanto sono costati i lavori. Posso dire solo che sono durati cinque anni, senza interruzioni…”.

 

Il 29 e 30 giugno l’inaugurazione. Due serate speciali, rigorosamente a invito. La prima per le autorità, la seconda per gli amici. Nessuna scaramanzia da parte di Franco Stocchi, visto che il 29 giugno è venerdì. Alle ore 18 taglio del nastro, alle ore 18,30 visita guidata, alle 21 cena di gala. Un evento per il territorio che attende il ritorno di un’antica memoria.

 

Come sarà utilizzato il castello?

 

“Abbiamo pensato – anticipa Stocchi – di aprire le porte agli stranieri. E’ di moda, soprattutto per cinesi e russi, sposarsi in Italia, in luoghi incantevoli. Il castello di Naro è una proposta unica. E sarà anche teatro delle presentazioni delle nostre proposte di moda e fungerà da foresteria della nostra azienda. Inoltre, conto di utilizzarlo come marchio per il vino prodotto con le vigne che abbiamo nella zona”. La novità sorprende anche il sindaco Patrizio Catena, che coglie l’occasione per ringraziare l’imprenditore durantino.

 

“Esprimo la gratitudine della nostra città all’imprenditore che ha consentito un recupero straordinario che riconsegna alla città un bene che ritorna fruibile. Fino a cinque anni fa il borgo era impraticabile, non ci si andava. Ringrazio ancora la famiglia Stocchi per lo sforzo economico notevole che ha consentito un intervento così scrupoloso…”. “Non abbiamo badato a spese” chiosa Stocchi. Nel pieghevole fornito durante la conferenza stampa è scritto che il Castello di Naro è una residenza storica destinata ad accogliere eventi culturali e spettacolari.

 

Protagonista del recupero è senza dubbio l’ingegner Italo Grilli, coordinatore generale della progettazione e della direzione lavori. E’ lui che ha illustrato – grazie a diapositive e disegni – il grande lavoro che ha interessato tre soprintendenze: per i beni ambientali e architettonici delle Marche; per i beni archeologici delle Marche; per i beni storico artistici ed etnoantropologici delle Marche.

 

“Nel Comune di Cagli erano censiti circa cento castelli, quasi uno per ogni collina. Ogni accastellamento era un borgo fortificato. Chi comandava disponeva della vita dei sudditi e gestiva la difesa del castello. Il Mingucci, che ha disegnato tutto il territorio di Pesaro e Urbino, nel 1650 vedeva Naro con una torre circolare svettante. Era l’elemento più antico. Quando siamo andati su l’abbiamo trovato non poche incongruenze, a iniziare dall’uso del cemento armato fatto negli anni Sessanta. Di conseguenza, il recupero è stato complesso, pietra su pietra, utilizzando la stessa pietra che era lì, in una sorta di conservazione di energia architettonica. Non sapevamo del villaggio, qualcosa di intrigante. Nessuno dei vecchi abitanti lo ricordava…”. Grilli mostra immagini di google nei vari anni, iniziando da un bel prato. “Così bello che Franco ci diceva: “Perché rovinarlo?”. La zona era diventata una discarica. Abbiamo ritrovato il borgo, la memoria storica, con all’interno quarantaquattro case, ognuna con il proprio camino, i 44 fumanti. Ed abbiamo ritrovato la cisterna d’accumulo all’interno del castello, ricostruendo da dove veniva l’acqua. Gli abitanti di ogni casa scavavano un rigagnolo per portare l’acqua. E nella stanza dell’acqua abbiamo realizzato una piccola piscina”.

 

Giustamente, visto l’impegno di tanti anni e il risultato finale, l’ingegner Grilli parlerebbe per ore e noi si resterebbe seduti per ore ad ascoltarlo.

 

“Il recupero finale dà un’immagine del luogo di una volta, come se si respirasse il gneiss loci, anche se poi molti interventi sono contemporanei, a partire dalle luci. La sensazione è del recupero in base all’uso. Non a caso la popolazione ha vissuto questo recupero come un luogo che racchiude la memoria storica. Probabilmente gli antenati erano dentro il castello…”.

 

Non a caso, il vice sindaco Alberto Mazzacchera, storico cagliese, sottolinea che “Il castello di Naro è uno dei luoghi più simbolici di Cagli. Oggi è apparentemente ai confini, passando per la statale Flaminia, ma con la viabilità interna, passando da San Vitale a Secchiano era più semplice scendere verso Baro. I confini di un tempo erano diversi da quelli di oggi. Cagli diventa Comune alla fine del XII secolo. Da allora cambiano le politiche, la nobiltà rurale entra nel Consiglio comunale. Il castello di Naro è dei Siccardi, famiglia guelfa che ha altri castelli. Nei secoli, il castello cambia tante proprietà, per arrivare alla lungimiranza di un imprenditore illuminato come Franco Stocchi. La roccia è l’elemento dominante e restituisce la magia originale del castello stesso. Spero si possa arrivare a una pubblicazione su questo castello che ha vissuto frizioni tra nobiltà rurale, abati e autorità comunale”.

 

Intanto accontentiamoci di poterlo visitare. Presto sarà deciso il giorno e le visite saranno gratuite, anche se – commenta Stocchi – viste le spese fatte “ci sarebbe bisogno di un piccolo pagamento”. Ma sarà gratis e quindi fruibile alla vista e al piacere di tutti. Con il restaurato castello di Naro, non solo Cagli, anche la provincia dei Centoborghi ha un tesoro in più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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