Di Domenico: “Pesaro non può permettersi di perdere imprenditori”

di Alessandro Di Domenico*

PESARO – Non credo che Pesaro possa permettersi di perdere capacità e volontà imprenditoriale proprio in un momento congiunturale come quello che stiamo vivendo, ed è in queste situazione che bisogna trovare la forza di reagire.

Alessandro Di Domenico

Il consigliere Pdl Alessandro Di Domenico

La politica, chi amministra questo territorio, ha il dovere di saper offrire opportunità per chi vuole investire o ampliare la propria attività, piuttosto che soffocarlo in un mare di burocrazie e, peggio ancora, nei pantani della politica.

E’ giusto che ognuno faccia la sua parte, chi vuole investire deve avere la sua opportunità e convenienza, chi gestisce il territorio deve salvaguardarlo e armonizzarlo nel tessuto socio-ambientale, chi vive su quel territorio deve poter sviluppare la propria esistenza.

Può sembrare impossibile conciliare questi grandi macro fattori, ma in verità si integrano in simbiosi mutualistica; un territorio deturpato a causa della cementificazione non può garantire né vivibilità e sviluppo sociale, né tanto meno attrattiva per gli investimenti e lo sviluppo socio-economico.

Le preoccupazioni emerse in questi giorni del mondo imprenditoriale per l’impossibilità di poter investire sul nostro territorio è la misura che dimostra l’incapacità di chi amministra a offrire opportunità concrete e perseguibili a chi vuole credere ancora nel nostro tessuto socio-economico, conciliandolo con le esigenze ambientali e gestionali del territorio.

Non è come chiedere la “botte piena e la moglie ubriaca”, è saper proporre strategie territoriali innovative e contestualizzate in una visione ampia e lungimirante.

Non è vero che a Pesaro non si può investire, forse è più corretto dire che non si ha un’idea nuova di investimento, anche nelle attività produttive già esistenti. Ma questo non per difetto del mondo imprenditoriale, ma per difetto di chi amministra, il quale dovrebbe offrire tutti quegli strumenti di garanzia, sia per l’investitore ma anche per il tessuto socio-ambientale in cui si contestualizza l’investimento stesso.

Sono certo che oggi non manchino strumenti concreti che possano conciliare una nuova struttura produttiva con sistemi di compatibilità ambientale, non solo; se l’approvazione di tale progetto, anche in variante al piano regolatore (che oggi forse non ha più senso), fosse avvallata anche da una relazione socio-economica-ambientale, che non è il misero piano industriale, che dice tutto e soprattutto il niente, ma che offre spunti di visioni per il futuro in modo concreto, oppure che si chieda che, a chi investe, vengano privilegiate imprese e professionalità locali, offrire agevolazioni sui piani tariffari dei servizi pubblici, oppure la richiesta di una ricaduta sociale sul territorio, insomma di proposte, ed anche sensibilità disposte ad ascoltarle, oggi sono molto di più di quello che ci si può aspettare, ed allora dico, perché non possiamo essere noi stessi a proporre ad investire sul nostro territorio, con quest’ottica, ed attrarre investitori anche fuori dal nostro territorio?

* consigliere comunale Pdl

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